2024-10-30
Tra i clienti pure Ilva, Jacobs spiato
Marc Jacobs (Getty images)
Nella lista dei clienti della Equalize oltre alle acciaierie di Taranto spuntano il fondo Clessidra ed Eni. Un fascicolo con intercettazioni anche sull’atleta azzurro.Lunedì sera Franco Bernabè, ex numero uno di Acciaierie d’Italia scelto nel 2021 per salvare il destino dell’Ilva di Taranto, parlava dell’ultima inchiesta sui dossieraggi come un esempio di «grandissima sciatteria e mancanza di controlli». Forse non ricordava che tra i clienti della Equalize di Enrico Pazzali e Carmine Gallo, c’era proprio l’Ilva. Come racconta l’informativa dei Carabinieri del nucleo di Varese, infatti, «i rapporti con Ilva necessitano di uno specifico approfondimento e sono state registrate numerose «conversazioni circa i rapporti tra il gruppo e la società in amministrazione straordinaria». A quanto sostengono gli inquirenti, infatti, il rapporto tra il gruppo e la società metallurgica è tenuto da Vincenzo Meles, procuratore di Ilva Spa. È proprio Pazzali a riuscire a piazzare la piattaforma Beyond all’acciaieria di Taranto, grazie ai suoi rapporti con Vincenzo Falzarano, già dirigente in Eur Spa (dove Pazzali è stato ad dal 2015al 2020) e ora proprio in Ilva. La consulenza è di 17.800 euro. Ma ce ne sono molti altri. C’è Erg, che aveva contattato Equalize per quella storia di presunto insider trading da parte dei suoi dipendenti, un incarico che verrà a costare più di 117.000 euro. Il fondo Clessidra ha invece fatture per 154.000 euro. Heineken, 25000 euro. Banca Profilo invece ha speso 43,800 euro mentre Barilla si è fermata a 17000; Bennet: 4000. Gli affari vanno bene, anche perché in una conversazione tra Gallo e Pazzali, il secondo spiega al primo di bonificargli 51.000 euro sul proprio conto di Poste Italiane e 300.000 su quello di Intesa San Paolo per un totale di 351.500. I clienti sono i più disparati come le ricerche, tra cui quella sull’oro olimpico Marcell Jacobs. Secondo gli inquirenti i clienti si dividono in tre categorie. Chi è all’oscuro della natura dei dati contenuti nei dossier, chi non si interessa della natura dei dati ed accetta comunque il rischio ma anche chi è pienamente consapevoli dell’origine illecita del dato e che anzi li richiedono proprio per la loro delicatezza e affidabilità. Eni ha fatture per 377.000 euro. Il Cane a sei zampe aveva fatto ricorso a Equalize per un report sull’imprenditore Francesco Mazzagatti, imputato a Milano nel processo sul falso complotto che è derivato da quello principale su Eni-Nigeria. D’altra parte, Mazzagatti faceva parte della cricca di Piero Amara e Vincenzo Armanna. Eni aveva appunto commissionato un dossier che poi è stato depositato al processo sulla presunta tangente da 1 miliardo, dove tutti gli imputati sono stati assolti perché il fatto non sussiste. In quel dossier confezionato da Gallo e Calamucci emergeva come Mazzagatti fosse legato agli ambienti della criminalità organizzata tanto che si spiegava che la crescita del gruppo Napag si stava sviluppando grazie alle connivenze con ambienti della malavita calabrese. Mazzagatti aveva sporto querela contro il dossier, ma sia il tribunale di Terni sia quello di Milano avevano archiviato le accuse. Il direttore degli affari legali di Eni Stefano Speroni risulta indagato. Ieri la società, in una nota, ha ribadito «di non essere mai stata, e di non essere, in alcun modo al corrente di eventuali attività illecite condotte da Equalize a livello nazionale o internazionale». Poi «conferma di avere a suo tempo conferito a Equalize un incarico investigativo a supporto della propria strategia e difesa nell’ambito di diverse cause penali e civili [..]». Aggiunge anche che «non risultano sottratti o mancanti atti di Eni, altre informazioni riservate o commercialmente rilevanti, o effrazioni ai sistemi informatici della società». Durante le perquisizioni di ieri in via Pattari a MIlano, sede di Equalize, sarebbero stati trovati anche atti riservati di Eni.