2018-05-04
Tunisino scappa in patria con i figli grazie all’aiuto del suo consolato
Jamel Methenni è fuggito da Bolzano assieme ai bimbi di 2 e 4 anni in un momento di assenza della moglie, alla quale i piccoli erano affidati. I documenti per l'espatrio concessi senza l'autorizzazione della donna.Semplicemente ha preso i bambini ed è partito per la Tunisia. Ha viaggiato indisturbato a bordo di un furgone da Bolzano a Tunisi, mentre il consolato tunisino gli aveva già fornito il passaporto e il permesso per portare i minori all'estero. Anche senza il consenso della madre a cui erano stati affidati, che di quel viaggio non sapeva nulla e che, secondo le leggi italiane, avrebbe dovuto autorizzare l'espatrio. La storia di Jamel Methenni, il tunisino di 33 anni, sposato con Rosa Mezzina, 28 anni, scomparso da Bolzano domenica 22 aprile con i due figli piccoli Yassine, di quattro anni e la sorellina Yasmine, che ne ha soltanto due, è molto più di una semplice vicenda familiare. E non tanto per l'allontanamento dei minori dalla mamma che, per quanto ennesimo drammatico caso, fortunatamente pare non essere accompagnato da intenzioni violente, visto che proprio nelle scorse ore l'uomo ha contattato la moglie facendole sapere che i bimbi stanno bene, quanto piuttosto per le modalità, anche formali, con cui si è svolto. Methenni era scomparso due settimane fa portando con se i due bimbi da casa della moglie, dalla quale si sta separando. La mamma li aveva lasciati soli con il padre nella casa dove avevano vissuto fino a poco tempo prima, a Bolzano, e tornando dal lavoro, si era accorta che in casa mancavano l'uomo e i due bambini e anche dei vestitini dei piccoli e una valigia. Mentre, particolare non indifferente, i documenti italiani dei due piccoli si trovavano ancora al loro posto. Immediatamente nella mente della donna si è affacciato il terribile sospetto che il padre avesse volontariamente preparato la fuga per portare i due piccoli nel suo Paese d'origine e sottrarli alle sue cure, magari come ripicca per la separazione. La mamma si è rivolta alle forze dell'ordine per segnalare la sparizione e, dopo una settimana di patimenti, è stata contattata dal marito che le ha confermato di avere con sé i bimbi e di non avere per ora intenzione di far ritorno in Italia. Durante le ricerche, il ministero degli Esteri e l'avvocato di Rosa, Nicodemo Gentile, hanno tentato di capire come l'uomo avesse potuto espatriare con i due minori senza essere fermato alla frontiera per un controllo e un'inquietante verità è venuta a galla, nel corso delle indagini. L'uomo, infatti, è scappato da Bolzano sicuro di avere la via di fuga aperta, grazie ai passaporti rilasciati per lui e per i bambini, giovedì 19 aprile (quello precedente la fuga) dal consolato tunisino di Milano. A spiegarlo è stato lo stesso consolato con una nota ufficiale, confermando implicitamente che la fuga era preparata e che qualcosa, nel rispetto delle leggi italiane non ha funzionato. «È un grave e inquietante esempio di come le leggi italiane non valgono a casa nostra, dove invece valgono le leggi di certi Paesi islamici, in cui la donna è considerata inferiore all'uomo» ha commentato il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli. «Documenti tunisini per i bambini rilasciati senza l'assenso della mamma, nonostante avesse avuto l'affidamento dei figli: eppure nessuno l'ha interpellata per il rilascio di documenti che hanno permesso di strapparle i figli e portarli in Tunisia, questo perché per la Tunisia evidentemente la madre non ha alcun diritto sui figli», ha sottolineato Calderoli. «È bene che ora la Farnesina si attivi, ma ormai è tardi: il consolato tunisino che ha preso in giro le nostre leggi deve risponderne», aggiunge il vicepresidente, «magari potremmo rispedire a Tunisi il loro corpo diplomatico, in quanto non gradito, almeno fino a quanto i due bimbi non torneranno a Bolzano dalla mamma…».A sollevare il problema di una prassi non corretta era stato già qualche giorno fa l'avvocato di Rosa: «Se è vero che questi consolati hanno la prassi di rilasciare passaporti validi anche per minori senza l'assenso di entrambi i genitori, è un fatto molto grave. È opportuno andare a fondo a questo aspetto perché con questa prassi, anche involontariamente, facilitano la commissione di reati», aveva spiegato Gentile. «Se la moglie va in Tunisia e si prende un avvocato, quell'uomo se la vede brutta. La nuova legislazione tunisina è molto severa e stabilisce chi i genitori hanno pari diritti», ha invece precisato alla stampa locale Harrabi Ferjani, referente dell'associazione famiglie tunisine di Bolzano, tentando di gettare acqua sul fuoco. Eppure quello di Rosa e dei suoi bambini non è che uno dei tanti casi in cui la giustizia italiana sembra avere le mani legate davanti agli allontanamenti dei minori. Qualche mese fa aveva fatto scalpore la vicenda, trattata dalla trasmissione televisiva Le Iene, di una donna di origine tedesco marocchina, sposata a un italiano che, in barba all'affidamento condiviso con il padre, aveva portato con sé nella terra d'origine i due figli ed era riuscita a tenerli lontani dal padre per anni, nonostante in Italia le fosse stata sospesa la potestà genitoriale. I piccoli erano stati sottratti dalla madre nel febbraio del 2015 e portati prima in Germania e poi in Marocco e solo lo scorso autunno, dopo la messa in onda della trasmissione, hanno potuto riabbracciare il papà, grazie ad un accordo raggiunto tra i genitori. Vicenda simile e ancora aperta, quella di Paola Imbesi, trentasettenne siciliana di Barcellona Pozzo di Gotto che si è vista sottrarre suo figlio di soli quattro anni dal padre, un marocchino dal quale si stava separando nel lontano 2013 e da allora lotta per riaverlo.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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