2024-03-05
Sberla ai democratici dalla Corte suprema: Trump può candidarsi e tornare presidente
Ribaltata all’unanimità la sentenza del Colorado: il tycoon correrà per le primarie repubblicane. Oggi il voto in 15 Stati.Donald Trump è candidabile. A decretarlo è stata ieri la Corte Suprema degli Usa che, all’unanimità, ha respinto la sentenza del Colorado che aveva interdetto l’ex presidente dalle locali primarie presidenziali sulla base della terza sezione del Quattordicesimo emendamento, secondo cui non possono ricoprire incarichi pubblici quanti siano stati coinvolti in attività sediziose. «Concludiamo che gli Stati possono interdire le persone che ricoprono o tentano di ricoprire cariche statali. Ma gli Stati non hanno il potere, ai sensi della Costituzione, di far rispettare la terza sezione rispetto agli uffici federali, in particolare alla presidenza», si legge nella sentenza. «I ricorrenti sostengono tuttavia che gli Stati possono applicare la terza sezione contro i candidati a una carica federale. Ma il testo del Quattordicesimo emendamento, a prima vista, non delega affermativamente tale potere agli Stati. I termini dell’Emendamento riguardano solo l’applicazione da parte del Congresso, che gode del potere di far rispettare l’emendamento attraverso una legge ai sensi della quinta sezione», prosegue la sentenza. L’unico dissenso tra i togati riguarda se, in generale, esistano o meno altri modi per applicare la clausola del Quattordicesimo emendamento al di là di una legge del Congresso. Ciononostante tutti e nove si sono schierati contro la sentenza del Colorado, inducendo anche il segretario di Stato dem del Maine, Shenna Bellows, a fare marcia indietro sull’incandidabilità di Trump.A ben vedere, non si tratta di una decisione troppo inattesa. Già durante il dibattimento di febbraio, i supremi giudici avevano lasciato intendere di nutrire dubbi sul fatto che il Quattordicesimo emendamento potesse essere applicato da uno Stato a un candidato presidente. Non va poi neppure trascurato che, al momento, Trump non è stato condannato in via definita per «insurrezione» (un reato esplicitamente disciplinato dal codice penale). Ragion per cui, in assenza di una condanna, non è mai stato realmente chiaro come potesse essere applicato il Quattordicesimo emendamento. Senza poi trascurare che, nell’incriminazione del procuratore speciale Jack Smith sul tentato ribaltamento delle elezioni del 2020, il reato di «insurrezione» non compare tra i capi d’imputazione. Infine, è significativo che, al netto di alcuni distinguo, la decisione della Corte Suprema sia stata presa all’unanimità: questo certifica come la sentenza del Colorado poggiasse su problemi tecnici oggettivi e sconfessa la solita vulgata, secondo cui la Corte suprema sarebbe al servizio di un’oscura manovra conservatrice. Mentre la Casa Bianca si è chiusa dietro un no comment, Trump, neanche a dirlo, ha esultato, definendo la sentenza come una «grande vittoria per l’America». La questione della candidabilità era il suo principale ostacolo politico-elettorale. Almeno in linea teorica, la Costituzione non gli vieta infatti di tornare presidente, anche qualora fosse condannato o addirittura incarcerato. È quindi forte di questa vittoria giudiziaria che l’ex presidente si avvia al Super Tuesday in programma oggi, quando - nel quadro delle primarie presidenziali repubblicane - voteranno contemporaneamente ben 15 Stati: Alabama, Alaska, Arkansas, California, Colorado, Maine, Massachusetts, Minnesota, North Carolina, Oklahoma, Tennessee, Texas, Utah, Vermont e Virginia. Complessivamente, con la tornata elettorale odierna, verranno attribuiti 854 dei 2.429 delegati repubblicani totali (il quorum per la nomination è fissato a quota 1.215). È importante sottolineare che, in quanto Stati più popolosi, saranno California e Texas a mettere in palio il maggior numero di delegati per la convention nazionale di luglio. Se c’è qualcuno che invece non dorme sonni tranquilli è Nikki Haley. Finora Trump ha vinto in quasi tutte le tornate elettorali delle attuali primarie (Iowa, New Hampshire, Nevada, South Carolina, Michigan Idaho e Missouri), aggiudicandosi 244 delegati. Non solo. Secondo la media sondaggistica di Real Clear Politics, l’ex presidente godrebbe di un vantaggio di oltre 50 punti in California e in Texas. L’ex ambasciatrice, dal canto suo, ha racimolato appena 43 delegati e, per il momento, ha vinto solo le primarie di Washington Dc: una competizione elettorale fondamentalmente irrilevante, anche perché parliamo di una roccaforte dem (Joe Biden, alle presidenziali del 2020, vi vinse col 92% dei consensi). A peggiorare la situazione per la Haley sta il fatto che la diretta interessata si ostina a rimanere in corsa, scommettendo proprio sui guai giudiziari di Trump. Guai che, per carità, continuano a persistere. Tuttavia, come abbiamo detto, lo scoglio principale per l’ex presidente era rappresentato proprio dalla questione della candidabilità: uno scoglio che ormai Trump sembra aver definitivamente superato. Non si può escludere che tale situazione finisca col rafforzare ulteriormente la corsa elettorale dell’ex presidente.E quindi che cosa farà la Haley? C’è chi dice che oggi scommetterà molto sulla Virginia. Tuttavia, anche nel caso dovesse portare a casa questo risultato, è probabile che si ritroverà nuovamente travolta alla tornata elettorale odierna. Si ritirerà? Non è dato saperlo. Negli ultimi giorni ha lasciato intendere di non essere granché intenzionata a dare il proprio endorsement a Trump, qualora sia lui a vincere la nomination. Tutto questo, mentre circolano indiscrezioni secondo cui l’ex ambasciatrice potrebbe candidarsi da indipendente. Per il momento, non è chiaro che cosa voglia esattamente fare. Ma, se davvero scegliesse di correre da indipendente, non lo farebbe certo per vincere: ha il sostegno di appena il 15% degli elettori repubblicani a livello nazionale e i dem non voterebbero certo per lei. Senza contare che, così facendo, si brucerebbe sia per un eventuale posto da vicepresidente sia per una altrettanto eventuale candidatura presidenziale nel 2028. Inoltre, è noto che, per come è strutturato il sistema elettorale americano, i «terzi incomodi» non arrivano mai alla Casa Bianca. Sì: se veramente corresse da indipendente, la sua sarebbe solo un’azione di disturbo. E la domanda sorgerebbe allora spontanea: «commissionata» da chi?
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.