L’ex presidente conquista più di metà dei consensi alle primarie in Iowa. Il governatore della Florida Ron DeSantis, secondo, è a 30 punti, male Nikki Haley solo terza. Joe Biden già lo riconosce come competitor, e lui modera i toni per compattare il partito: «Bravi i miei avversari».
L’ex presidente conquista più di metà dei consensi alle primarie in Iowa. Il governatore della Florida Ron DeSantis, secondo, è a 30 punti, male Nikki Haley solo terza. Joe Biden già lo riconosce come competitor, e lui modera i toni per compattare il partito: «Bravi i miei avversari».Donald Trump ha trionfato al caucus repubblicano dell’Iowa, tenutosi lunedì sera. L’ex presidente ha ottenuto il 51% dei consensi, staccando gli avversari di 30 punti. Al secondo posto si è piazzato Ron DeSantis al 21%, mentre la medaglia di bronzo se l’è aggiudicata Nikki Haley con il 19%. A chiudere la corsa è stato Vivek Ramaswamy che, dopo aver raccolto il 7,7%, ha sospeso la propria campagna, annunciando un endorsement in favore di Trump. Quest’ultimo ha in particolare vinto in tutte le contee dello Stato tranne in quella di Johnson, che è andata per un soffio alla Haley. Per quanto riguarda la situazione dei delegati necessari per la nomination, l’ex inquilino della Casa Bianca ne ha conseguiti 20, laddove DeSantis e l’ex ambasciatrice all’Onu si sono fermati rispettivamente a quota otto e sette. Quello di Trump è stato storicamente il miglior risultato di un candidato repubblicano al caucus dell’Iowa. Senza poi trascurare il trend positivo. A metà maggio, la media sondaggistica di Real Clear Politics dava infatti l’ex presidente in Iowa al 40% con un vantaggio di «soli» 12 punti sugli altri contendenti. È dunque chiaro che, con la prova di forza di lunedì, Trump cercherà di arginare definitivamente i suoi rivali. È in quest’ottica che vanno lette le parole (insolitamente concilianti), da lui rivolte a loro dopo la vittoria. «Voglio congratularmi con Ron e Nikki per esserci divertiti insieme. Penso che entrambi abbiano fatto molto bene», ha detto, puntando a compattare il Gop dietro di sé e attaccando al contempo Joe Biden. «Jimmy Carter adesso è felice. Sarà ricordato come un presidente eccellente in confronto a Joe Biden», ha affermato l’ex presidente. «Sembra che Donald Trump abbia appena vinto l’Iowa. A questo punto è chiaramente il favorito dall’altra parte», ha dichiarato, dal canto suo, lo stesso Biden. Alla luce di questo quadro, sono doverose alcune considerazioni. Innanzitutto, il paradossale «asse» tra Biden e Trump si spiega con il fatto che l’attuale presidente sta giustificando la propria ricandidatura (assai impopolare tra gli stessi dem), presentandosi come il baluardo in grado di fermare il predecessore. A Trump, dall’altra parte, certo non dispiace doversi confrontare con un avversario in crisi nei sondaggi. In secondo luogo, l’ex presidente non sta beneficiando soltanto del voto degli evangelici e dei conservatori duri e puri (anzi, una parte di quel mondo ha votato per DeSantis). Trump trae la propria forza anche dagli elettori della working class. Un ulteriore fattore da sottolineare è il deludente risultato della Haley. È pur vero che l’ex ambasciatrice non ha mai scommesso troppo sull’Iowa, preferendo puntare sulle primarie di New Hampshire e South Carolina. Tuttavia, nelle ultimissime settimane, vari sondaggi la davano seconda al caucus tenutosi l’altro ieri. Se le fosse riuscito il colpaccio, la Haley avrebbe potuto di fatto spingere DeSantis ad abbondare la corsa, facendo decollare sin da subito la propria candidatura. Questo però non è successo. L’ex ambasciatrice, assai spesso presentata da alcuni media come l’unico candidato in grado di battere Trump, ha dovuto accontentarsi di un magro terzo posto e il fronte di opposizione interna all’ex presidente continua quindi a rivelarsi spaccato. Infine, Trump è anche avvantaggiato dal ritiro e dall’endorsement di Ramaswamy. Il businessman detiene un pacchetto di voti del 5% a livello nazionale: voti che convoglieranno ora probabilmente sull’ex presidente. Ovviamente bisogna andare con i piedi di piombo. Dal 2008, nessun candidato che ha vinto il caucus repubblicano dell’Iowa è riuscito poi a conquistare la nomination. Inoltre si tratta per l’appunto di un caucus: un’assemblea ristretta, cioè, di attivisti del partito. Una tornata elettorale quindi meno rappresentativa rispetto alle classiche primarie. Senza trascurare che, soprattutto a causa del maltempo, l’affluenza lunedì è stata piuttosto bassa. Da questo punto di vista, occorre tener d’occhio le primarie del New Hampshire il 23 gennaio, quelle del South Carolina il 24 febbraio e il Super Tuesday del 5 marzo (quando voteranno assieme numerosi Stati, assegnando parte consistente dei delegati). Resta tuttavia il fatto che quella di Trump è stata una vittoria a valanga: una vittoria tanto più significativa se si pensa al fatto che, un anno fa, la sua leadership nel Gop appariva decisamente appannata. Eppure qualcuno sta cercando di ridimensionare i risultati. Il Washington Post ha sottolineato che la vittoria di è stata proclamata dai principali media, a partire dall’Ap, mentre la gente stava ancora votando. Lamentele in tal senso sono arrivate anche dallo staff di DeSantis, che ha parlato di «interferenza elettorale». Tutto questo, mentre il giornalista italiano Gianni Riotta ha sostenuto su X che tale circostanza avrebbe «minato la scelta popolare». Tesi difficile da sostenere in presenza di un candidato che ha registrato un vantaggio di ben 30 punti. La stessa Ap ha reso noto di avergli assegnato la vittoria quando i dati davano ormai un «vantaggio insormontabile».
Ansa
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