2024-10-14
«Spioni? Forse una manina straniera»
Tommaso Foti (Imagoeconomica)
Il capogruppo di Fdi alla Camera, Tommaso Foti, sui conti bancari violati: «È il più grosso scandalo della storia repubblicana. Strano che non ci sia solidarietà dall’estero. Pure la sinistra sta zitta. E intanto tiene in ostaggio la Consulta».«Parliamoci chiaro. È il più grosso scandalo della storia della Repubblica. E forse c’è una manina internazionale. Mentre spiano il presidente del Consiglio, la sinistra è rimasta incredibilmente in silenzio». Tremilacinquecento personaggi eccellenti spiati nei loro conti bancari, tra cui il premier Meloni e il ministro Crosetto. Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, nella vicenda di Bitonto vede una regia? «Certamente non si tratta dell’iniziativa individuale di un curiosone incallito, come si poteva supporre all’inizio. Anche la Procura inizia a ipotizzare che questa spia fosse in contatto con terzi. Chi siano questi terzi è un quesito che potrà risolvere solo l’autorità giudiziaria». Il suo dubbio qual è?«Ci sono diverse nuvole nel cielo. In pochi giorni, un hacker penetra nel sito del ministero di Giustizia, un funzionario dello Stato crea dossier prevalentemente contro personaggi di centrodestra, e poi oggi il caso Coviello. Di fronte a tutto questo, noto con amarezza che qualche partito ha smarrito la sua verve».Si riferisce al centrosinistra?«A parti invertite, assisteremmo a cortei sindacali, manifestazioni di piazza, si griderebbe al rischio golpe in Italia. Invece per la sinistra è tutto normale. Protestare per il fatto che il presidente del Consiglio è stato spiato, viene derubricato a “vittimismo”. E se fosse successo al segretario Schlein?». È insospettito dal fatto che l’opposizione politica non si sia scandalizzata rispetto a queste violazioni?«Sono indignato, perché il fatto è gravissimo. Striano avrebbe eseguito una quarantina di accessi, ma qui le proporzioni sono ben maggiori: parliamo di centinaia di migliaia di dati, una mole di documenti sensibili impressionanti. È il più grosso scandalo della storia della Repubblica, i nostalgici del vecchio scandalo Sifar oggi impallidiscono». Non possiamo escludere un mandante politico-giudiziario?«Se qualcuno viene a dirmi che due persone sono state mosse solo dalla curiosità, e in virtù di questa hanno scaricato una quantità abnorme di file, allora devo supporre che sia opportuno chiamare un’ambulanza, e accertarsi vi sia posto in qualche struttura di ricovero coatto». Dunque chi ci sarebbe dietro?«Più di una manina. Ci sono manine nazionali, e magari anche qualcuna internazionale». Come può dirlo? Dovremmo guardare a Ovest o Est?«Guarderei in generale dove tira il vento di sinistra. Mi sembra anomalo che in Italia la sinistra taccia, e che questo scandalo non abbia riverbero in alcun contesto esterno. In passato, da ambienti stranieri, giungevano dichiarazioni di solidarietà per molto meno. Stavolta nulla».La resistenza al governo sta imboccando strade impervie? «Affidarsi a questi mezzi ignobili e invasivi per cercare di ribaltare un voto popolare, qualifica la povertà morale di chi spera che ciò accada. Ma stavolta non sento suonare alcun “allarme democratico”». In realtà l’allarme è suonato, ma per altri motivi. Avete tentato il blitz nella nomina del giudice mancante alla Consulta.«La posizione della sinistra è sbalorditiva. Finché il centrodestra non ha prospettato un candidato, loro hanno sempre votato scheda bianca. Nel momento in cui è iniziata a circolare la voce che potevamo proporre una candidatura, si sono ritirati sull’Aventino. Che non ha mai portato fortuna a chi lo ha attuato». Dunque?«È una violazione dei suggerimenti costituzionali. Lasciare la Corte nell’indeterminatezza significa essere degli analfabeti del diritto». L’opposizione nel passato non ha forse indicato giudici costituzionali?«Tra due mesi decadono altri giudici, e la sinistra vuole aspettare ancora, con l’obiettivo di approvare un pacchetto di nomine complessivo. Ma è un errore. Lasciare la Corte così sguarnita crea degli squilibri: basterebbe una defezione per paralizzare l’intero organismo». Si rischia davvero la paralisi?«La sinistra intende tenere in ostaggio la Consulta per esercitare un diritto di veto. Che non spetta a nessuno, men che meno a chi ha perso le elezioni». Proporre Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico di Palazzo Chigi, non è una forzatura? «Nel 2022 è stato nominato alla Consulta il consigliere giuridico di Mario Draghi, che poi è stato chiamato a decidere sulla costituzionalità dei provvedimenti del governo Draghi medesimo. Possiamo divertirci a dare delle etichette ai curricula, ma non conviene a nessuno». Cioè?«La Corte costituzionale ha avuto un presidente che si chiama Giuliano Amato, non certo un illibato della politica, ma nessuno ha mai contestato il suo profilo professionale. L’attuale presidente della Corte, un maestro del diritto, si chiama Augusto Barbera, è stato deputato sui banchi della sinistra per il Pci, per il Pds e per i Ds. Quindi mi chiedo: i professori sono indipendenti solo se di sinistra, altrimenti diventano ineleggibili?».Farete un accordo con Calenda per far passare Marini?«Al di là degli accordi con questo o quello, c’è un problema di metodo. Mi devono spiegare per quale arcana ragione qualcuno deve imporre il veto su una votazione. È compito del Parlamento eleggere tempestivamente i giudici costituzionali, senza soluzioni aventiniane». E Mattarella, nel frattempo?«Lungi da me interpretare i pensieri del capo dello Stato. Ma alla cerimonia del ventaglio di luglio, davanti alla stampa, il presidente parlò chiaramente: è necessario eleggere velocemente i giudici costituzionali. Tutti gli inquilini del Quirinale dagli anni Novanta in poi hanno rivolto fermi appelli al Parlamento perché il vulnus della elezione dei giudici venisse superato. Cossiga minacciò addirittura lo scioglimento delle Camere per uscire dallo stallo». Come ha reagito dopo l’audizione dell’ad di Stellantis Carlos Tavares? «Non chiediamo soldi per noi, ma per aiutare i cittadini a comprarsi un auto». «Tavares sta cercando alibi. Sta tentando deliberatamente di escludere qualsiasi responsabilità dell’azienda per non aver mantenuto i patti. Chiede altri provvedimenti pro Stellantis? Forse dimentica che è stato elargito un miliardo di incentivi. Se dice di essere stato abbandonato, o ha poca memoria, oppure non si è accorto di ciò che entrato nel portafoglio dell’azienda». Dunque i contribuenti hanno già dato?«È una vecchia storia. È dai tempi della Fiat che ci hanno abituato a privatizzare gli utili e socializzare le perdite. Sotto questo profilo, la tradizione sembra continuare. Nonostante i significativi aiuti del governo, Stellantis non ha aumentato la produzione, ma l’ha abbassata persino sui modelli coperti dagli incentivi. È una vicenda paradossale che si traduce in un disastro sotto il profilo produttivo, ma soprattutto sul piano occupazionale. E a preoccuparmi, in primis, è l’indotto». Non è surreale che i promotori della svolta full electric, poi chiedano allo Stato di accollarsene i costi?«L’abbiamo sempre detto: la transizione energetica è un obiettivo che va programmato su tempi lunghi. Nel momento in cui si stabilisce per legge che l’endotermico tramonta nel 2035, si induce l’industria automobilistica ad abbandonare già oggi i vecchi modelli. Ma con questi tempi nessuno può essere preparato ad affrontare i costi dell’elettrico: era un disastro annunciato». Come finirà?«Quando i cittadini saranno costretti ad acquistare veicoli elettrici al triplo del prezzo attuale, arriveremo al paradosso: il vecchio Agnelli aveva permesso agli italiani di comprare la Cinquecento, il prode Tavares li costringerà a tornare sulla bicicletta». In Francia il primo ministro Michel Barnier vuole un’imposta patrimoniale per i più ricchi. Keir Starmer nel Regno Unito dice che la manovra sarà dolorosa, e i ricchi dovranno «portare il fardello più pesante». In Italia Elly Schlein dice che la patrimoniale «non è più un tabù», e Landini incalza: «I soldi bisogna andare a prenderli là dove ci sono». Con queste premesse, gli italiani possono stare tranquilli? «Il centrodestra possiede un blocco sociale che ha sempre considerato la patrimoniale come un delitto. Un delitto contro l’economia e contro il risparmio. Finché ci sarà un centrodestra al governo, la patrimoniale rimarrà un sogno di Landini e della sinistra. Consiglio loro di continuare a contemplare i quadri di Pellizza da Volpedo per la loro bellezza, non certo per la loro attualità».
Ecco #DimmiLaVerità dell'11 settembre 2025. Il deputato di Azione Ettore Rosato ci parla della dine del bipolarismo italiano e del destino del centrosinistra. Per lui, «il leader è Conte, non la Schlein».