2022-01-28
Troppa burocrazia. Monoclonali introvabili
Dalla Lombardia alla Liguria, molte Regioni lamentano la mancanza di scorte dei farmaci, risultati utili per frenare il Covid. Un problema logistico aggravato da passaggi cavillosi che ne rendono complicato l’approvvigionamento da parte degli ospedali.Al principio parlare di monoclonali veniva considerata una roba da no vax. Dopo che però si sono resi utili per curare anche un iper vaccinato come il professor Massimo Galli, l’utilizzo di questi farmaci è stato sdoganato e infine fortemente raccomandato per i soggetti fragili. Le Regioni che li utilizzano di più sono Veneto, Lazio e Toscana. Sono molti gli ospedali che vorrebbero usarne di più, purtroppo però, a causa dei soliti problemi di programmazione e di approvvigionamento, anche questi farmaci risultano carenti in molti presidi ospedalieri. L’allarme è arrivato anche da Letizia Moratti, assessore al Welfare in Lombardia, che ha denunciato una «carenza di anticorpi monoclonali» nella sua Regione, chiedendone «più scorte da Roma». È stato appurato che dei quattro tipi di farmaci monoclonali più diffusi, solo uno si è reso fondamentale contro la variante Omicron. Si tratta del Sotrovimab che viene prodotto in Italia nello stabilimento Gsk di Parma e per la maggior parte spedito negli Stati Uniti, questo perché fino ad adesso il suo funzionamento era stato screditato o sottovalutato. Invece è stato provato che se somministrato entro i primi 5/7 giorni dal contagio, quando il paziente ha ancora sintomi lievi, è in grado di frenare gli effetti del virus rendendolo meno pericoloso. Non tutti possono usufruirne perché ce ne sono pochi e costano molto. Il metodo di approvvigionamento è oltretutto complesso. La struttura commissariale ha il compito di reperire i farmaci e distribuirli ma in alcune Regioni si sono avuti problemi. È successo in Liguria dove a metà gennaio nell’ospedale di Sanremo, mancavano le terapie monoclonali. Il primario del reparto di malattie infettive, Giovanni Cenderello, si è mostrato preoccupato perché oltre ad aver finito le scorte non si sapeva quando ne sarebbero arrivate di altre. Il tema poi è salito alla ribalta quando la stessa Letizia Moratti ha denunciato la scarsità del Sotrovimab e della sua difficoltà di reperimento. Al 19 gennaio, nelle farmacie ospedaliere lombarde, rimanevano solo 280 confezioni dell’unico monoclonale efficace contro la variante Omicron del virus. In un momento di così grande diffusione del contagio essere così impreparati è pericoloso e può costare diverse vite umane. «Abbiamo chiesto un’audizione al direttore generale di Aifa, Nicola Magrini» dice Moratti, rispondendo in commissione Sanità, «Ci è stato assicurato un aumento delle consegne soprattutto del Sotrovimab, che pare quello più efficace nei confronti di Omicron». Altri tipi di monoclonali come quelli sviluppati dal Toscana life sciences, stanno perdendo efficacia contro la variante Omicron. Tanto che il team di ricerca della Fondazione Tls coordinato dal professor Rino Rappuoli ha deciso di sospendere la sperimentazione clinica. Al contrario della carenza di altri farmaci, che spesso deriva da problemi di produzione, in questo caso il problema di approvvigionamento riguarda la logistica che è resa difficile da eccessivi passaggi burocratici. L’ospedale di Lodi, ad esempio, non ha la possibilità di stoccare farmaci antivirali e monoclonali. Ogni volta che si rende necessario bisogna farli arrivare da altri siti come Milano o Pavia. Questa trafila rende difficoltoso l’approvvigionamento, ma soprattutto fa sì che si perda tempo prezioso per i malati. I monoclonali possono essere somministrati senza necessità di ricovero, in regime ambulatoriale, ma non avendo disponibilità immediata è difficile pensare di prevenire le ospedalizzazioni che invece sono e rimangono il più grosso problema della pandemia. In Lombardia esistono solo due siti di stoccaggio che si trovano al Sacco di Milano e agli Spedali civili di Brescia, ma ogni volta che serve fare una terapia con i monoclonali bisogna fare la richiesta e inviare un’auto per recuperare il monoclonale. Il problema è che, a differenza di prima, questa terapia viene richiesta molto di più, soprattutto perché si è visto che funziona e spesso serve anche a chi ha completato il ciclo vaccinale e che una volta contagiato comunque rischia di sviluppare la malattia in forma grave. Le cure preventive, quelle che risparmiano il paziente dal ricovero ospedaliero, non sono mai state trattate con sufficiente interesse, eppure il Sotrovimab diventerà sempre più richiesto. Mentre in alcune Regioni si riesce a trovare, seppur con difficoltà di approvvigionamento, in altre, questo tipo di monoclonale non lo hanno mai visto. Fra queste ci sono la Basilicata, secondo i dati Aifa in questa regione sarebbe stato usato zero volte, mentre in Valle d’Aosta solo due volte. Pochissimo anche in Piemonte, nelle province autonome di Trento e Bolzano e in Umbria, Molise e Sardegna. In totale, da quando è monitorato da Aifa, è stato somministrato meno di 2.000 volte in Italia. Peccato perché, stando ai dati, è capace di abbattere le forme gravi della malattia in quasi l’80% dei casi.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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