2021-09-01
Montanari provoca, ma se lo criticano frigna
Tomaso Montanari (Ansa-IStock)
Lo storico dell'arte si dice oggetto di una congiura fascista, ma è sempre in tv e sui giornali e ha fatto anche carriera all'università. Da queste tribune si permette impunemente di offendere la memoria delle foibe e delle vittime delle persecuzioni comuniste. Gli psicologi, negli anni a venire, la riporteranno nei manuali come «sindrome di Tomaso Montanari». Chi ne soffre ha la stravagante tendenza a offendere, insultare e vilipendere chiunque, salvo poi piagnucolare se qualcuno gli risponde. Come è evidente, la sindrome prende il nome da un famosetto e tronfio critico d'arte il quale passa gran parte del suo tempo a twittare freneticamente, inventandosi complotti neonazisti, trame nere e altre amenità. Ogni volta il Montanari si erge a sentinella della democrazia, e ne approfitta per abbronzarsi un pochetto alla luce dei riflettori, traendo così profitto dagli improperi che distribuisce a destra e a manca (anzi, di solito a destra).L'ultima pagliacciata di cui il nostro si è reso protagonista - è noto - riguarda le foibe. Secondo Montanari, «la legge del 2004 che istituisce la Giornata del ricordo» sarebbe una «falsificazione storica» montata ad arte dai soliti fascisti onde oscurare il Giorno della memoria dell'Olocausto. Le foibe non furono pulizia etnica, dice Montanari. I morti non furono poi così tanti, prosegue, e in fondo gran parte di essi erano fascisti, quindi poco male.Dopo aver insultato uomini, donne e bambini uccisi dai titini; dopo aver insozzato la memoria delle popolazioni giuliano dalmate, ora Montanari si presenta come vittima. Frigna perché Fratelli d'Italia e Lega hanno chiesto che sia rimosso dall'incarico di rettore dell'Università per Stranieri di Siena recentemente ottenuto. «Siamo al punto», ha scritto il nostro eroe su Twitter, «in cui la leader di un partito palesemente neofascista può accusare un professore antifascista di essere antidemocratico e dunque indegno di ricoprire una carica istituzionale. Ma dove sono i vertici della Repubblica, che hanno giurato sulla Costituzione antifascista?». Ma certo, i «vertici della Repubblica» dovrebbero correre a occuparsi del povero Tomaso minacciato dagli squadristi. Dovrebbero precipitarsi a sostenere il partigiano Tomaso, valoroso combattente di Twitter osteggiato dal mondo intero (pensate, gli è toccato persino disdire l'abbonamento al Corriere della Sera perché Aldo Grasso gli ha fatto il contropelo: son drammi seri...). Purtroppo per Montanari, in suo soccorso sono giunti soltanto gli amichetti di Sinistra italiana come Nicola Fratoianni. Quest'ultimo - sempre su Twitter - si è stracciato le vesti come si conviene: «Continua senza soste il linciaggio mediatico di Lega e Fdi nei confronti di Tomaso Montanari», ha scritto. «Oggi un deputato leghista arriva a chiedere alla ministra dell'Università di “censurarlo". Ecco questi sono i loro valori: la censura».Capito come funziona? Montanari insulta e sminuisce un genocidio, qualcuno chiede che sia rimosso dall'incarico istituzionale, e lui grida alla censura, facendosi aiutare dagli amichetti post-post-post comunisti. Ora, che Montanari sia vittima di persecuzione è semplicemente ridicolo: colleziona incarichi, pubblica con i maggiori editori, viene invitato di frequente in televisione e firma editoriali su importanti quotidiani. Di più: se c'è qualcuno con il vizio di invocare la mordacchia, quello è proprio Montanari.Giova ricordare che cosa scrisse il bravo professorone sul Fatto quotidiano qualche mese fa a proposito del libro di Giorgia Meloni: «Rifiutarsi di vendere un libro della leader di un partito così compromesso col fascismo non solo è lecito, ma encomiabile e ormai necessario». Erano i giorni, tanto per essere precisi, in cui alcuni simpaticoni avevano preso il vizio di ribaltare i volumi della Meloni nelle librerie, in modo che la leader politica apparisse a testa in giù (chiaro riferimento a piazzale Loreto). Tutto ciò considerato, lo scandalo non è che qualcuno oggi chieda la testa di Montanari. Semmai è che il borioso professore non sia ancora stato sanzionato. Ma così funziona in Italia: i progressisti passano il tempo ad elaborare leggi liberticide, a chiedere la censura di libri, a insultare chiunque non la pensi come loro, a impedire presentazioni, persino a manifestare contro l'apertura di librerie considerate troppo di destra. Però, nel contempo, si atteggiano a vittime della violenza fascista.Montanari è, appunto, il perfetto esempio di tale atteggiamento. Egli dice che la destra vuole oscurare la memoria della Shoah. Eppure, pensate un po', la destra italiana è filo israeliana mentre Montanari ha più volte difeso la causa dei palestinesi (che Israele lo annienterebbero volentieri). Montanari giustifica chi mette la Meloni a testa in giù e vorrebbe cancellarne le idee, poi però si appella alla libertà di espressione garantita dalla Costituzione. Montanari si fa beffe di una minoranza discriminata e martoriata da un regime totalitario, tuttavia si vende come alfiere della democrazia perseguitato dai perfidi reazionari.Ma non è colpa sua, poverino: non può agire altrimenti. Egli è vittima, sì, ma di sé stesso e della sindrome che porta il suo nome. Un male oscuro e terribile, che però, fortunatamente, si può guarire: basta una bella cura a base di umiltà. Una terapia domiciliare a cui il nostro potrà agevolmente sottoporsi una volta liberato dall'incarico di rettore.