2025-03-21
Tronchetti Provera: «Serve l’ombrello Usa per difendere Kiev»
Marco Tronchetti Provera (Imagoeconomica)
Il vicepresidente esecutivo di Pirelli: «Non possiamo essere al fianco dell’Ucraina privi della capacità di deterrenza di Washington. Quello che possiamo fare, per non essere subalterni, è sederci al tavolo forti dei nostri valori non negoziabili e trattare con Trump».Pirelli è dal 2011 fornitore unico ufficiale di pneumatici per i tre campionati mondiali di automobilismo: F1, F2 e F3. Il prossimo 31 agosto a Zandvoort in Olanda - ma la festa sarà a Monza la settimana dopo - la casa della P lunga taglierà il traguardo dei 500 gran premi in Formula 1.Un risultato che affianca quello raggiunto nel fatturato. Passato dai 4,3 miliardi di euro del 2020 ai 6,7 del 2024, un incremento superiore al 50% nell’ultimo quinquennio. Pirelli, nata nel 1872, nella sua lunga storia ha vissuto stagioni complicate. Basti pensare agli anni Novanta, quando tentò di acquisire la tedesca Continental, «pagando un prezzo durissimo: 1.500 miliardi di lire di debiti, la liquidazione di 1.000 miliardi tra partecipazioni e immobili» (così Marco Borsa in Capitani di sventura, 1992).Fu allora che Marco Tronchetti Provera, 77 anni, «contrario all’operazione, preoccupato della gravosità degli impegni che la Pirelli stava assumendo» (ancora Borsa), divenne nuovo vicepresidente, amministratore delegato nonché azionista con pieni poteri. Dandosi 18 mesi per risalire la china. E riuscendoci.Oggi il principale azionista è il colosso cinese Sinochem-ChemCina (di proprietà dello Stato), ma cuore, testa e leve operative sono saldamente nelle mani di Tronchetti Provera, secondo azionista attraverso Camfin e vicepresidente esecutivo della Bicocca.In questi anni Pirelli ha visto l’ingresso di nuovi soci, prima russi e poi cinesi. E Russia e Cina sono due assoluti protagonisti di questa fase storica, insieme agli Stati Uniti del presidente Donald Trump. Dalla sua posizione privilegiata come valuta la congiuntura in cui ci troviamo?«Tutte le fasi di transizione, tra uno scenario geopolitico e un altro, scontano le difficoltà che nuovi assetti ed equilibri possono presentare. Per cui capisco ci possano essere motivi di inquietudine anche profonda, quando si sente parlare con facilità di armi atomiche, in un clima che non si respirava dai tempi della crisi di Cuba del lontano 1962. Oppure quando l’Unione Europea affronta il tema del cosiddetto “riarmo” da 800 miliardi, è normale che i cittadini, e non solo quelli italiani, siano preoccupati».Lei compreso? «Come persona, penso al futuro dei miei figli e dei miei nipoti. Come imprenditore, alla grande famiglia di coloro che lavorano in Pirelli e alle sorti del nostro Paese. E quindi mi domando come sia giusto muoversi».Che risposta si dà?«Che non si può prescindere dal contesto, ovvero dal perimetro in cui ci ritroviamo ad agire».Realpolitik?«Si tratta di ragionare sulle condizioni date, sul mondo quale esso è e non sulla sua rappresentazione». A cosa si riferisce?«In primis, al nostro rapporto con gli Stati Uniti, da cui non possiamo prescindere. Quando diciamo, come europei: saremo sempre al fianco dell’Ucraina, dovremmo anche riconoscere che senza l’“ombrello” americano la nostra capacità di dar seguito in maniera efficace al proposito si riduce enormemente».Piaccia o non piaccia, ci dobbiamo confrontare con Trump, che punta a restaurare l’immagine «imperiale» dell’America.«Trump nutre la legittima aspirazione, propria di ogni capo di Stato, di segnare un’epoca, di lasciare un’impronta. Gli Usa rimangono una superpotenza, con mezzi economici, monetari, tecnologici, militari tali che impongono a noi europei, nel quadro delle relazioni storiche tra grandi democrazie occidentali, di capire che non è un rapporto alla pari». Ci dobbiamo rassegnare a una posizione di subalternità? «Semmai, direi che ci dobbiamo impegnare a far convivere la difesa dei nostri valori, cui non dobbiamo certo abdicare, con le opzioni concrete che possiamo mettere in campo. Il che significa accantonare le petizioni di principio, sedersi attorno a un tavolo e trattare. E del resto cosa sono i trattati se non il risultato di trattative?».Per ora siamo ai dispetti sui dazi. Con il rischio di contribuire a innescare una spirale stagflazionistica: aumento dei prezzi e stagnazione, mancanza di una crescita economica. «Il tema c’è, i timori sono giustificati, da una guerra commerciale ci rimettiamo tutti, ma l’America meno di noi, quindi anche qui è doverosa la ricerca di un accordo».Voi vi difendete con la strategia local for local: produrre nei diversi Paesi per i loro mercati.«In questo siamo stati, e non da ora, una multinazionale sui generis. Brasiliani in Brasile, argentini in Argentina...».Cinesi in Cina...«Dove Pirelli ha fabbriche dagli anni Novanta. Vent'anni fa abbiamo investito 150 milioni di euro per la costruzione di tre stabilimenti nella provincia dello Shandong. Attualmente abbiamo corposi piani di sviluppo soprattutto negli Usa».Noi europei scontiamo ritardi clamorosi.«L’elezione di Trump, con il ruolo che intende giocare a livello globale, ci ha messo di fronte alle nostre responsabilità. Abbiamo realizzato l’unione monetaria con l’euro, ma non abbiamo unificato le politiche economiche o fiscali, non abbiamo uniformato la politica estera e quella di difesa. Ora si parla di difesa comune, che però dovrebbe passare attraverso l’unificazione delle tecnologie, e se tanto mi dà tanto...». Nel giugno scorso l’ho ascoltata al Teatro Parenti di Milano, in occasione di un’iniziativa della Fondazione Pirelli. Usò toni tutt'altro che accomodanti nei confronti dell’Ue. Parlò di idiozie e fesserie. Alla faccia del proverbiale aplomb.«Lo dissi per cercare di trasmettere la gravità della situazione. Gli errori dell’Europa che era nata e si era sviluppata per disinnescare gli orrori delle guerre della prima metà del ventesimo secolo. L’obiettivo del green deal è giusto se si abbandona un approccio ideologico: perché non puntare anche sulle benzine sostenibili, dove noi in Italia tra l’altro siamo avanti, invece che incaponirsi solo sull’elettrico? Non abbiamo le materie prime, non abbiamo le batterie. L’Europa non può soddisfare la domanda di pannelli solari e di turbine per le pale eoliche, perché non le sappiamo fare. Quindi di cosa stiamo discutendo?».Vent'anni fa lei guidava anche Telecom Italia. Giuseppe Turani, ne La nuova razza padrona (2004), scrisse che lei, dipendendo dal decisore pubblico per concessioni e licenze, si trovava in una situazione di «libertà vigilata» rispetto alla politica e al governo. E difatti l’anno dopo, con il Prodi bis, fu costretto a gettare la spugna. Nella sua biografia l’Industriale di Fabrizio Spagna lei ha detto che la domanda «Ma chi te l’ha fatto fare?» non se l’è mai posta, perché stupida. Correrò il rischio di apparire tale, e gliela ripropongo io.«Più che altro, è un imperdonabile quanto inutile spreco di risorse ed energie. Non puoi andare avanti, progredire se continui a guardare nello specchietto retrovisore. Macerarsi nel rimpianto, o peggio, nel risentimento non fa parte del mio carattere».A proposito di quell’esperienza Ferruccio De Bortoli ha sostenuto: «Tronchetti Provera fu vittima di un pregiudizio ideologico del centrosinistra». E Paolo Mieli: «In questi anni si sono raccontate le bande di destra, ma non le bande di sinistra che pure ci sono state e che l’hanno fatta franca». Due ex direttori del Corriere della Sera non certo sospettabili di collusioni con la destra.«No comment. Però li ringrazio per l’onestà intellettuale, che non scopro certo oggi».Come giudica l’operato del governo di Giorgia Meloni? «Non mi permetto di dare pagelle. Rilevo che la presidente del Consiglio ha dimostrato di avere carattere e determinazione, e di imporsi come interlocutrice di livello sulla scena internazionale, avendo ben chiaro che quando parliamo di Occidente, ci stiamo riferendo a Europa ed America insieme. Quanto ai singoli esponenti dell’esecutivo, ho avuto modo di apprezzare la competenza di diversi esponenti del governo».A proposito di governo, l’Italia considera imprescindibile l’utilizzo del Golden Power a tutela degli asset strategici. E l’ha dimostrato nel caso di Pirelli utilizzandolo nel 2023 e, oggi, aprendo una procedura per verificarne il rispetto da parte del vostro socio cinese Sinochem. Il Sole 24 Ore ha aggiunto che oggetto del provvedimento sarebbe anche il doppio incarico di alcuni consiglieri che avrebbero ruoli manageriali nelle società che controllano Pirelli.«Proprio perché la procedura è aperta, mi consentirà di non entrare nel merito. Le istruttorie sono doverose. Nel nostro caso ne è stata avviata una per verificare se ci sia stata o meno la violazione del Golden Power, e dunque per garantire assenza di collegamenti tra Pirelli e Cnrc. L’esito è nelle mani dell’apposita commissione». Da tifoso dell’Inter a tifoso dell’Inter. I nerazzurri sono impegnati su tre fronti. Per scaramanzia io il termine non lo uso, ma la Gazzetta dello Sport del suo amico Urbano Cairo ci ha fatto il titolo, tra virgolette: «T... possibile». Lo ritiene alla portata dell’equipe di Simone Inzaghi?«Stiamo assistendo a un grande finale di stagione, che si preannuncia avvincente. E questo vale per i trofei nazionali come per quelli internazionali. Non sono superstizioso, ma per una volta mi avvalgo della facoltà di non rispondere».
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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