- Matteo Salvini è il primo politico italiano a sbarcare sul social network cinese. Il video in cui «balla» ha addirittura superato il milione di visualizzazioni. Una seconda vita per la piattaforma più amata dai teenager che si apre alla politica, senza censura. A utilizzarlo, oltre al leader leghista, solo il democratico canadese Jagmeet Singh.
- La storia di TikTok. Da Musical.ly a Vine fino al fenomeno Snapchat. Come i mini video sono diventati virali più delle foto.
Matteo Salvini è il primo politico italiano a sbarcare sul social network cinese. Il video in cui «balla» ha addirittura superato il milione di visualizzazioni. Una seconda vita per la piattaforma più amata dai teenager che si apre alla politica, senza censura. A utilizzarlo, oltre al leader leghista, solo il democratico canadese Jagmeet Singh.La storia di TikTok. Da Musical.ly a Vine fino al fenomeno Snapchat. Come i mini video sono diventati virali più delle foto.Lo speciale comprende due articoli.Una musica epica, da film, la scritta «Onore alle forze dell'ordine» e Matteo Salvini che stringe le mani a un gruppo di uomini in divisa schierati davanti a lui. È iniziata con questo brevissimo video, poco più di una decina secondi, l'avventura del leader della Lega su TikTok. Il social network più famoso tra gli utenti della generazione Z (quella che comprende i nati tra il 1995 e il 2010) tra i suoi 500 milioni di utenti attivi ogni mese è un fenomeno di massa che non coinvolge più solo i giovanissimi ma che continua a guardare alle generazioni future con particolare interesse. L'ha capito Salvini, che, con il suo profilo da quasi 50.000 seguaci, è oggi il primo politico italiano a postare attivamente sulla piattaforma. Prima di lui, solo il leader del nuovo partito democratico canadese Jagmeet Singh aveva utilizzato la piattaforma per veicolare, in modo divertente e leggero, il suo programma anche ai più giovani. Ma che cos'è TikTok? Questa applicazione, disponibile oggi in 155 Paesi al mondo e in 75 lingue differenti, non è altro che un'evoluzione di musical.ly e Vine, due app divenute famose tra il 2013 e il 2014 in cui i teenagers postavano brevissimi sketch comici o video in cui si sfidavano con gare di lipsync. Il formato, semplice, scorrevole, ricco di effetti, era riuscito in brevissimo tempo a sconvolgere il mondo dei video sui social mettendo a dura prova piattaforme come Facebook, Instagram e Youtube. Dopo un paio di anni di fiorente attività, tuttavia, qualcosa sembrava essersi spento. Se sia per noia o per la ripetitività dei contenuti, non è dato saperlo. Quel che è certo è che, forse, il format non era ancora maturo e non era sviluppato al pieno delle sue potenzialità. I brevi video, ben presto, si erano trasformati in puntate che si susseguivano creando piccoli show sulla piattaforma che portavano migliaia di dollari nelle tasche dei giovanissimi creatori. Fiutato l'affare, l'addio alle due piattaforme fu una conseguenza quasi necessaria: serviva più tempo, più spazio, e soprattutto la possibilità di appoggiarsi a un servizio - come Youtube - noto a livello globale. Nacquero così i vlog, letteralmente dei diari-video giornalieri, in cui le star di questi social veloci si raccontavano al pubblico di giovanissimi che avevano fidelizzato via Vine o musical.ly. A far risorgere dalle ceneri questo tipo di applicazione, ci ha pensato lo stesso Youtube. Dopo il clamoroso disastro di Logan Paul, vlogger americano divenuto milionario inizialmente proprio grazie a Vine, che pubblicò sulla piattaforma un diario di viaggio in Giappone e il suo incontro ravvicinato, nella foresta dei suicidi di Aokigahara, con il cadavere di un ragazzo. Il declino della star, ma anche del diario video quotidiano, iniziò in questo modo. L'ossessione del mostrarsi sempre in contesti estremi, iniziava a non piacere più. E per questo bisognava trovare un'alternativa. Di nuovo.Oggi TikTok è il social network più apprezzato dai teenager, ma sta pian piano conquistando anche un pubblico più adulto. I ragazzi, come spiegano i creatori della piattaforma, «trovano uno spazio in cui potersi esprimere liberamente, anche su questioni da adulti, ma lontano dagli occhi indiscreti dei genitori». Così, tra una battaglia a colpi di coreografie semplicissime, tormentoni e sketch comici, ecco che compaiono video di politica, in cui chi si prepara a un futuro da elettore esprime il proprio punto di vista su questioni più o meno importanti. Gli hashtag politici hanno iniziato a spopolare sul social. Che siano tradotti in video ironici o no, il risultato non cambia. La politica è sbarcata anche tra i più giovani che l'hanno fatta loro e hanno dimostrato di non essere una generazione tutta «selfie e discoteche». A dimostrare come TikTok stia cambiando volto sono i numeri: video con l'hashtag #Usa2020 sono stati visualizzati oltre 18.500 volte, Donald Trump (che ancora non ha aperto un profilo ufficiale) vanta invece oltre 211 milioni di visualizzazioni. Le declinazioni di The Donald, su TikTok, sono molteplici e si dividono, come sempre, tra supporter e odiatori seriali. Con una peculiarità: tra i video vincono di gran lunga quelli con l'hashtag donaldtrumpsupporter (visualizzati oltre 290.000 volte) rispetto a quelli categorizzati con IhateDonaldTrump (fermi a 127.000). Tornando in Italia, Matteo Salvini rimane il re indiscusso della piattaforma. Il suo hashtag ha ben 236.000 views. Con grande distacco Silvio Berlusconi, con l'hashtag #berlusconi (36.500 visualizzazioni) e il Movimento 5 Stelle, fermo a 12.500. Pressoché ininfluente, per ora, è invece Matteo Renzi che si ferma a 3.900 views.Un discorso a parte è invece quello Giorgia Meloni che, con il suo, «Io sono Giorgia, sono una donna, sono una mamma» è diventato un tormentone con oltre 136.000 video presenti sul social. !function(e,i,n,s){var t="InfogramEmbeds",d=e.getElementsByTagName("script")[0];if(window[t]&&window[t].initialized)window[t].process&&window[t].process();else if(!e.getElementById(n)){var o=e.createElement("script");o.async=1,o.id=n,o.src="https://e.infogram.com/js/dist/embed-loader-min.js",d.parentNode.insertBefore(o,d)}}(document,0,"infogram-async");<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/tiktok-salvini-2641409446.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-storia-di-tiktok" data-post-id="2641409446" data-published-at="1763766041" data-use-pagination="False"> La storia di TikTok TikTok è diventata senza dubbio una delle applicazioni più chiacchierate del web. Il suo successo è globale e così rilevante da aver fatto drizzare le orecchie persino al re dei social Mark Zuckerberg che, dopo aver tentato - fallendo - di acquistare la piattaforma dai suoi creatori in Cina, ha deciso di fare quello che fa meglio, ovvero «prendere ispirazione» e implementare le sue migliori funzionalità su una piattaforma di cui è proprietario, in questo caso Instagram. Ma facciamo un passo indietro. Cosa differenzia TikTok da tutti gli altri social sul nostro smartphone? Mentre Instagram offre un sistema basato su immagini, Twitter su brevi pensieri che non devono superare un certo numero di caratteri e Snapchat permette di pubblicare foto e video «usa e getta», TikTok offre ai suoi utenti la possibilità di creare dei brevi video - della lunghezza massima di 15 secondi - partendo da un ampio database di effetti, canzoni e frasi ad effetto. Insomma, TikTok ha come obiettivo quello di farci divertire e sembra proprio che ci stia riuscendo. Soltanto durante lo scorso anno, l'applicazione è stata scaricata da oltre un miliardo di persone, superando il numero complessivo di utenti attivi di Twitter (336 milioni) e Snapchat (186 milioni). L'azienda cinese che l'ha creata - ByteDance - è oggi valutata più di 75 miliardi di dollari ed è stata definita la startup di maggiore successo al mondo, superando Uber. Il successo globale di TikTok è arrivato negli ultimi anni, ma l'applicazione è nata nel 2014 con un nome differente. Musical.ly è frutto di un'idea degli imprenditori cinesi Alex Zhu e Luyu Yang, il cui obiettivo era introdurre nel mercato americano un'applicazione che potesse emulare il successo di Vine, ennesimo social dove poter pubblicare brevi sketch comici. Non è un caso che il marketing per Musical.ly fosse completamente basato sulla presenza dei maggiori nomi di Vine - da King Bach a Logan Paul - sulla nuova piattaforma. La presenza di questi ultimi non è però bastata per fare di Musical.ly un successo, portando alla sua acquisizione da parte di ByteDance nel novembre 2017. Ci vuole comunque un anno prima che TikTok si faccia davvero notare. È solo nell'agosto scorso, infatti, che alcune star americane hanno deciso di sbarcare sul nuovo social, portando con se migliaia di nuovi fan. Parliamo del conduttore Jimmy Fallon - che ogni settimana lancia nuovi «challenge» per i suoi followers - o della comica Amy Schumer. La ByteDance ha inoltre intrapreso una massiccia campagna pubblicitaria, culminata in una «rap battle» con la cantante del momento, Cardi B. Ma, nonostante la presenza di centinaia di personaggi famosi, la vera forza di TikTok è l'essere un'app per la gente comune. Sono specialmente i giovani della Generazione Z a trovare in questo social un luogo dove si possono divertire e conoscere. Ogni post può ottenere milioni e milioni di visualizzazioni - anche se questo dato rimane visibile solo a chi carica il video - e l'homepage permette di scoprire gente sempre nuova. TikTok ha poi dalla sua un elemento fondamentale, forse il più importante: è completamente privo di pubblicità.Mariella Baroli
Il tocco è il copricapo che viene indossato insieme alla toga (Imagoeconomica)
La nuova legge sulla violenza sessuale poggia su presupposti inquietanti: anziché dimostrare gli abusi, sarà l’imputato in aula a dover certificare di aver ricevuto il consenso al rapporto. Muove tutto da un pregiudizio grave: ogni uomo è un molestatore.
Una legge non è mai tanto cattiva da non poter essere peggiorata in via interpretativa. Questo sembra essere il destino al quale, stando a taluni, autorevoli commenti comparsi sulla stampa, appare destinata la legge attualmente in discussione alla Camera dei deputati, recante quella che dovrebbe diventare la nuova formulazione del reato di violenza sessuale, previsto dall’articolo 609 bis del codice penale. Come già illustrato nel precedente articolo comparso sulla Verità del 18 novembre scorso, essa si differenzia dalla precedente formulazione essenzialmente per il fatto che viene ad essere definita e punita come violenza sessuale non più soltanto quella di chi, a fini sessuali, adoperi violenza, minaccia, inganno, o abusi della sua autorità o delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa (come stabilito dall’articolo 609 bis nel testo attualmente vigente), ma anche, ed in primo luogo, quella che consista soltanto nel compimento di atti sessuali «senza il consenso libero e attuale» del partner.
Tampone Covid (iStock)
Stefano Merler in commissione confessa di aver ricevuto dati sul Covid a dicembre del 2019: forse, ammette, serrando prima la Bergamasca avremmo evitato il lockdown nazionale. E incalzato da Claudio Borghi sulle previsioni errate dice: «Le mie erano stime, colpa della stampa».
Zero tituli. Forse proprio zero no, visto il «curriculum ragguardevole» evocato (per carità di patria) dall’onorevole Alberto Bagnai della Lega; ma uno dei piccoli-grandi dettagli usciti dall’audizione di Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler in commissione Covid è che questo custode dei big data, colui che in pandemia ha fornito ai governi di Giuseppe Conte e Mario Draghi le cosiddette «pezze d’appoggio» per poter chiudere il Paese e imporre le misure più draconiane di tutto l’emisfero occidentale, non era un clinico né un epidemiologo, né un accademico di ruolo.
La Marina colombiana ha cominciato il recupero del contenuto della stiva del galeone spagnolo «San José», affondato dagli inglesi nel 1708. Il tesoro sul fondo del mare è stimato in svariati miliardi di dollari, che il governo di Bogotà rivendica. Il video delle operazioni subacquee e la storia della nave.
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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Manifestazione ex Ilva (Ansa)
Ok del cdm al decreto che autorizza la società siderurgica a usare i fondi del prestito: 108 milioni per la continuità degli impianti. Altri 20 a sostegno dei 1.550 che evitano la Cig. Lavoratori in protesta: blocchi e occupazioni. Il 28 novembre Adolfo Urso vede i sindacati.
Proteste, manifestazioni, occupazioni di fabbriche, blocchi stradali, annunci di scioperi. La questione ex Ilva surriscalda il primo freddo invernale. Da Genova a Taranto i sindacati dei metalmeccanici hanno organizzato sit-in per chiedere che il governo faccia qualcosa per evitare la chiusura della società. E il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al nuovo decreto sull’acciaieria più martoriata d’Italia, che autorizza l’utilizzo dei 108 milioni di euro residui dall’ultimo prestito ponte e stanzia 20 milioni per il 2025 e il 2026.







