2019-05-27
Con l'affermazione dei sovranisti Ue, Trump abbandona il bastone per la carota
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Siamo alla vigilia di una svolta nei rapporti tra Donald Trump e il Vecchio continente? La netta vittoria anti europeista verificatasi nei principali Stati europei con il voto di domenica potrebbe presentare delle interessanti ripercussioni nelle future relazioni tra Bruxelles e Washington. Su commercio, difesa e relazioni intermedia con la Russia.In primo luogo, questa tornata elettorale ha assestato un durissimo colpo all'asse franco-tedesco. Pur avendo in definitiva tenuto, la cancelliera Angela Merkel è infatti uscita profondamente indebolita dalle urne, laddove il presidente francese, Emmanuel Macron, è stato addirittura sconfitto dalla rivale, Marine Le Pen. Ora, non è un mistero che entrambi questi leader non abbiano mai intrattenuto rapporti troppo cordiali con Trump. È dai tempi della campagna elettorale del 2016, che il magnate newyorchese accusa Berlino di concorrenza sleale ai danni degli Stati Uniti (soprattutto nel comparto automobilistico). E, del resto, è lo stesso consigliere al Commercio del presidente, Peter Navarro, che - da sempre - considera Cina e Germania degli acerrimi nemici sul fronte commerciale. Con Macron, poi, la situazione non migliora. Trump e il presidente francese non se la intendono su un imprecisato numero di questioni: dall'esercito europeo, al clima, passando per l'Iran. Inoltre, più in generale, Parigi e Berlino non hanno mai perdonato al magnate di prediligere un approccio geopolitico e diplomatico di stampo bilaterale, di contro al multilateralismo di matrice europeista. Un bel paradosso, visto che a dirlo sono due Stati che - lo scorso gennaio - hanno siglato il Trattato di Aquisgrana: un'intesa di natura bilaterale che ha escluso gli altri Paesi dell'Unione europea. Un'intesa che oggi traballa tuttavia sempre di più. E, in questo senso, Trump farà di tutto pur di indebolire ulteriormente l'asse carolingio. Anche perché questa questione, chiamando in causa le dinamiche commerciali, offre alla Casa Bianca chiare implicazioni in termini di politica interna: soprattutto in vista della campagna elettorale per le presidenziali del 2020. Non dobbiamo infatti dimenticare che Trump abbia sostanzialmente costruito la propria fortuna politica sulla difesa dell'industria americana tradizionale. E, dalle parti del Michigan, non si registrano guarda caso grandi simpatie per le pratiche concorrenziali tedesche.Ma il commercio non è l'unico elemento rilevante. Il voto europeo di domenica ha infatti premiato quelle forze che hanno mostrato di far proprie le politiche trumpiste in termini di immigrazione. Non soltanto Trump aveva elogiato Orban su questo fronte qualche settimana fa, ma il presidente americano ha nei mesi scorsi apprezzato la svolta restrittiva sui flussi migratori attuata dal ministro dell'Interno italiano, Matteo Salvini. Una stretta che il magnate newyorchese ha richiamato soprattutto durante la campagna per le elezioni americane di metà mandato dello scorso novembre. Non solo infatti Trump ha in questo modo difeso la sua linea in patria (soprattutto per quanto riguarda l'annosa questione del muro al confine con il Messico). Ma ne ha anche approfittato per criticare duramente la politica dell'accoglienza storicamente propugnata da realtà europee a lui ostili (in particolare la Cdu di Angela Merkel). In quest'ottica, l'affermazione di forze come la Lega in Italia, Fidesz in Ungheria e Rassemblement National in Francia fornirà prevedibilmente a Trump un ulteriore assist: soprattutto adesso che la questione del muro messicano sta tornando al centro del dibattito politico americano, dopo che - venerdì scorso - un giudice federale ne ha decretato il blocco parziale.Buone notizie per la Casa Bianca arrivano poi anche dalla Gran Bretagna. La vittoria di Nigel Farage va infatti in buona sostanza incontro alla linea che Trump ha sempre tenuto sulla Brexit. Per mesi, il presidente americano ha cercato di spingere l'ormai dimissionario premier britannico, Theresa May, a un'uscita senza accordo dall'Unione europea. Un'uscita senza accordo, che avrebbe consentito a Londra di svincolarsi definitivamente dal mercato comune europeo, per poi negoziare un trattato commerciale bilaterale direttamente con Washington. Un ulteriore modo, agli occhi della Casa Bianca, per colpire una Bruxelles di fatto a trazione franco-tedesca. In tal senso, la vittoria di Farage non rappresenta certo motivo di rallegramento per Parigi e Berlino: e di questo Trump è pienamente consapevole.Adesso bisognerà capire quali scenari si delineeranno per il futuro. In primis, sarà necessario comprendere quale tipo di alleanze sceglierà di perseguire il Partito popolare europeo. Una sua eventuale convergenza con il fronte sovranista - come quella auspicata dal premier ungherese - potrebbe infatti determinare un cambio di passo nelle relazioni tra Bruxelles e Washington, gettando le basi per un dialogo più sereno (anche in un'ottica di alleggerimento delle tensioni commerciali). In secondo luogo, i nuovi equilibri interni al Vecchio continente potrebbero favorire il processo di distensione tra Stati Uniti e Russia. Figure come Salvini e Orban - che intrattengono storicamente rapporti cordiali sia con Trump che con Putin - potrebbero infatti facilitare il disgelo tra le due potenze. Un cammino ancora irto di difficoltà ma che alcuni elementi sembrerebbero oggi rendere più praticabile: dagli stessi auspici di Trump ai recenti cambiamenti politici avvenuti in Ucraina.
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