2020-01-24
Truffa per il reddito di cittadinanza. Inchiesta su 237 furbi
Indagine in Calabria: assegni a detenuti accusati di mafia. Nuovo scandalo dopo i soldi all'ex Br, che può tornare libera.In Calabria, in un lungo fazzoletto di terra che va da Vallelonga a Palizzi e che comprende Roccella Jonica, Gioiosa Jonica, Siderno e Africo ma anche Riace, l'ex paese dell'accoglienza, 237 cittadini intascavano illegalmente il reddito di cittadinanza. Il cortocircuito del provvedimento voluto dal M5s sta contribuendo ad arricchire i furbetti: tra loro ci sono mafiosi, evasori e detenuti. La Verità aveva già scoperto che una brigatista, Federica Saraceni, condannata a 21 anni nell'inchiesta per l'omicidio del giuslavorista Massimo D'Antona, incassava il benefit (la Cassazione ha appena annullato con rinvio l'ordinanza con cui lo scorso luglio il tribunale di Roma aveva respinto la sua istanza di libertà condizionale; la donna, condannata a 21 anni, potrebbe quindi tornare presto libera dopo 17 anni di detenzione). Ora, la Guardia di finanza di Locri, con una maxi inchiesta, ha beccato anche un intero nucleo familiare, «riconducibile», secondo gli investigatori, «a una nota famiglia di 'ndrangheta» colpita, nella maggior parte dei suoi componenti, da una condanna penale definitiva con tanto di interdizione dai pubblici uffici. Uno dei familiari è in stato di arresto e, dall'aprile 2018, sta scontando la sua pena. Ci sono poi due detenuti per il reato di associazione di stampo mafioso, arrestati la scorsa estate in un'inchiesta antimafia ribattezzata Canada connection per le ramificazioni estere su cui poteva contare una famiglia della Locride. E poi c'erano i furbi: risultavano nullatenenti, ma sono saltati fuori redditi fino a 55.000 euro annui che non erano stati indicati nel nucleo familiare. Alcuni di loro possedevano ville e auto di lusso. E tra questi c'era il proprietario di una Ferrari. Anche lui era finito nei guai. Un'operazione di polizia giudiziaria, denominata Le mille e una notte, l'aveva ristretto a casa. E la Ferrari, con la quale era abituato a scorrazzare nel paese, era rimasta parcheggiata in garage. Gli investigatori sono rimasti di stucco quando hanno appreso che percepiva il reddito di cittadinanza. Diversi titolari di piccole partite Iva, poi, pur avendone l'obbligo, non avevano presentato dichiarazione dei redditi. Coinvolta anche la proprietaria di un b&b di lusso che pubblicizzava la struttura sui siti web, con tanto di numero di telefono. Insomma, chi poteva arraffare arraffava. Risultato: oltre 870.000 euro di fondi pubblici che in meno di nove mesi sono finiti in mano a chi non aveva alcun diritto. Ora dovranno restituire i soldi erogati tra aprile e dicembre dello scorso anno.Quelli che hanno sottoscritto in modo irregolare le Dsu (dichiarazioni sostitutive uniche), il documento per attestare la condizione d'indigenza, sono in tutto 73. Stando alla legge che ha istituito il reddito di cittadinanza rischiano pene tra i due e i sei anni. In alcuni casi per prendere l'assegno è bastato estromettere dal nucleo familiare il coniuge o i genitori, dichiarando un'altra residenza. E così, mentre i finanzieri si occupavano di finti braccianti agricoli e rimborsi fiscali percepiti indebitamente, sono emerse anche le irregolarità per il reddito di cittadinanza. Intere famiglie potevano contare, oltre che sul reddito di cittadinanza, anche su altri aiuti statali. È bastato incrociare i dati sul portale dell'anagrafe tributaria per accertare che più di un assegno finiva nello stesso imbuto. Le indagini, dalle modalità che gli investigatori hanno definito «tipiche della polizia economico finanziaria», si sono concluse con la denuncia in Procura (che poi stabilirà le accuse da contestare ai furbetti), ma è scattata anche la segnalazione all'Inps per l'avvio delle procedure di revoca del beneficio. I controlli però non sono ancora terminati. Sembra si tratti solo di una prima tranche. Gli investigatori sono all'opera su quella che in Calabria sembra essere una prassi abbastanza diffusa. Neanche due mesi fa, infatti, a Lamezia Terme erano stati scoperti altri quattro furbetti. Erano finiti in un'inchiesta su un giro di droga e nel corso degli accertamenti gli investigatori si sono accorti che erano possessori della card del reddito di cittadinanza. Altri 41 presunti impostori erano saltati fuori poco prima di Natale a Montegiordano, in provincia di Cosenza.«L'inchiesta conferma i nostri allarmi», tuonano da Fratelli d'Italia. La deputata Ylenja Lucaselli punta l'indice «sull'ingranaggio di ingresso nel mondo del lavoro che non è mai partito» e sul «beneficio che è entrato nel tritacarne nel malcostume». Nicola Morra (M5s), presidente della commissione parlamentare antimafia, uno dei promotori della misura, fa finta di non conoscere i limiti della legge che ha sostenuto e su Twitter si mette a fare il moralizzatore: «Quando si fanno controlli veri emerge il marciume che c'è in Calabria. Adesso chi ha sbagliato paghi». Quando arriva la polizia giudiziaria, però, di solito è tardi e recuperare i fondi incassati dai furbetti, che spesso sono anche abili a farli sparire.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco