2024-05-24
Toti torchiato 8 ore passa al contrattacco
Giovanni Toti (Imagoeconomica)
Interrogatorio fiume del governatore, che ha risposto a tutte le domande dei pm partendo da una memoria difensiva. Oggi chiederà la revoca dei domiciliari.Otto ore di interrogatorio nella caserma del Roan della Guardia di finanza di Genova per il governatore della Regione Liguria Giovanni Toti, durante il quale, oltre a rispondere alle domande preparate dai pm, ha depositato una corposa memoria. E già stamattina il suo difensore, l’avvocato Stefano Savi, presenterà una richiesta di scarcerazione. L’atto difensivo si apre con una lunga premessa: «Ogni dazione di denaro è avvenuta nella massima trasparenza» ed «è stata accreditata con metodi tracciabili e rendicontata». Inoltre, «ogni euro incassato», spiega il governatore, «ha avuto una destinazione politica. Nessun contributo ha prodotto arricchimento o utilità personale a me, agli altri appartenenti al mio partito o a terzi privati». Toti in questo snodo del memoriale appare puntiglioso: «Particolare attenzione è stata posta nel separare ogni aspetto economico della mia vita privata da qualsiasi attività economica legata alla politica, tanto da separare anche i conti correnti personali e utilizzare per l’attività politica esclusivamente conti dedicati e “trasparenti”, con strumenti di accredito e spesa tracciati, tracciabili e sempre rigorosamente documentabili».Ed è arrivato ai fatti. Sostiene di aver cercato di «evitare che guerre commerciali o, peggio, il contenzioso legale tra gruppi (nello specifico Spinelli ed Msc, ndr), rallentassero o peggio bloccassero la vita del porto». E spiega le modalità dei suoi interventi: «La mia attività, e quella dei miei collaboratori, fu improntata alla sola opera di supervisione, mediazione e sollecitazione della attività in corso, per le quali i tempi di approvazione e realizzazione non erano fattore irrilevante». Il tutto «senza parzialità». Un’attività che sarebbe stata «priva di favoritismi e senza alcuna connessione con i versamenti fatti (Aponte negli ultimi anni non ha versato nulla eppure molte delle sue richieste vengono tenute in conto anche maggiormente di quelle di Spinelli) e senza alcuna pressione esercitata anche solo a mero titolo di influenza politica». Toti si sarebbe limitato «ad assumere informazioni circa lo stato della situazione, a caldeggiare un accordo il più possibile equo tra le parti in causa, al fine di evitare grave danno agli interessi della città». Negli atti, ricorda il governatore, emerge «la mia richiesta a Signorini di rallentare la pratica per l’attribuzione delle concessioni a Spinelli». Un intervento che viene attribuito «erroneamente», sottolinea il politico, «alla presenza di una delegazione del Pd a un incontro con Spinelli». Al contrario, valuta nel memoriale, «come si evince dalla lettura complessiva degli atti, fu effettuato al solo fine di consentire alle delegazioni di Spinelli e Aponte di raggiungere un accordo». Una volta raggiunto l’accordo tra i due contendenti, «tutto fu poi approvato senza alcun tipo di intervento fattivo da parte mia», precisa Toti. La narrazione proposta dall’ordinanza di custodia cautelare e dalle carte delle indagini, secondo Toti, confermerebbe «che sono intervenuto non solo nei confronti di Spinelli, ma anche di tutti gli altri operatori coinvolti». E cita «i complimenti per l’impegno messo, da parte dell’uomo di Aponte, Lavarello, che riconosce il mio contributo per il buon esito del contenzioso».Il governatore, inoltre, afferma di non essersi «mai sentito debitore nei confronti di chi aveva contribuito» alla sua «iniziativa politica», aggiungendo che «l’essere contributore o comunque politicamente vicino non ha mai rappresentato un titolo per ricevere favori o trattamenti preferenziali».L’elenco è lungo. Toti parte dai fratelli Colaninno, ditta Intermarine, (Matteo Colaninno è ex parlamentare del Pd), passando per la «Società Agri Peq, Famiglia Luzzati». E cita anche «i vari incontri» e «le visite negli stabilimenti alla Spezia del Gruppo Ferretti (amministratore Alberto Galassi)». Come quelli per il Gruppo Baglietto e l’Italian naval group. Nell’elenco rientrano il Gruppo Contship, principale terminalista spezzino, i principali operatori di crociere mondiali (Costa, Royal Msc), ma anche le più importanti imprese di costruzioni italiane: Webuild, Pizzarotti e Fincantieri. Così come i rappresentanti della nuova proprietà dell’ex Hotel Kulm di Portofino.Per Toti, «dalle intercettazioni appare chiaro che i più contrari in Comitato portuale sono Carozzi e Canavese». E spiega che Canavese «è notoriamente uomo vicino alla Famiglia Gavio, concorrente diretto in quanto terminalista, con forti interessi sul porto di Savona, Vado Ligure e sul terminal merci ferroviario di Rivolta Scrivia». Proprio da quanto hanno raccolto gli investigatori, secondo Toti, «si può ricavare che Canavese muta la sua posizione complessiva rispetto al Gruppo Spinelli non appena contattato da Spinelli stesso per aprire una “trattativa”, sia sulle rinfuse, sia sulla possibilità di dirottare traffico merci del nuovo socio di Spinelli, il Gruppo Tedesco Hapag Loyd, sullo scalo di Vado Ligure».E precisa che, peraltro, «Spinelli nel ringraziare Signorini del buon esito del Comitato sottolinea ancora una volta che la soluzione trovata è comunque penalizzante per lui (meno anni e clausola di salvaguardia) “nonostante quello che avete scritto”». E che il Gruppo Msc avesse espresso «simile soddisfazione» non è sfuggito al governatore, «segno che», scrive, «attraverso l’equilibrio tra le parti, ha prevalso l’interesse pubblico».Spinelli, inoltre, evidenzia Toti, «ricorda gli interessi specifici di Canavese che ha voluto e realizzato il terminal concorrente a Genova di Vado Ligure con 200 milioni pubblici e lavora direttamente e indirettamente per il Gruppo Gavio tra i principali concorrenti di Spinelli. Tanto da chiederne l’espulsione dal Comitato portuale per incompatibilità e conflitto di interessi».Ma il governatore ne ha anche per Carozzi, che a suo dire «appare influenzato dagli interessi e dalla posizione del Gruppo Aponte con il quale, per il tramite di Lavarello, vi è un fitto scambio di informazioni e il costante allineamento delle strategie». Ed è ancora tramite i dialoghi intercettati che, secondo Toti, «si apprende la fattiva collaborazione di Carozzi affinché Msc presenti addirittura un’istanza concorrente per contrastare quella di Spinelli». Abbandonata questa ipotesi, però, lo stesso Carozzi, secondo Toti, «concorda con Lavarello la clausola di garanzia che consentirà di trovare poi l’accordo all’interno del Comitato portuale e allo stesso promette di inviare in anticipo la delibera che sarà portata in Comitato». In cambio, Lavarello, sempre secondo il governatore, «nelle stesse conversazioni lascia comprendere chiaramente la gratitudine del gruppo di Ginevra per il lavoro di interdizione svolto, tanto che la conversazione si chiude con la promessa di parlare di “altro” davanti a un caffè a quattrocchi». E con Carozzi che «rincara dicendo di aspettarsi almeno una “bottiglia di champagne”».Toti nella sua difesa ricorda di aver incontrato Carozzi in una sola occasione, «per altro conviviale». Il governatore scrive: «Io non sono mai intervenuto direttamente nel merito degli atti in elaborazione né sulle valutazioni effettuate dagli organi competenti, non ho mai presenziato alle riunioni tra Commissario, Porto e parti in causa». Ribadisce che il suo intervento «si è limitato ad assumere informazioni circa lo stato della situazione, a caldeggiare un accordo il più possibile equo tra le parti in causa, al fine di evitare grave danno agli interessi della città» e che per questo è arrivato a chiedere all’allora presidente dell’autorità portuale, Paolo Emilio Signorini, «di rallentare la pratica per l’attribuzione delle concessioni a Spinelli», il suo presunto corruttore. Quindi aggiunge: «Sono intervenuto non solo nei confronti di Spinelli, ma anche di tutti gli altri operatori coinvolti».Per quanto riguarda la contestualità tra finanziamenti e presunti interventi a favore degli imprenditori chiede di verificare come questo non sia vero, esaminando tutto il periodo della sua attività politica e che i pagamenti sono avvenuti «con cadenze semmai legate agli eventi politici della regione (elezioni comunali, regionali o manifestazioni varie) e non legate a specifiche situazioni economiche o alla compresenza di vicende di interesse per Spinelli».Inoltre, essendo le erogazioni registrate sia da Toti che dal donatore, «appare chiaro» che quest’ultimo «non considera in alcun modo la sua dazione di denaro come merce di scambio o pagamento di un interesse illecito, attività che anche egli stesso con la pubblicità del versamento si incaricherebbe di denunciare». C’è poi il capitolo dedicato al «ruolo di altre forze politiche e di altri soggetti». Il riferimento è soprattutto alla visita sulla barca di Spinelli da parte dell’ex governatore della Liguria Claudio Burlando, accompagnato da due funzionari dello stesso partito. Toti evidenzia il ruolo del Pd e ricorda che al pranzo partecipò anche un avversario di Spinelli, Giulio Schenone, «rappresentante del gruppo Psa in Italia, imprenditore in porto con diversi interessi, considerato da sempre amico personale e politicamente contiguo all’ex governatore Burlando, e rappresentante in Confindustria dei terminalisti». Per l’indagato «è evidente che Schenone, attraverso la mediazione di Burlando era interessato a conoscere gli sviluppi della situazione per trarne vantaggio per il proprio gruppo» ed evidente appare la volontà di Burlando e della sua parte politica di mediare tali rapporti».Per quanto riguarda il presunto voto di scambio, Toti ricorda che le preferenze dei riesini sotto osservazione sarebbero state non più di 400 su un totale di 380.000 raccolti. Poi spiega che i due presunti collettori di voti scomodi, i gemelli Italo Maurizio e Arturo Angelo Testa, avevano ottime referenze: «Venivano presentati come attivisti politici con incarichi in Regione Lombardia da due onorevoli (Sorte e Benigni). Nel loro curriculum vi erano incarichi politici legati alla giunta regionale lombarda. Entrambi gli onorevoli ne garantivano le qualità personali». Inoltre i due «erano rappresentanti ufficiali della Comunità Riesina nel Mondo» e per Toti «il fatto di essere riesini e loro rappresentanti non può equivalere ad essere considerati come persone di malaffare». In più, rivendica, «nessuna utilità specifica è andata alla comunità Riesina, né in posti di lavoro né altro».Per quanto riguarda il presunto tentativo di non essere intercettati sulla barca di Spinelli, Toti ricorda che lui quasi mai si è privato del cellulare e che, anzi, come dimostrano le intercettazioni ha chiamato anche dal panfilo. E se, in rare situazioni, Spinelli ha chiesto di posare i telefonini lo avrebbe fatto solo perché «temeva di essere spiato da concorrenti a cui evidentemente non voleva far conoscere il suoi piani di impresa». Alla fine Toti ribadisce che c’è chi lo ha aiutato finanziariamente senza chiedergli niente in cambio, come l’armatore Augusto Cosulich. Ha anche raccontato che un pagamento di Spinelli non era diretto a lui, ma alla «campagna di primavera» del sindaco Bucci, il quale «all’epoca dei fatti, essendo lontane le elezioni, non aveva un contenitore giuridico in grado di ricevere donazioni».
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)