2021-09-28
Tutta la scuola finisce in dad per due contagi
Nel Leccese un intero plesso è tornato alle lezioni online. L'isolamento è stato disposto soltanto per alcuni docenti, un' elementare e una media. Ma, per la mancanza di prof, anche gli altri alunni sono costretti a casa. Smentendo le promesse di Sergio Mattarella e Patrizio Bianchi«Anche noi abbiamo vinto la nostra medaglia d'oro siamo riusciti a portare tutti a scuola, ce l'abbiamo fatta», ha detto il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi lo scorso 20 settembre. «Con la pandemia la scuola è stata la prima a dover chiudere» ma ora, con le vaccinazioni, «questo non deve più accadere», ha dichiarato lo stesso giorno il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.Entrambi sono stati smentiti una settimana dopo da un dirigente scolastico pugliese che ha disposto l'attivazione della didattica a distanza da ieri «fino a nuova disposizione» in tutte le classi dei plessi di scuola primaria e secondaria di Magliano, in provincia di Lecce. Il motivo? Il 25 settembre due persone sono risultate positive al Covid. La Asl di Copertino ha quindi disposto l'isolamento fiduciario solo per gli alunni e alcuni docenti di una prima media e di una terza elementare di Magliano in attesa dei risultati dei tamponi. Il problema è che è stato impossibile sostituire i docenti e quindi anche tutti gli alunni delle classi di scuola primaria e secondaria, non coinvolte da provvedimenti di quarantena, sono stati messi in dad. «I docenti di scuola primaria e secondaria di Magliano, non coinvolti dal provvedimento di quarantena, presteranno servizio in presenza presso i plessi di appartenenza, che saranno sanificati. Faranno didattica a distanza, dunque, da scuola, al fine di consentire lo svolgimento delle regolari lezioni anche negli altri plessi non coinvolti da provvedimenti», viene aggiunto.La dad rischia di diventare un tampone per colmare la mancanza di organico cronica in alcune strutture scolastiche. O, peggio, può trasformarsi in una tagliola potenziale per gli studenti che ora hanno la scappatoia della dad. La sensazione sembra proprio questa leggendo il provvedimento disposto nella scuola pugliese. In una Regione dove, dall'inizio dell'anno scolastico, sono già una cinquantina le classi per le quali è stata adottata temporaneamente la didattica a distanza. In Sicilia, qualche giorno fa, l'accertata positività di un docente di religione, dichiaratamente no vax, risultato positivo all'ultimo test rapido effettuato ha fatto fermare le lezioni in otto classi (180 studenti) dell'istituto comprensivo Mariano Rossi di Sciacca in attesa dell'esito del tampone molecolare. Se il risultato confermasse la positività del docente al Covid, per loro (e per le loro famiglie) scatterà la quarantena e si attiverà la didattica a distanza. Resta da capire come un docente con tampone, risultato positivo, abbia potuto presentare un pass valido per poter entrare a scuola. Se il tampone era positivo, il sistema del ministero della Salute non avrebbe dovuto generare ed inviargli un Qr code. C'è un bug nel sistema? Oppure a scuola non hanno controllato? Oppure è solo una scusa per andare in dad? Altro caso più a Nord, a Udine, dove l'anno scolastico è partito in salita per due classi quarte e quinte della scuola elementare Ada Negri finite in quarantena. Un insegnante è stato trovato positivo al coronavirus, pertanto le due classi sono state allertate ed è scattata la quarantena, anche per i famigliari stretti dei piccoli alunni. I presidi fanno la conta, le singole Asl stilano i report e le Regioni fanno fatica a stare dietro alle segnalazioni. I dati a volte dunque restano incompleti o arrivano in ritardo. Non solo. Gli istituti scolastici non sono tutti uguali: alcuni hanno spazi per garantire il distanziamento, altri impianti di areazione moderni, altri ancora classi troppo numerose. «Dobbiamo mettere in sicurezza gli edifici e gli apparati elettrici, e nel contempo pensare a nuovi spazi educativi», ha detto ieri il ministro Bianchi intervenendo all'evento di DirigentiScuola su «Edilizia scolastica, Pnrr e nuove opportunità». Dimenticando di spiegare perché il ministero non ci abbia pensato prima. «Sono stati stanziati 2,6 miliardi per la sicurezza antisismica e 2 miliardi per la digitalizzazione. Oltre ai fondi del Pnrr abbiamo ottenuto altre risorse dal Fondo europeo per lo Sviluppo e per la coesione», ha ricordato Bianchi. Senza specificare come verranno spesi poi questi soldi nelle singole scuole. Il ministro ha comunque assicurato che «molti degli investimenti verranno fatti nei piccoli comuni, in particolare nel Mezzogiorno, dove esistono dei problemi di incapacità di gestione di progetti complessi. Il rischio è che costruiamo una struttura che poi non possa essere realizzata nei tempi del Pnrr che sono molto rigidi. Per questo abbiamo deciso di coinvolgere la Cassa Depositi e Prestiti». I dirigenti scolastici, però, sono stufi delle promesse. E anche durante il dibattito di ieri hanno ricordato al ministro Bianchi che sono stati stanziati vari fondi per la ristrutturazione e messa in sicurezza degli edifici scolastici, ma il problema sorge quando dalla programmazione degli stanziamenti si passa alla distribuzione effettiva dei soldi. I finanziamenti cadono a pioggia, senza capire quali sono le effettive esigenze sui territori.
La deposizione in mare della corona nell'esatto luogo della tragedia del 9 novembre 1971 (Esercito Italiano)
Quarantasei giovani parà della «Folgore» inghiottiti dalle acque del mar Tirreno. E con loro sei aviatori della Royal Air Force, altrettanto giovani. La sciagura aerea del 9 novembre 1971 fece così impressione che il Corriere della Sera uscì il giorno successivo con un corsivo di Dino Buzzati. Il grande giornalista e scrittore vergò alcune frasi di estrema efficacia, sconvolto da quello che fino ad oggi risulta essere il più grave incidente aereo per le Forze Armate italiane. Alle sue parole incisive e commosse lasciamo l’introduzione alla storia di una catastrofe di oltre mezzo secolo fa.
(…) Forse perché la Patria è passata di moda, anzi dà quasi fastidio a sentirla nominare e si scrive con la iniziale minuscola? E così dà fastidio la difesa della medesima Patria e tutto ciò che vi appartiene, compresi i ragazzi che indossano l’uniforme militare? (…). Buzzati lamentava la scarsa commozione degli Italiani nei confronti della morte di giovani paracadutisti, paragonandola all’eco che ebbe una tragedia del 1947 avvenuta ad Albenga in cui 43 bambini di una colonia erano morti annegati. Forti le sue parole a chiusura del pezzo: (…) Ora se ne vanno, con i sei compagni stranieri. Guardateli, se ci riuscite. Personalmente mi fanno ancora più pietà dei leggendari piccoli di Albenga. Non si disperano, non singhiozzano, non maledicono. Spalla a spalla si allontanano. Diritti, pallidi sì ma senza un tremito, a testa alta, con quel passo lieve e fermissimo che nei tempi antichi si diceva appartenesse agli eroi e che oggi sembra completamente dimenticato (…)
Non li hanno dimenticati, a oltre mezzo secolo di distanza, gli uomini della Folgore di oggi, che hanno commemorato i caduti di quella che è nota come la «tragedia della Meloria» con una cerimonia che ha coinvolto, oltre alle autorità, anche i parenti delle vittime.
La commemorazione si è conclusa con la deposizione di una corona in mare, nel punto esatto del tragico impatto, effettuata a bordo di un battello in segno di eterno ricordo e di continuità tra passato e presente.
Nelle prime ore del 9 novembre 1971, i parà del 187° Reggimento Folgore si imbarcarono sui Lockheed C-130 della Raf per partecipare ad una missione di addestramento Nato, dove avrebbero dovuto effettuare un «lancio tattico» sulla Sardegna. La tragedia si consumò poco dopo il decollo dall’aeroporto militare di Pisa-San Giusto, da dove in sequenza si stavano alzando 10 velivoli denominati convenzionalmente «Gesso». Fu uno di essi, «Gesso 5» a lanciare l’allarme dopo avere visto una fiammata sulla superficie del mare. L’aereo che lo precedeva, «Gesso 4» non rispose alla chiamata radio poiché istanti prima aveva impattato sulle acque a poca distanza dalle Secche della Meloria, circa 6 km a Nordovest di Livorno. Le operazioni di recupero dei corpi furono difficili e lunghissime, durante le quali vi fu un’altra vittima, un esperto sabotatore subacqueo del «Col Moschin», deceduto durante le operazioni. Le cause della sciagura non furono mai esattamente definite, anche se le indagini furono molto approfondite e una nave pontone di recupero rimase sul posto fino al febbraio del 1972. Si ipotizzò che l’aereo avesse colpito con la coda la superficie del mare per un errore di quota che, per le caratteristiche dell’esercitazione, doveva rimanere inizialmente molto bassa.
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