Missoni ci riporta all'estate, con una sfilata nella piscina più chic di Milano
- Il marchio italiano, famoso per le sue coloratissime stampe, va in scena ai Bagni Misteriosi tra fiori luminosi e una passerella a pelo d'acqua. I capelli, raccolti in un twist con fiori freschi, una pettinatura semplice realizzata da Anthony Turner, hairstylist di fama mondiale e ambassador di Dyson.
- Il patron di Tod's Diego Della Valle svelerà tra un mese il nome dello stilista che realizzerà la nuova capsule collection: «Le sneaker non saranno preponderanti su tutto, servono idee fresche come quella del designer Alber Elbaz, che ha conquistato il mercato».
- Veronica Etro ci porta in « un viaggio intorno al mondo dove coesistono sofisticate piratesse dallo spirito selvaggio e raffinatezza conservatrice, due anime che si mescolano in una sola estetica».
- Moschino colora la passerella con un omaggio a Picasso.
Lo speciale comprende quattro articoli e un video dal backstage di Missoni.
La prima fu firmata da Alessandro Dell'Acqua. La seconda da quel genio di Alber Elbaz, il designer alla direzione creativa di Lanvin per 14 anni (fino al 2015). Ora siamo quasi giunti alla terza capsule collection e il nome dello stilista, Diego Della Valle (il cui impero comprende i marchi Tod's, Hogan, Fay, la firma d'alta moda Schiaparelli, le straordinarie scarpe Roger Vivier), lo svelerà tra una ventina di giorni. «Mi piace l'idea di aprire Tod's a molti altri talenti. È l'inizio di una nuova era per il nostro brand», aveva dichiarato il patron di Tod's un anno fa quando presentò Tod's Factory, il grande progetto per promuovere, sostenere, appoggiare i talenti, i giovani e il made in Italy. E poter sfornare attraverso delle capsule collection, novità e pezzi d'artista.
«L'idea , i tempi, il piano sono giusti», spiega Della Valle durante un incontro presfilata. «Vediamo che arrivano i primi buoni segnali. Bisogna investire, investire, investire e poi aspettare come facevano i contadini che arrivino i frutti dopo la semina. Il posizionamento del marchio nell'italian lifestyle preciso, la super qualità, il custom service, le limited edition e le capsule tipo quella di Alber Elbaz, questo lavoro che si racchiude nella Tod's Factory, funziona, il nome gira nel mondo, con la freschezza di gente come Alber che serviva soprattutto in certi mercati». E si parla insistentemente della prossima capsule.
«È già fatta, tra un mese diremo chi la fa. Siamo molto felici del lavoro di Alber, che al di là della capsule ha costruito un progetto fortemente innovativo, quello di sposare un mondo di mocassini classici con la suola da sneaker. Sembrava una banalità e invece piace molto e mi risulta che sia sui tavoli di diversi stilisti bravi, quindi lui è stato, ancora una volta , un fuoriclasse. Le sneaker non saranno preponderanti su tutto e queste sono il nuovo. E Elbaz è bravo a comunicare, una cosa nata quasi per scherzo, di grande amicizia, lui l'ha presa di petto e questi sono i risultati. Ora sta facendo giri per il mondo per raccontare il progetto dove faremo i nostri pop up. La prossima capsule andrà in vendita a primavera estate. Il progetto in generale comprenderà le collezioni classiche e le sfilate, minimo una capsule a stagione e una o due limited edition a stagione, collezione principale e altre che vanno nei negozi con tempistiche precise. Il nostro è prodotto ma soprattutto comunicazione. Abbiamo la fortuna di esser in Italia, c'è un bellissimo ritorno di cose fatte bene. Questo darà una mano al nostro Paese e se finissimo di vedere tante brutte cose non sarebbe male».
Dalla velocità del pensiero all'esecuzione, tutto corre sul filo della perfezione. Lo si è visto e constatato con le prime due capsule. Non mancano, come ovvio in questo nuovo periodo della moda, i cenni alla sostenibilità. E Della Valle è una parola che divide in due. «C'è la sostenibilità tra noi e le persone che lavorano con noi da sempre. Noi veniamo da una famiglia di operai, mio nonno era operaio, mio padre lo era prima di diventare imprenditore. Veniamo da quel mondo e non lo abbiamo mai dimenticato. Il rispetto per chi lavora è doveroso Quando le aziende fanno belle cose, hanno buoni risultati, agevolare la vita di chi lavora in azienda diventa normale, noi lo facciamo da quasi vent'anni. Sono diverse le aziende che si comportano nello stesso modo e vedo che i rapporti tra le proprietà e la gente che lavora sono un tutt'uno, è un modo di essere civili. Un imprenditore che ha successo e non distribuisce una parte del successo a chi sta intorno lo considero un imprenditore zoppo. E oggi, in aggiunta, c'è la sostenibilità che pone l'attenzione forte a tutti i problemi dell'ecologia, climatici, lo tocchiamo sulla nostra pelle vedendo quello che accade in giro per il mondo e dobbiamo essere veloci ad adeguarci, chi non lo ha già fatto deve migliorare tutti i processi legati al produrre che non fa male».
Da Tod's, tutto questo lo si tocca con mano. Sono le tre T a tracciare la strada tradizione, talento, tempo. «Viviamo in un'azienda che è stata fondata da mio nonno, quindi il tempo è tanto e tutto, la tradizione è quella d'aver puntato sempre su una bellissima qualità che continuiamo a fare e che rimane la cosa più centrale accanto a una creatività alla quale abbiamo dato una spinta in avanti pensando ai mercati asiatici che hanno voglia di giocare con i nostri prodotti. Sono delle T che rappresentano un po' il nostro mondo e il nome del nostro marchio Tod's. Abbiamo giocato con le parole per dimostrare il nostro attaccamento al nostro paese dove si fanno le cose più belle del mondo. E il messaggio di lifestyle, che tutto il mondo ci invidia, è proprio rivolto alle persone che amano vivere come gli italiani. La qualità italiana è inarrivabile, anche marchi famosissimi, non italiani, vengono a prodursi le loro cose qui, grandi gruppi internazionali amano comprare nelle aziende italiane, noi dovremmo preservare assolutamente il senso della qualità e un paese come il nostro, bello, dove il cibo è buono, le persone sono simpatiche la cultura è tanta non fa fatica nemmeno a livello ambientale a fare respirare meglio».
Donne di Armani, leggerezza sexy. Scervino lancia lo stile vestaglia
Una chiacchierata con Giorgio Armani è il momento più alto dell'intera settimana di moda milanese, che durerà fino a l 23 settembre. Divertente, ironico, spiritoso. Serioso quando parla e descrive la sua collezione. «Avete notato che c'è un cambio di direzione», racconta, «verso una moda meno arrogante e più composta? La moda è a uso della gente e non dei giornali o dei disegner, ma destinata a un pubblico che compra, che va in giro, che vive la vita».
L'accenno alla sfilata di Emporio Armani di qualche giorno fa, collezione bellissima, positiva in tutto dalla leggerezza dei tessuti, alla luce dei cristalli, è inevitabile. «L'Emporio è molto vicino a questa storia». E ora la Giorgio Armani, «una leggerezza iniziata con il Privé (l'haute couture ndr) a Parigi, pur rimanendo nel genere classico, ha un colpo d'ala. Quando vedi una cosa che diventa di dominio pubblico hai voglia di avere una reazione e si può rimanere nel vendibile, nell'accettabile avendo delle idee». E inizia a descrivere i capi dai colori. «Ho introdotto il color caffè ma mescolato a un bluette per dargli forza e carattere, per renderlo vivo; il nero vive mescolato a colori pallidi come il rosa e l'azzurro, la stampa, l'unica, ha foglie esotiche. Pure la sera riprende il tema dei colori soffici con qualche divertimento e dettaglio un po' forte».
La giacca decorata acquista un'aria scultorea con parti chiare e scure, quella con le maniche a reglan è seriosamente doppio petto, gli abiti si sovrappongono e si sdoppiano quando non sono interamente ricamati. «La voglia di natura c'è, inteso come pianeta, nulla di stravagante o siderale, viviamo la terra e cerchiamo di salvaguardarla e di viverla con intelligenza, non stravolgendola perché la terra è quella che è, altrimenti cerchiamo un altro pianeta». Si torna al leit motiv di queste sfilate, il fatto bene, l'abito curato, la voglia di vestirsi. «La donna è cambiata dalla giacca da uomo a più sexy, vive in modo totalmente diverso». Un no detto con forza di fronte a una gonna dritta, giacchettina e camicia con fiocco. «Attenzione a non farlo diventare un annullamento di tutto quello che è stato fatto negli ultimi vent'anni».
In questo aiuta molto la moda di Ermanno Scervino. «Mi piace la donna sofisticata», spiega lo stilista fiorentino, «e per fare questo ci vuole un grande lavoro». L'intimo come abito pubblico. Il pigiama di seta con cui andare in ufficio, la vestaglia per la sera più glamour, la lingerie a vista, caposaldo della maison. Il know how italiano, le capacità artigianali si toccano nelle piume realizzate con pizzi valencienne, nei pois futuristici, nella pelle fine come la seta.
Dalle borghesi alle aristocratiche di Etro, soprattutto, groupie. Per Veronica Etro «è un viaggio intorno al mondo dove coesistono sofisticate piratesse dallo spirito selvaggio e raffinatezza conservatrice, due anime che si mescolano in una sola estetica». E ricorda Anne Bonny da una parte e Marianne Faithfull dall'altra. Motivi ikat e Paisley, righe berbere e ornamenti tribali ne fanno una perfetta hippy anni Settanta che mai dimentica il lato sartoriale della vera eleganza. Una collezione preziosa per tessuti e dettagli, che culmina con un'ultima uscita di camicie maschili, emblema bon ton e pezzo clou della prossima estate.
Per Anna Molinari di Blumarine «la più alta forma di eleganza è la gentilezza». E lo scrive pure sulle maglie già in vendita dopo la sfilata. C'è tutta Blumarine in passerella. Dai pizzi ai volant, dalle organze alle ruches. Alberto Biani parla di connessioni tra rock e workwear. Biani porta alla ribalta il contrasto femminile e maschile, giacche perfette lunghe o corte, lo smoking con pantaloni cargo. I più nuovi si chiamano Chaplin e sono ampi e classici con tasche da jeans. Stampa cravatteria grande piccola e l'inconfondibile maculato di Biani, eterno.
Le ispirazioni per Luisa Spagnoli vengono dai riad di Marrakech. «In un mondo globalizzato, dominato dalla velocità e dal mordi e fuggi, sono ripartita dalla couture», afferma Nicoletta Spagnoli. «Mi sono concentrata sull'attenzione al dettaglio, su quei virtuosismi sartoriali che sono il cuore dell'identità di Luisa Spagnoli, rileggendoli in chiave contemporanea». Prende così corpo una collezione realizzata con materiali preziosi, naturali, ultrafemminile.























