2022-11-08
Tridico cerca il rinnovo all’Inps e sul reddito di cittadinanza s’allinea
Il presidente vanta i controlli (che non hanno funzionato). E la Uil difende i vertici.Ieri il sindacato Usb, riprendendo il nostro scoop sul flop del tentativo del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, di spostare la scadenza del suo mandato alla primavera 2024, ipotesi sonoramente bocciata dall’Avvocatura dello Stato, ha paventato ufficialmente «il pericolo di un possibile commissariamento» dell’ente previdenziale. Un’ipotesi di cui si parla sotto voce da qualche tempo anche nelle stanze governative. Intanto il presidente dell’Inps fa scena muta sugli articoli della Verità che riguardano l’istituto. Ma fiutata l’aria di scatoloni in primavera, si allinea alle posizioni governative e governiste. Domenica, dopo la pubblicazione della nostra esclusiva sulla maxi indagine esplorativa delle Procure contabili sui mancati controlli a monte dell’erogazione del reddito di cittadinanza, Tridico è sembrato aprire all’esecutivo sulla proposta di stringere le maglie del sussidio: «Sono totalmente d’accordo sul fatto le erogazioni vadano a chi effettivamente ne ha diritto secondo i requisiti di legge. Da parte sua l’Inps ha sempre svolto con responsabilità e competenza la funzione di ente erogatore ai sensi delle norme di legge». A petto in fuori ha pure rivendicato: «Abbiamo fatto controlli ex ante e questo, anche laddove non espressamente previsto dalla legge, ha permesso di intercettare preventivamente tutti i possibili indebiti individuabili dalle analisi di rischio disponibili». Peccato che a vedere i risultati delle inchieste sui furbetti del reddito non sembrerebbe andata esattamente così, ma, intanto, ieri, intervenendo a Rende (Cosenza) alla presentazione del rapporto annuale dell’Inps, Tridico è tornato a scaricare la responsabilità del flop dei navigator su Comuni e Regioni, che «devono fare di più sull’inclusione per quanto attiene le amministrazioni comunali e sul lato delle politiche attive per quanto riguarda le Regioni con riferimento all’inclusione ed all’inserimento nel mercato del lavoro». Se Tridico non risponde direttamente a quanto raccontato dalla Verità, ad attaccarci frontalmente è stato ieri il coordinamento nazionale informatici Uilpa-Inps. La nostra colpa? Quella di aver raccontato il procedimento avviato dal Garante della privacy per il «data breach» del primo aprile 2020, quando i dati personali dei cittadini che stavano presentando sul portale dell’Inps le richieste per il bonus Covid da 600 euro diventarono accessibili da terzi. Già il titolo è tutto un programma: «Ennesimo attacco all’informatica Inps da La Verità: chi ci vuole allungare sopra le mani?». Il comunicato, adombra perfino l’ipotesi che ci possa essere una manina che vorrebbe «appaltare a terzi la progettazione e la conduzione dell’intero sistema informativo relegandolo a sola commodity per l’Istituto». Dimenticandosi completamente del fatto che questo progetto non viene portato avanti da qualche nostro oscuro burattinaio, ma dal ministero del Lavoro, che nell’aprile scorso, ha annunciato la nascita della «prima software house pubblica a servizio del welfare», la 3-i Spa. Ma leggendo con attenzione si comprende che più che una difesa della categoria degli informatici, di cui il nostro articolo non aveva mai messo in discussione la professionalità, l’intenzione è piuttosto quella di tutelare i vertici aziendali, compreso Tridico. Secondo la nota del sindacato, infatti, il nostro articolo «indigna sia per gli attori nominati dal quotidiano, quelli che, sotto gli occhi di tutti, più hanno lavorato negli ultimi anni, sia per lo scarso riguardo nei confronti di tutti i lavoratori informatici che, nonostante il lockdown e la pandemia che serpeggiava negli uffici, non si sono mai fermati». Le uniche figure interne ad Inps che abbiamo citato nel pezzo sul procedimento del Garante sono appunto Tridico e l’attuale dg dell’istituto, Vincenzo Caridi, all’epoca dei fatti capo della direzione centrale Tecnologia e informatica (cancellata nel riassetto deciso a settembre), poi promosso e nominato direttore generale dell’Istituto con decreto dell’11 febbraio 2022 del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, su proposta dello stesso presidente Inps e del Consiglio di amministrazione. L’indignazione quindi non è per i 20 milioni di euro di potenziale sanzione che il Garante potrebbe erogare, ma perché abbiamo «nominato» Tridico e Caridi. Nessuna preoccupazione sulle sorti dell’Istituto dopo l’inedita sfasatura di un anno tra la scadenza dell’incarico del suo presidente e quella del cda, che come ricordato, invece, da Usb, «con la fine del mandato del presidente Tridico potrebbe ritrovarsi tra pochi mesi con soli due consiglieri in carica: Maria Luisa Gnecchi e Patrizia Tullini». Un pasticcio targato M5s.
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