2024-06-11
La difesa di Toti vuole vederci chiaro sul ruolo dello 007 nella guerra delle concessioni
L’avvocato Stefano Savi, dopo il nostro scoop, punta a capire come si sia mosso l’agente ex dipendente della società di Singapore Psa. Sentito dai pm l’ad di Autostrade.Le elezioni europee sono passate e l’avvocato Stefano Savi ha presentato istanza di revoca dei domiciliari per il governatore sospeso della Liguria Giovanni Toti, visto che tra le esigenze cautelari il gip Paola Faggioni aveva inserito la possibilità di reiterazione dei reati (corruzione, finanziamento illecito e voto di scambio) collegabili alla tornata di voto. L’istanza è firmata oltre che dall’avvocato anche dallo stesso Toti. «Senza entrare nel merito della vicenda e delle ragioni della misura cautelare, riteniamo che, in ogni caso, oggi vi siano le condizioni per la revoca della misura, o, in subordine, per una sua attenuazione» si legge nel comunicato. Anche perché «la lista Toti non ha partecipato né alle elezioni europee, né alle concomitanti amministrative». Le prossime consultazioni sono le Regionali del 2025, ma se i magistrati considerassero come a rischio pure quell’appuntamento trasformerebbero, secondo il legale, la sospensione di Toti in una «vera e propria decadenza, non prevista dalla legge». Inoltre l’indagine in corso, sostiene la difesa, non può che «inibire ogni reiterazione di azioni simili a quelle contestate». Anche perché, dopo quattro anni di indagini e di campagne elettorali, l’esiguità degli episodi ritenuti illeciti porterebbe a escludere l’esistenza di un sistema corruttivo.In più, si spiega che le erogazioni liberali tracciate da bonifici e «senza alcun artificio volto a celarne tempistica e provenienza» non sono mai state negate e anzi confermate ai pm, «sostenendo la buona fede». Infine la durata delle indagini, le testimonianze raccolte, gli interrogatori resi dagli indagati non renderebbero necessaria la proroga della misura per la tutela della prova. Adesso la palla passa a pm e gip. Ieri, intanto, sono stati sentiti per circa due ore a testa in Procura come persone informate dei fatti l’ad di Autostrade Roberto Tomasi e l’ex procuratore di Genova Francesco Cozzi. Quest’ultimo ha dovuto dare delucidazioni sul parere «orale» offerto, in veste di avvocato e in cambio di 15.000 euro, all’imprenditore sotto inchiesta Aldo Spinelli, il quale si era vantato al telefono del curriculum (ex procuratore) del consulente.I temi principali affrontati nell’audizione di Tomasi sono stati tre: il supposto interessamento di Toti per far assegnare a Spinelli un’area demaniale in uso ad Aspi, il possibile utilizzo dei residui di scavo del tunnel subportuale per riempire una banchina d’interesse di sciù Aldo, ma, soprattutto, gli inquirenti hanno domandato al manager conferma di quanto raccontato da Tomasi alla Verità sui suoi rapporti con l’imprenditore portuale Mauro Vianello, ritenuto molto vicino ai dem e sotto inchiesta come presunto corruttore. L’ad ci aveva riferito che Vianello, mentre cercava di ottenere appalti da Aspi, proponeva contatti con i vertici del Pd, in particolare con il segretario provinciale del partito, Simone D’Angelo, suo dipendente (è un funzionario amministrativo) nella società Santa Barbara. L’incontro, a cui partecipò anche il segretario regionale Valentina Ghio, avrebbe dovuto permettere ad Aspi di migliorare i propri rapporti con i dem dopo il crollo del Ponte Morandi e i continui rallentamenti sulla rete viaria regionale dovuti ai cantieri infiniti. A Tomasi abbiamo chiesto se avesse incontrato D’Angelo e Ghio e lui ci rispose: «Questo forse, se richiesti, lo spiegheremo in Procura. Vianello aveva detto: “Poiché voi avete problemi con l’area Pd, forse è opportuno che spieghiate tutte le attività di manutenzione e di ammodernamento che state facendo. Io li conosco molto bene”. Io ho replicato: “Io non li conosco, quindi se lei vuole organizzare…». Poi, forse, comprendendo la possibile ambiguità della proposta ricevuta, Tomasi ci tiene a precisare: «Questo non c’entrava nulla con la richiesta (di entrare in affari con Aspi di Vianello, ndr)… davanti a loro mai parlato di attività da effettuare in Autostrade per l’Italia, né sul tunnel subportuale». Il faccia a faccia con i dem sarebbe servito «solo per spiegare le attività di ammodernamento» sulla rete autostradale. Una ricostruzione che sarebbe, a quanto risulta alla Verità, stata confermata in Procura. Avrebbe trovato, quindi, conferma l’utilizzo «commerciale» che Vianello avrebbe fatto dei suoi contatti dentro al suo partito di riferimento.L’imprenditore non avrebbe solo ingaggiato dirigenti o ex dirigenti del Pd nelle sue aziende (Alessandro Terrile, Davide Gaggero, D’Angelo), ma avrebbe speso quei legami durante i meeting di affari. Un tentativo confermato, quanto meno a livello cronologico (mentre trattava commesse, offriva incontri politici), dallo stesso Tomasi.C’è poi un’altra questione scoperta dalla Verità. I maneggi, con tanto di intervento di almeno un agente dei servizi segreti, intorno alla proroga trentennale della concessione per il terminal Rinfuse. Un accordo sottoscritto dal comitato di gestione dell’Autorità portuale dopo una trattativa lunga due anni con i vecchi titolari della concessione, il gruppo Spinelli e la Msc di Gianluigi Aponte (che fece preparare la clausola che permise di sbloccare lo stallo garantendo all’Authority di revocare la concessione in caso di cambio di destinazione d’uso dell’area). Ma contro l’accordo si impegnò uno 007 che era stato dipendente del principale competitor economico di Spinelli e Aponte, il gruppo Psa international (ex Port of Singapore authority) che dalla trasformazione dell’area contesa in un terminal container avrebbe nocumento. Per questo i vertici dei nostri servizi segreti stanno approfondendo il caso. Dagli atti dell’inchiesta emergono i dettagli del tribolato parto e l’avvocato Savi suggerisce, dopo i nostri scoop, di non guardare il dito, ma la luna.«L’imputazione più grave contestata al presidente Toti riguarda la vicenda del terminal Rinfuse nel quale erano soci Spinelli ed Aponte. Tra i due si alternarono fasi di accordo con momenti di frizione fin tanto che i reciproci interessi non trovarono una sintesi. Ciò comportò il superamento dello stallo in cui la stessa si trovava da due anni e l’approvazione della stessa nel dicembre del 2021». Ma quel testo, lamenta l’avvocato, non è stato depositato agli atti e, ancora nell’aprile del 2022, la bozza «era ancora priva della indicazione del canone».«Alla luce di ciò viene da domandarsi la vera ragione di tempi assolutamente incompatibili con quelli di una istruttoria e soprattutto incompatibili con le esigenze del porto e di chi in quel terminal lavorava e investiva» rimarca Savi. Per il legale «l’intervento di Toti puntava, nell’interesse pubblico, in quel momento sovrapponibile a quello dei soci, a favorire l’approvazione del testo proposto dall’Autorità portuale senza interferire sulla determinazione della durata della proroga da questa indicata». Per la difesa del governatore «il vero scandalo era il ritardo» nella firma della proroga.E qui Savi imbocca il sentiero già intrapreso da questo giornale in totale solitudine: «Chi e cosa aveva frenato l’accordo non è dato capire. Certo è che gli approfondimenti investigativi non possono limitarsi alle attività di Spinelli e ai suoi rapporti con Toti. Intanto ad avere interesse alla approvazione vi era anche Msc, indipendentemente dalle frizioni con Spinelli che possono aver avuto una qualche rilevanza. E superare gli attriti tra terminalisti voleva dire evitare ulteriori rallentamenti nell’ammodernamento del porto». Una rilettura ragionata del quadro probatorio non può prescindere, a giudizio di Savi, dall’analisi degli interessi confliggenti che ruotano intorno ai progetti per il rilancio dello scalo, a partire da quello per la nuova diga foranea. «Per cercare di capire quale fosse il quadro e quali soggetti avrebbero potuto influire sullo stesso arricchiscono il panorama elementi di sicuro rilievo desunti dagli atti e dagli approfondimenti che abbiano letto in questi giorni sulla Verità». Ed eccoci alla pista che sarebbe stata trascurata da media e inquirenti: «È stato del tutto sottovalutato il ruolo del soggetto più forte, Psa, che potrebbe non avere interesse alla costruzione della diga in quanto questa cancellerebbe un monopolio di fatto nel traffico dei container trasportati dai cargo di grandi dimensioni. Da alcune intercettazioni citate dal vostro giornale, quelle attribuite a un agente segreto non identificato dagli investigatori, sono emersi elementi che potrebbero mutare il senso della vicenda del terminal Rinfuse. In base alle conversazioni captate il misterioso personaggio risultava operare con un suo pool (si parla anche di un presunto “capo”, ndr) alla bocciatura della clausola che avrebbe permesso l’approvazione della proroga, minando le condizioni necessarie a procedere all’ammodernamento dello scalo in tempi certi.Alcuni media hanno collegato lo 007 ad ambienti governativi e hanno presentato i tentativi dell’uomo come una condivisibile manifestazione di dissenso da parte di Palazzo Chigi (all’epoca il premier era Mario Draghi, ndr). Fosse stato così la disapprovazione avrebbe dovuto seguire vie ufficiali. Così non fu. Con sorpresa e una qualche apprensione abbiamo appreso che, al contrario, sembra che il Governo fosse stato chiamato in causa del tutto a sproposito; questo interlocutore pare operasse nell’interesse di Psa e quindi di una società cinese e per di più avrebbe un incarico negli apparati di intelligence». Savi domanda: «Che cosa pensare a fronte di un tale possibile spiegamento di forze? Che ruolo potrebbe avere avuto sui tempi della pratica di proroga? Che cosa si prefiggeva mediante il lavoro del pool? Si può sostenere che alla luce di ciò che un intervento volto alla approvazione del testo proposto fosse inopportuno? È uno scenario che, se approfondito, potrebbe riscrivere la storia dell’iter amministrativo della proroga del terminal Rinfuse e del processo». Di fronte a questi nuovi fatti «l’intervento di Toti andrebbe visto da una nuova prospettiva»: «Risulta chiaro che il mio assistito lavorasse alla luce del sole per la diga e il nuovo porto contro la burocrazia, le contrapposizioni tra terminalisti e, soprattutto, contro le pressioni sotterranee di chi poteva esercitare una forza enorme a svantaggio del futuro del porto e quindi della città».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.