2019-06-23
Troppa fretta di dimenticare prima di aver fatto pulizia
Il discorso di Sergio Mattarella, che ha detto il minimo indispensabile, è stato accolto con fiumi di saliva. L'ansia di voltare pagina, però, può nascondere il tentativo di insabbiare tutto.Ah, beh beh: adesso ci pensa Sergio Mattarella, il nuovo Spic e Span della giustizia. A leggere certe cronache di ieri sembrava infatti che la Procter & Gamble avesse inventato un Mastro Lindo capace di tirare a lucido i tribunali, combattendo «lo sporco che più sporco non si può» di cui sono piene certe aule giudiziarie. Il nuovo «sgrassatore che combatte il grasso con furore», secondo i giornali risponde al nome dell'inquilino del Quirinale. Se dopo la scandalo della corruzione e delle nomine lottizzate ai vertici delle Procure la gente non ha più fiducia nei giudici, come ha certificato ieri Nando Pagnoncelli sulle pagine del Corriere della Sera, dal Colle arriva il nuovo super detergente. Sfogliando Repubblica ieri sembrava già di sentire nelle orecchie il jingle di Chanteclair: chi pulisce più di Mattarella... Anzi, per restituire al loro candore le toghe, dalla presidenza della Repubblica è in arrivo Ava, il detersivo capace di togliere le macchie più resistenti e perfino di smacchiare Calimero, ossia un giudice nero come Palamara. Altro che ingiustizia, come lamentava il pulcino della Mira Lanza: a fare giustizia adesso ci pensa il presidente.«Sulle spalle di un uomo solo» era il titolo del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari e che ora i suoi successori cercano di affondare. Dopo l'unto dal Signore ecco dunque l'unto dal Quirinale. Un uomo solo al comando per salvare la Repubblica, intesa come Stato, non come giornale, perché per quella di carta serve un miracolo che neanche al Mastro Lindo del Colle riuscirebbe. E che cosa avrebbe fatto di tanto straordinario il capo dello Stato per meritarsi certi titoli e un dispendio così generoso di saliva? Semplice: l'altro ieri ha presieduto il plenum del Consiglio superiore della magistratura. E invece di far finta di niente - cosa impossibile vista la gravità dello scandalo che sta coinvolgendo le toghe - ha parlato. Sì, Mattarella ha aperto bocca e già questa è una notizia che deve aver colto di sorpresa i colleghi del quotidiano della famiglia De Benedetti, i quali, immaginandolo come al solito immerso in un decoroso riserbo, sono rimasti letteralmente a bocca aperta a sentire le sue parole, come se si aspettassero che sulla faccenda il Quirinale facesse calare il silenzio. A tanto stupore ha fatto seguito un editoriale ammirato, che fin dalle prime righe definiva il discorso del presidente della Repubblica «senza precedenti», liquidando il parlamentino dei magistrati con le stesse parole che Mussolini usò nei confronti del Parlamento vero. Sì, il Csm, organo di autogoverno dei giudici, è stato definito da Repubblica «un'aula sorda e grigia», sulla quale sono cadute le parole pesanti del capo dello Stato. Nell'articolo di Massimo Giannini non si usano mezze misure per definire il mercato con cui da anni le correnti della magistratura si spartiscono gli incarichi ai vertici dei tribunali. Per l'opinionista di Repubblica a Palazzo dei Marescialli, sede del Csm, «gli attori recitano un ignobile teatrino, che sa di vecchio e sa di marcio». Per Giannini «l'accidia corporativa dei magistrati», che però è soprattutto delle toghe di destra non di quelle di sinistra, è stata spazzata via dal discorso di Mattarella, le cui parole sono state pesanti come pietre. E che ha detto il capo dello Stato di così sorprendente e decisivo? Che lo scandalo «è sconcertante e inaccettabile». Ovvio, ci mancava che dicesse che incontrarsi di notte per spartirsi le nomine e minacciare ritorsioni contro i colleghi fosse tutto sommato una cosa accettabile e anche encomiabile. Dunque, il gesto esemplare del presidente Mastro Lindo a che cosa è dovuto? Alla denuncia delle «indebite partecipazioni» (di alcuni parlamentari del Pd, aggiungiamo noi) alle riunioni e al «coacervo di manovre nascoste». Lo «schiaffo» di Mattarella a Palazzo dei Marescialli consiste nel non aver taciuto? Sarebbe questa la «metamorfosi del presidente» che ha mandato in brodo di giuggiole e di saliva La Repubblica?A noi sembra che la vicenda emersa dall'indagine di Perugia sia di una tale gravità che nessun inquilino del Quirinale avrebbe potuto ignorarla, soprattutto in quanto presidente del Csm, ossia dell'organo direttamente coinvolto nelle manovre. Dunque le sue parole non hanno suscitato alcuno stupore, perché l'intervento era il minimo sindacale che ci si potesse aspettare. Tuttavia, se Mattarella ha scelto di non ignorare i fatti venuti a galla con le intercettazioni di alcuni magistrati, da lui ci saremmo aspettati qualche cosa di più di un generico invito a voltare pagina. Come spiegavamo ieri, per chiudere un capitolo di un libro e passare al successivo bisogna soprattutto averlo letto fino in fondo e aver meditato su ciò che vi è scritto. Noi, allo stato attuale, non sappiamo ancora che cosa stia scritto nelle carte di Perugia, né ci è chiaro se siano noti tutti gli attori di quella commedia che Giannini, su Repubblica, ha definito ignobile. Chiudere un capitolo senza essere andati fino in fondo è un modo per metterci una pietra sopra o, per dirla in modo un po' più brutale, per insabbiare la faccenda. Forse qualcuno ha fretta di archiviare il caso e passare ad altro. Noi no. Noi, e ritengo molti italiani che credono nella giustizia, abbiamo fretta di capire che cosa sia successo e come sia possibile evitare che in futuro accadano inquinamenti del sistema giudiziario come quelli che abbiamo letto. No, non ci pare una buona idea voltare pagina senza prima essere andati fino in fondo alla storia. Soprattutto, non ci pare il caso di lavare via in fretta lo sporco usando la saliva. Sulla scena del crimine gli inquirenti dicono di non toccare nulla prima dei rilievi, perché potrebbero essere distrutti importanti indizi. Ecco, quelli noi li vogliamo vedere. Mastro Mattarella o no.