2025-01-02
Trump è l’unica speranza per la pace. Era un tabù, ora lo dice pure Zelensky
Volodymyr Zelensky (Getty Images)
Per mesi, i bellicisti da salotto hanno dipinto il leader repubblicano come uno sgherro del Cremlino, pronto a cedere Kiev al nemico. Ma il loro cocco li smentisce: «Non ho dubbi che lui possa fermare Putin»A quanto pare le voci sul putinismo di Donald Trump erano leggermente sovradimensionate. Nei mesi precedenti le elezioni, The Donald è stato descritto come una sorta di quinta colonna della Russia. Due autocrati fatti della stessa pasta, lui e zio Vladimir, scrivevano i giornali. Due violenti che si uniranno per fare la festa a Kiev, ripetevano. Repubblica, alla fine di ottobre, intervistava Chris Steele, ex capo del Desk Russia dell’Mi6 britannico, il quale non mostrava dubbi: «Se Trump vince le elezioni, presto vedremo Putin ricevuto alla Casa Bianca», spiegava l’ex agente segreto. Che aggiungeva allarmato: «Non so se sia un asset del Cremlino, ma sicuramente sostiene tutte le sue politiche preferite». Un mesetto dopo, Gianni Riotta sosteneva che Trump e Putin avrebbero fatto il deserto chiamandolo pace. Niente di stupefacente: a sentire i media progressisti (americani e non) la campagna elettorale di Trump sarebbe stata largamente sostenuta dalla Russia. Merrick Garland, procuratore generale degli Stati Uniti nominato da Joe Biden, lo scorso settembre si spinse a dichiarare che l’entourage di Vladimir Putin avrebbe addirittura «ordinato a società russe di pubbliche relazioni di promuovere disinformazione nell’ambito di un piano per influenzare le elezioni americane del 2024». Insomma, quale fosse la narrazione era piuttosto chiaro: se Trump vincerà per Kiev sarà la fine, Putin detterà legge e potrà prendersi ciò che vuole. All’inizio del 2025, tuttavia, la situazione appare un filo diversa. A quanto pare, Trump non ha ancora causato il paventato disastro globale, e sta lavorando perché finalmente tra Kiev e Mosca si riesca a parlare seriamente di pace, cosa che tutti i sinceri democratici occidentali dal 2022 in avanti hanno accuratamente evitato di fare. Curiosamente, questa azione diplomatica si sviluppa in maniera piuttosto distante da quella che i nostri sublimi analisti avevano preventivato. Nei mesi precedenti l’elezione di Donald, i più descrivevano uno Zelensky spaventato dall’avvento di Trump (e di conseguenza molto speranzoso nella vittoria di Biden). Di nuovo, ora ci troviamo di fronte a un quadro diverso. Parlando ai suoi connazionali a Capodanno, il presidente ucraino ha pronunciato parole toccanti. Ha pubblicato un video e ha scritto su X: «Oggi mi rivolgo a tutti coloro che stimano l’Ucraina, amano il loro Stato e lo chiamano amorevolmente “mio”. Coloro che non riescono a immaginarsi senza l’Ucraina, non importa dove si trovino. Tutti coloro che hanno combattuto per essa, con tanta fermezza e coraggio, per più di 1.000 giorni. Questo siete voi, il nostro popolo. Ucraini, uomini e donne».Subito dopo, Zelensky ha aggiunto: «Facciamo in modo che il 2025 sia il nostro anno, l’anno dell’Ucraina. Sappiamo che la pace non ci sarà data. Ma faremo di tutto per fermare la Russia e porre fine alla guerra. Non ho dubbi che il nuovo presidente americano Donald Trump sia disposto e in grado di raggiungere la pace e porre fine all’aggressione di Putin». Ma pensa un po’. Non solo Zelensky non appare terrorizzato da Trump, ma addirittura si rivolge a lui come se parlasse a una sorta di salvatore, l’unico in grado di mettere fine al conflitto. E non è nemmeno la prima volta, negli ultimi tempi. Pochi giorni fa, per dire, Zelensky ha dichiarato: «Credo che il presidente Trump sia un uomo forte e voglio molto averlo dalla nostra parte. Per me, è molto importante. Voglio discutere con lui maggiori dettagli su questa guerra. Spero che mi capirà, perché penso che siamo solo persone e abbiamo le stesse emozioni».Queste uscite mettono allo scoperto una lunga (sterminata, a dire il vero) serie di baggianate che la stampa occidentale ha propinato al pubblico in questi anni. Come ormai evidente e come lo stesso Zelensky ha da poco ammesso, è chiaro che l’Ucraina non può vincere la guerra, anzi non può nemmeno prendersi Crimea e Donbass. È chiaro, in buona sostanza, che è il momento di trattare e che l’uomo giusto per condurre la trattativa è Trump. Zelensky e i suoi sostenitori devono dunque rimangiarsi i proclami sulla «integrità territoriale ucraina» e addivenire a più miti consigli. Peccato che lo abbiano fatto con qualche anno di ritardo e con un po’ di morti sulla coscienza. In questo quadro, diventa piuttosto ovvio che Donald - a differenza di quanto è stato detto e scritto - non è una sciagura bensì una manna per Kiev. E il granitico Zelensky ha enorme interesse ad averlo amico e a parlarne benissimo. Infine, sono smentite anche le bugie sul putinismo di Trump. Come scrive Dominick Sansone sull’ultimo numero di Limes, «l’entrante amministrazione Trump ha dichiarato di essere determinata a porre fine al conflitto. I suoi detrattori l’hanno denunciato come appeasement. In realtà è il semplice risultato di una franca valutazione dei rapporti di forza. Tuttavia, l’impegno di Trump non è in alcun modo una resa ai termini dettati dal Cremlino. Nessun uomo d’affari dotato di amor proprio - men che meno colui che ha costruito una fortuna fra gli squali del settore immobiliare di New York - accetterebbe un trattamento simile in un negoziato così importante. Trump vorrà uscirne in maniera dignitosa, dimostrando forza e promuovendo stabilità». Contemporaneamente, per Putin - lo nota sempre su Limes Orietta Moscatelli, «lo stile negoziale trumpiano» non è poi così affascinante, dato che il rischio è quello di vedersi presentare una proposta irrinunciabile con poco margine di discussione. Dunque no, Putin non è trumpiano e Trump non è putiniano. Il presidente americano è semplicemente - detto senza troppi giri di parole - l’ultima speranza di uscita tollerabile da una guerra che ha ferito mortalmente Kiev e stancato tutto il resto del mondo. Pure Zelensky sembra essersene reso conto, vedremo se lo accetteranno anche i nostri artiglieri da tinello.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.