
La Lega consegna a Giuseppe Conte le condizioni per i grillini: tagliando al patto con sforbiciata delle tasse e maxi piano di infrastrutture. Il Carroccio vuole gestire la manovra. Il piano di riserva sarebbe un Conte bis, ma è pericoloso mettersi nelle mani del Quirinale.Non sono passate nemmeno 24 ore dall'incontro tra Matteo Salvini, i rappresentanti del Carroccio e le parti sociali, che la Lega ha alzato i toni al limite dei decibel concessi. Abbiamo lasciato le cronache di martedì improntate sul tentativo leghista di definire assieme a industria e sindacati una sorta di «patto per la crescita», necessario - dal punto di vista salviniano - per battagliare con Bruxelles con le spalle coperte. L'idea è quella di mettere sul tavolo una legge Finanziaria a impronta leghista, lasciando in un angolo le spese di matrice grillina, come il reddito di cittadinanza e il salario minimo. Se la Lega potrà contare sulle parti sociali avrà un trampolino sul quale fare leva contro l'Ue, ma anche contro Colle e premier, Giuseppe Conte. Tastato il terreno delle parti sociali, da ieri mattina è partito il tiro alzo zero contro il Movimento di Luigi Di Maio. Salvini sembra intenzionato a tirare il più possibile la corda. Con due obiettivi. O vincere su tutta la linea o nel caso in cui la corda si spezzi, fare in modo che la palla cada nel campo dei grillini. C'è da immaginare che la prima mossa, presentata ieri sera direttamente a Conte (in un incontro definito dalle parti «cordiale»), sia quella di sedersi di nuovo al tavolo e rivedere il famoso contratto di governo. Alla luce di tutti gli scontri che hanno caratterizzato gli ultimi tre mesi, il documento congiunto andrebbe rivisto. Sì alla Tav e alle infrastrutture con uno stanziamento di fondi che dovrebbe aggirarsi sui 20 miliardi. Sì alla Tap, il gasdotto tanto caro agli Stati Uniti. Sì al Muos, l'impianto di ascolto satellitare sempre a stelle e strisce posizionato in Sicilia. E sì a tutte le altre bretelle autostradali. Subito riforma della giustizia. Inutile ribadire che l'upgrade del contratto di governo dovrebbe avere un bel capitolo sul piano del taglio fiscale. La Lega vorrebbe inserire almeno 15 miliardi di riduzione delle imposte, tutto a deficit. Al tempo stesso la manovra per anticipare le obiezioni Ue potrebbe anche contenere un maxi piano di cartolarizzazione degli immobili pubblici sul modello presentato da Banca Intesa. Sarebbe possibile in tre lustri abbattere il debito di 150 miliardi di euro. Nessuna Commissione potrebbe obiettare. Chi invece si metterebbe di traverso sarebbe il ministro Giovanni Tria, di stretta osservanza quirinalizia. Fino a poche ore fa ha ribadito di voler portare il deficit all'1,8% rispetto al Pil. La manovra leghista non potrebbe mai realizzarsi sotto il 2,5% o il 2,7%. Per questo è facile immaginare che Tria sia per Salvini un ostacolo da rimuovere. Come lo saranno anche Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta. Il ministro delle Infrastrutture più per motivi di facciata, visto l'esito delle mozioni in Senato. Al contrario la titolare della Difesa si trova tra le mani il dossier più bollente e in grado di metterci contro la Casa Bianca in un solo colpo. Il programma dei caccia Usa F35 sul fronte italiano è in ritardo di sette mesi e non sono ancora state versate tutte le rate relativamente ai velivoli già acquistati. Innanzitutto c'è un tema industriale. «Il termine ultimo per non avere ripercussioni è fine settembre», scriveva ieri Formiche.net. «Entro allora, l'Italia dovrà comunicare al Joint program office degli Stati Uniti le proprie intenzioni circa prossimi lotti di produzione che copriranno il periodo 2023-2027. Se non dovesse arrivare una conferma degli impegni presi, il gap sarebbe incolmabile, costringendo la fabbrica di Cameri, cuore della partecipazione nazionale al programma Joint strike fighter, a lavorare nel 2023 solo su tre velivoli olandesi, restando senza lavoro l'anno successivo». Ma è il versante geopolitico quello che preoccupa la Lega. L'ambasciatore americano solo la scorsa settimana ha ricordato a Giancarlo Giorgetti, sottosegretario leghista a Palazzo Chigi, che sul 5G e sulle partnership militari non si scherza. La Lega ha compreso che per stare in sella dovrà fagocitare una parte dei grillini, arrivare a Bruxelles con il sostegno delle parti sociali e avere gli Stati Uniti e la Gran Bretagna a fare da spalle per mitigare l'influenza della Francia e del Quirinale. Il passaggio sarà però strettissimo. Far cadere il governo, rivedere il contratto e per ultimo avviare un rimpasto. Tria e Trenta avrebbero le ore contate, ma Conte potrebbe usare l'incidente per trasformarsi in Conte bis, tornare da Sergio Mattarella e richiedere la fiducia su tutto.
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