2021-04-12
Tra le 500 nomine pubbliche anche quelle della Rai. Funiciello al lavoro
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Il dossier sulla televisione pubblica è uno dei più delicati. In tanti corrono per il posto di Fabrizio Salini, da Mario Orfeo a Alessandro PicardiEntra nel vivo la sfida sulle partecipate statali. Occhi puntati sul ministero dell'Economia di Daniele Franco e il Mit di Enrico GiovanniniLo speciale contiene due articoliMentre il governo di Mario Draghi prova a districarsi tra le polemiche per i ritardi sulle vaccinazioni e le difficoltà diplomatiche con la Turchia, nei dietro le quinte della politica entra nel vivo la partita sulle prossime nomine nelle aziende partecipate. Sono più di 500 quelle in scadenza. Ma a parte i colossi come Cassa depositi e prestiti e Ferrovie dello Stato, a palazzo Chigi e al ministero dell'Economia si sta ragionando sui destini della Rai, la nostra televisione di Stato. C'è da rinnovare il consiglio di amministrazione, come sarà rinnovata anche la commissione di vigilanza. In sostanza la Rai cambierà volto, dal momento che gli attuali vertici Fabrizio Salini (ad) e Marcello Foa (presidente) sono ancora espressione del primo governo Conte, quando la maggioranza era 5 Stelle e Lega. 3 anni fa il cielo sopra Roma era diverso. Si parlava di sovranismo, mentre adesso lo spirito guida dell'esecutivo è incentrato sulla moderazione. Sul dossier Rai sta lavorando il ministro Daniele Franco, ma a occuparsi delle nomine è soprattutto Antonio Funiciello, capo di gabinetto di Draghi, ex collaboratore di Paolo Gentiloni e con un'esperienza anche in Eni. Passano sul suo tavolo le candidature per il nuovo amministratore delegato. Spettano sempre a lui i controlli sulle trattative tra i partiti. Negli ultimi mesi il vento dei moderati è tornato a spirare con forza. Per questo motivo per il posto di Salini si fa il nome di Eleonora Tinny Andreatta, già responsabile di Rai Fiction e passata nel giugno dello scorso anno in Netflix come vice presidente. Come il nostro giornale ha ricordato il suo stipendio attuale si aggira intorno ai 700 mila euro e tornare in viale Mazzini significherebbe ridursi lo stipendio a 240.000. Ma nei corridoi di Montecitorio c'è anche chi sostiene che non potrebbe tornare in ogni caso in quanto proveniente da un'azienda editoriale concorrente: a vietarlo sarebbero i recenti regolamenti della Commissione di Vigilanza introdotti in Parlamento. Andreatta è figlia di Beniamino Andreatta, storico economista e politico che ha avuto tra i suoi allievi l'attuale segretario del Pd Enrico Letta. Il numero uno dei dem è particolarmente attivo in questa fase di nomine pubbliche. Oltre a Tinny in corsa per il posto di amministratore delegato c'è in pole Paolo Del Brocco, attuale amministratore delegato di Rai Cinema ma dal 1991 nella televisione di servizio pubblico. Chi invece continua a spingere per tornare ai vertici è Mario Orfeo, ex direttore generale della Rai dal 2017 al 2018, ex presidente Rai Way e ora direttore del Tg3. Orfeo sarebbe l'emblema del moderatismo politico e giornalistico ma sembra sostenuto solo da Renzi ed è ancora troppo considerato un fedelissimo dell'attuale leader di Italia Viva. Oltre a Orfeo c'è attivismo anche per altri due nomi interni alla Rai, Marcello Ciannamea capo del palinsesto Rai (che piace alla Lega e a Matteo Salvini) e Nicola Claudio, attuale direttore della Corporate Rai e del cda della Rai. Ma l'outsider a sorpresa potrebbe essere un esterno ex Rai che andrebbe a sparigliare le carte vista la stima che riscuote trasversalmente in ambito istituzionale. E' Alessandro Picardi, attuale vice presidente di Telecom Italia, manager di fiducia dell'amministratore delegato Luigi Gubitosi che lo chiamò in Rai, fino agli inizi del 2019 è stato direttore Rai dello Sviluppo Strategico e prima ancora delle relazioni Istituzionali e Internazionali. Se la partita per il consiglio di amministrazione è appena cominciata. Più complessa è quella per la commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. I problemi tra Lega e Fratelli D'Italia al Copasir (il comitato di controllo sui servizi segreti) potrebbero infatti presto trasferirsi anche alla Vigilanza sulla Rai. La situazione nella commissione è esplosiva. La scorsa settimana Daniela Santanchè, capogruppo di Fdi, si è lamentata perché il partito di Giorgia Meloni ha solo il 5% degli spazi televisivi. Proprio Santanchè aveva chiesto dopo l'insediamento del governo Draghi di avere la presidenza della Vigilanza Rai. Per la presidenza della Rai, invece, per prendere il posto di Foa si fa il nome dell'ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli.