2025-05-31
Trump rende onore a Musk: «Ha cambiato il nostro Paese e il Doge non finisce qui»
Elon Musk e Donald Trump (Ansa)
Il leader Usa conferma il passo indietro del capo di Tesla: «È l’imprenditore più forte, ora farà avanti e indietro». Poi lo ringrazia per aver scoperto gli sprechi di Joe Biden.Si è svolta in un clima disteso la conferenza stampa con il presidente statunitense, Donald Trump, ed Elon Musk nel suo ultimo giorno come capo del dipartimento per l’Efficienza del governo (Doge). Il tycoon si è espresso con parole piene di gratitudine nei confronti di Musk, descritto come «il più grande innovatore che il mondo abbia mai conosciuto», svolgendo anche «un servizio senza paragoni nella storia moderna». Il tycoon ha brevemente ripercorso i miliardi di dollari che sono stati risparmiati nelle varie attività del fondatore di X al Doge, che ha scoperto gli sprechi di Biden. E ha sottolineato: «I numeri di cui parliamo sono consistenti», ma lo saranno di più «con il tempo». The Donald ha anche reso noto che Musk ha cambiato «la mentalità» nell’amministrazione e che non abbandonerà del tutto la Casa Bianca, ma si aspetta che faccia «avanti e indietro». Poi ha annunciato: «Siamo totalmente impegnati per rendere il Doge permanente». Musk, in piedi nello Studio ovale, con un outfit total black incluso il cappellino, nel ringraziare il tycoon, ha specificato che «non è la fine del Doge, ma è solo l’inizio» visto che si tratta di «uno stile di vita». E come comunicato poco prima da Trump, ha ribadito che continuerà a essere «un amico e un consigliere del presidente».L’incontro è stato sugellato da un dono da parte del tycoon a Musk, accusato di fare uso di droghe dal New York Times: le chiavi della Casa Bianca. Il primo a riceverla era stato nel 2020 il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e allora il genero Jared Kushner aveva spiegato che era stata disegnata direttamente da Trump.La collaborazione tra il tycoon e il papà di X era iniziata ufficialmente cinque mesi fa, quando a Elon Musk era andata la guida del dipartimento per l’Efficienza del governo (Doge) con lo scopo di tagliare la spesa pubblica e snellire la burocrazia dell’apparato federale. Il sodalizio tra i due era indubbiamente già apparso durante la campagna elettorale di Donald Trump, lo scorso anno, con Musk che aveva sborsato quasi 300 milioni di dollari sia per il tycoon che per altri candidati repubblicani. E l’alleanza era stata ancora più evidente durante la cerimonia di insediamento il 20 gennaio, con il fondatore di Space X seduto di fianco al presidente repubblicano nella Rotonda del Campidoglio. «Questa è la motosega per la burocrazia», aveva sentenziato Musk lo scorso febbraio nel ruolo di outsider sfacciato che lo ha contraddistinto, quando durante la Conservative political action conference aveva mostrato l’attrezzo rosso regalatogli dal presidente argentino Javier Milei. E in effetti, non aveva perso tempo, dando seguito a migliaia di licenziamenti e smantellato agenzie governative, una su tutti Usaid: l’agenzia federale americana fondata da John F. Kennedy per gli aiuti allo sviluppo. «Non è recuperabile», aveva detto il fondatore di Tesla, all’inizio di febbraio con la volontà quindi di tagliare quel budget di 70 miliardi di dollari all’anno. Ma le attività dei tagli di Musk hanno colpito anche il Forest service e la General service administration. Tra le iniziative che hanno suscitato più clamore mediatico anche la richiesta ai dipendenti pubblici di rendere conto sul loro operato. «Cosa hai fatto la scorsa settimana?», era l’oggetto dell’e-mail ricevuta dallo staff delle agenzie federali, con il Doge che chiedeva di elencare le cinque attività principali svolte. Con l’obiettivo iniziale di tagliare 2.000 miliardi di dollari la spesa pubblica, Musk si era trovato a dover ridimensionare le sue aspirazioni e non di poco. Secondo le stime del Doge, pare che sia riuscito a far risparmiare 175 miliardi di dollari. Secondo alcune analisi di Reuters, in questi mesi il dipartimento per l’Efficienza del governo ha tagliato 260.000 unità su 2,3 milioni di dipendenti federali, arrivando quindi al 12 per cento. Uno dei maggiori ostacoli è stato il potere giudiziario, con i tribunali federali che si sono opposti a diverse iniziative.Ma non sono stati nemmeno pochi gli screzi che ha avuto con alcuni membri dell’amministrazione repubblicana. Si è infatti scontrato diverse volte con il segretario di Stato americano, Marco Rubio, il segretario al Tesoro Scott Bessent e il segretario ai Trasporti Sean Duffy. Ma non scorreva buon sangue nemmeno con il consigliere commerciale del presidente, Peter Navarro, descritto da Musk come «un idiota». Qualche giorno fa aveva spiegato al Washington Post: «La situazione della burocrazia federale è molto peggiore di quanto pensassi», osservando quanto fosse «una battaglia in salita». Ma tornando indietro nel tempo, il 22 aprile, durante un incontro di Tesla, aveva comunque comunicato che avrebbe ridotto il suo impegno al Doge per dedicarsi maggiormente alle sue attività. E se è pur vero che Musk se ne va dopo aver criticato, durante un’intervista alla Cbs News, la legge repubblicana inerente a tasse e bilancio, definendola troppo costosa e dicendosi «deluso», va anche detto che Musk in qualità di «dipendente governativo speciale» era a tempo determinato: sono 130 i giorni di collaborazione previsti per un incarico temporaneo quindi il suo mandato è scaduto proprio ieri, il 30 maggio.
A Dimmi La Verità Stefania Bardelli, leader del Team Vannacci di Varese, fa chiarezza sul rapporto con la Lega e sulle candidature alle elezioni degli esponenti dei team.