2024-12-12
Transizione e scelte energetiche Ue fan spegnere la cartiera di Fabriano
Fermata la bobina in funzione da 50 anni, in cassa integrazione i 174 dipendenti. Si pensa di convertire l’impianto ma serve nuova strategia industriale per tutto il settore. Gas e luce insostenibili senza il nucleare.A Fabriano, nelle Marche, la storica Copy 2 si è fermata. O meglio, è stata spenta. È la bobina della cartiera più celebre che da 50 anni era in funzione tutti i giorni dell’anno. Gli operai della Giano hanno firmato l’ultimo pezzo di carta e sono usciti dallo stabilimento per avviarsi verso la cassa integrazione. Scampano (in 174, ndr) la procedura di licenziamento collettivo e, dopo un tavolo di trattative al Mimit con Comune, Regione e sindacati, hanno ottenuto 12 mesi di sostegno con la promessa di un percorso di formazione.Nel frattempo, dal ministero guidato da Adolfo Urso fanno sapere che l’obiettivo del prossimo anno è convertire la fabbrica. Gli impianti passeranno all’eventuale nuovo acquirente che, in ogni caso, si troverà senza licenze. A quel punto la domanda sarà: in che cosa sarà riconvertita la fabbrica? in un’altra cartiera? Difficile, visto che anche gli altri distretti della cellulosa soffrono e chiudono. Garda cartiere e Fedrigoni, Pro-Gest usano ampiamente la cassa integrazione e, nel complesso, il settore che ha aiuto milioni di studenti ad affrontare le scuole dell’obbligo e non solo ha perso perimetro, fatturato e margini. La pandemia e l’interruzione delle catene logistiche che è finita con l’accentuarsi dopo la guerra in Ucraina hanno creato enormi problemi al settore. Nel 2020 e, soprattutto, nel 2021 i prezzi della carta sono più che raddoppiati, imponendo il ricorso al debito e alla cassa. Nonostante negli ultimi due anni il prezzo sia sceso, a rimanere elevato è stato il costo dell’energia.Le stime del settore parlano di un costo del gas che, nel 2023, è stato di 824 milioni di euro, costo che ha inciso sul fatturato per circa il 12% - tra il 2020 e il 2022 l’incidenza del costo del gas sul fatturato è passata dal 4,2% al 30,2% - l’energia elettrica ha raggiunto, a fine 2023, un prezzo medio mensile di circa 116 euro/MWh - più alto rispetto a Francia, Germania e Spagna - mentre le quotazioni dei crediti di emissioni di CO2 nei primi mesi dell’anno si sono assestate su una media di 85 euro a tonnellata - i valori medi di partenza nel periodo 2019-2020 erano più bassi, ovvero 25 euro a tonnellata. Tradotto in altre parole, il modello di transizione green e le scelte energetiche dell’Europa cominciano a sentire fin dentro il midollo dell’industria con il risultato che i nodi vengono al pettine. Anche in un settore che mantiene notevoli prospettive.Come suggeriscono i dati forniti da Comieco (Consorzio nazionale per il recupero e il riciclo degli imballaggi a base cellulosica), la produzione di carta ha subito un forte sali-scendi, passando dai 9 milioni del 2019 per crollare l’anno successivo di oltre 400 tonnellate. Ma nel 2021, a sorpresa, c’è stato un rimbalzo e una crescita che ha addirittura superato i dati iniziali, per via della ripresa della domanda di mercato interna. A oggi, dopo gli alti e i bassi, il costo dell’energia si è stabilizzato intorno al 20% del prodotto finito. È necessario, dunque, tutelare la competitività delle imprese trovando un modo per produrre e distribuire energia in modo stabile e a bassi costi. La situazione non è facile e l’Italia deve affrontare maggiori difficoltà rispetto ad altri Paesi europei. Il gap con Francia e Germania è sempre più ampio: se nel periodo pre-Covid era del 15%, ora è salito al 30%. Senza contare che l’Italia soffre anche di una condizione di dipendenza per quando riguarda l’approvvigionamento energetico: oltre il 70% dell’energia che utilizziamo ha provenienza estera, il che significa essere dipendenti dai Paesi da cui la importiamo anche politicamente.Se vogliamo dare speranza a imprese energivore come quelle della carta e consentire di rimanere leader del riciclo, è chiaro che bisogna accelerare nel cambio di passo energetico. Dobbiamo velocemente rivedere il peso delle rinnovabili e, in attesa del nucleare, cercare una filiera di gas a prezzo più accessibile. Ma sul medio termine non c’è più alternativa al nucleare. Dunque, vale la pena riavvolgere l’orologio allo scorso ottobre dopo l’incontro tra il premier Giorgia Meloni e il numero uno di Blackrock Larry Fink. Il comunicato finale accenna a infrastrutture ed energia. Nel 2023, Fink ha avuto modo, in più occasioni, di criticare la postura europea verso i fondi Esg e il business della transizione green, salvo poi avviare una sterzata verso il settore molto più concreto delle infrastrutture. Così ha iniziato negli Stati Uniti e poi ha acquisito il fondo Gip per 12,5 miliardi di dollari. Lo stesso fondo che, d’accordo con il governo, farà investimenti nel settore lungo la Penisola, «Vediamo che ci sono troppi pochi capitali nelle infrastrutture. Ma è da qui che si genera la crescita economica», ha spiegato ancora Fink.Nelle cronache dei giornali si è parlato di data center. Tanto che, prima di Palazzo Chigi, il numero uno del colosso Usa avrebbe incontrato l’ad di Enel, Flavio Cattaneo, per testare l’interesse dell’azienda. Enel, di cui tra l’altro Blackrock è socia al 5%, ha siti in 28 Paesi. Il grosso in Italia e alcuni potrebbero essere dismessi per far nascere data center per la futura Intelligenza artificiale. Tutta da vedere e capire, anche perché non basta costruire le strutture, bisogna alimentarle. Non è escluso, quindi, che l’interesse di Blackrock finisca su un altro genere di infrastrutture, quelle nucleari.Nel frattempo in Italia è partita concretamente la newco tra Enel (capofila), Ansaldo e Leonardo. Ecco qui sta il punto sul quale vale la pena accelerare. Altrimenti non sarà solo la carta a finire nel cassetto.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.