2023-11-01
Si apre il terzo fronte. Yemen in battaglia contro Gerusalemme con missili e droni
Gli Huthi aprono le ostilità. «Da Netanyahu bombe su un campo profughi». La replica: covo di terroristi. Tank egiziani a Rafah.La minaccia del viceministro degli Esteri dell’Iran: «Hamas ha piani a lungo termine»Blinken (contestato) in Senato: «Pause umanitarie». Il Cairo: niente sfollati nel Sinai.Lo speciale contiene due articoli. Il fronte si allarga ogni giorno di più. «Questi droni appartengono allo stato dello Yemen», ha detto Abdelaziz bin Habtoor, primo ministro del governo Huthi, quando gli è stato chiesto dei droni lanciati verso Eliat, nel Sud di Israele. Poi ha chiarito: «Continueremo a effettuare attacchi qualitativi con missili e droni fino a quando l’aggressione israeliana non finirà. Israele sta compiendo un massacro a Gaza con l’appoggio degli Stati Uniti e di vari regimi nel mondo. Ecco perché abbiamo deciso di lanciare missili cruise e balistici contro Israele». Una rappresaglia quindi, un forte segnale di vicinanza ad Hamas. Gli Huthi, sono un gruppo armato prevalentemente sciita appoggiato dall’Iran ed è per questo che a molti non sfugge l’ipotesi che siano gli stessi iraniani a mandarli avanti, in vista di una probabile escalation del conflitto. Secondo l’esperto del movimento Ahmed Al Bahri, gli Huthi oscillerebbero intorno ai 120.000 uomini. «Non vogliamo che il conflitto si allarghi», ha detto il portavoce del Consiglio di sicurezza americano, John Kirby, a proposito dell’attacco contro Israele dei ribelli Huthi dello Yemen sostenuti dall’Iran. L’Egitto invece, ha posizionato decine di carri armati e veicoli blindati vicino al valico di Rafah verso Gaza. Il timore sarebbe quello di ricevere migliaia di profughi che fin dal primo minuto ha dichiarato di non voler accogliere. La cronaca dal campo, intanto, si aggiorna di ora in ora. Le sirene continuano a suonare a Tel Aviv e nel centro di Israele a causa dei missili lanciati da Gaza: alcuni razzi hanno bucato l’Iron Dome atterrando nella città. L’Idf ha colpito oltre 300 obiettivi strategici di Hamas nelle ultime 24 ore: in Cisgiordania sono state arrestate 38 persone ricercate. Distrutta la casa di Saleh Al Arouri, vice capo dell’Ufficio politico dell’organizzazione terroristica in Cisgiordania. Colpita anche una «cellula terroristica» nel Sud del Libano. L’Idf ha aggiunto di aver colpito un altro sito della milizia sciita Hezbollah nell’area, in risposta ad attacchi ripetuti con razzi e missili. L’esercito sta ottenendo «significativi risultati nelle operazioni di terra» nella Striscia ma sta «pagando un duro prezzo», ha detto il ministro della Difesa, Yoav Gallant. «Stiamo dispiegando forze su larga scala nel profondo della Striscia». Due soldati sono stati uccisi proprio ieri a Gaza.L’operazione più controversa dell’ultimo giorno di guerra è quella condotta sul campo profughi di Jabalia. Secondo gli operatori sanitari che lavorano al suo interno, sarebbe stato «completamente distrutto» dai bombardamenti israeliani. Per Hamas ci sarebbero almeno 50 morti e 150 feriti; inizialmente l’agenzia di stampa Wafa aveva parlato di 400 vittime. Hamas, dopo aver attribuito i bombardamenti all’Idf, esorta i Paesi arabi e musulmani «a prendere una posizione storica e decisiva per fermare i massacri» commessi da Israele e quello che descrive come un «genocidio» contro il popolo palestinese. Il partito Fatah del presidente palestinese Mahmoud Abbas ha annunciato una «giornata della rabbia mercoledì». Per Israele, a Jabalia «è stata condotto un attacco su vasta scala contro una infrastruttura terroristica e che ha provocato il crollo di edifici civili».A Nord Ovest di Gaza scontri violentissimi tra Idf e terroristi. Attaccata, tra l’altro, una postazione di Hamas nel nord della Striscia dove è stato trovato un grande deposito di armi. La Cnn segnala invece un «significativo numero di tank israeliani in movimento verso il nord est di Gaza». Il Pentagono, intanto, continua a fornire armi a Israele quasi quotidianamente.L’obiettivo della missione oltre a quello di disinnescare Hamas resta quello di liberare gli ostaggi. Il consigliere israeliano per la sicurezza nazionale, Tzachi Hanegbi, ha ricordato: il rilascio degli ostaggi «è una nostra sacra responsabilità come nazione, nei confronti dei nostri soldati e dei nostri civili»; il sostegno degli Stati Uniti permette di «condurre una campagna senza precedenti». «Siamo disponibili a rilasciare gli ostaggi a fronte del cessate il fuoco», ha detto il leader di Hamas, Basem Naim ricordando che la scorsa settimana il portavoce della Brigata Qassam ha affermato che 50 di loro sono sotto le macerie a causa dei raid di Israele. «Non siamo sicuri delle loro condizioni» ha concluso. Il presidente israeliano, Isaac Herzog, ha detto di «aspettarsi una dichiarazione forte del Papa» su questo.Le persone detenute dai terroristi sono 240, secondo l’ultimo bilancio, ma il portavoce di Hamas, Abu Obeida, attraverso i canali Telegram, ieri ha annunciato: «Nei prossimi giorni rilasceremo un certo numero di stranieri in linea con il nostro desiderio di non trattenerli a Gaza». Lì, a Gaza, la situazione umanitaria è sempre più grave. I vertici di Hamas parlano di 8.525 vittime di cui 3.542 bambini. Difficile verificare i numeri, difficile che siano molti meno a causa della posizione delle basi di comando di Hamas, vicine ad asili, ospedali, zone residenziali. L’Egitto continua a negare l’accesso ai profughi, ma almeno i convogli umanitari riescono ad entrare. Ieri ne sono entrati circa 80. Lo ha fatto sapere il ministero della Difesa israeliano segnalando che in questo modo aumenteranno in modo considerevole gli aiuti. Da lunedì scorso Israele ha consentito l’ingresso a un totale di 144 camion con cibo, acqua e medicine. Partito ieri anche il secondo invio di aiuti italiani a bordo di un C-130. Forte la preoccupazione della comunità internazionale. Hamas «è un’organizzazione terrorista, che non rappresenta per niente le aspirazioni legittime del popolo palestinese. Anzi, le ostacola. Il popolo palestinese non dovrebbe pagare il prezzo dei suoi atti ignobili», ha detto il presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola.«Condanniamo gli attacchi terroristici di Hamas», ha detto il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. «Allo stesso tempo, è importante che la risposta di Israele avvenga nel rispetto del diritto internazionale, che le vite civili siano protette e che gli aiuti umanitari raggiungano Gaza», ha concluso.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/terzo-fronte-yemen-in-battaglia-2666113147.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="conflitto-sallarga-israele-sparira" data-post-id="2666113147" data-published-at="1698833730" data-use-pagination="False"> «Conflitto s’allarga? Israele sparirà» Il ministro degli Esteri dell’Iran, Hossein Amirabdollahian, ieri a Doha in Qatar, ha incontrato il capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, con il quale, riferisce l’agenzia iraniana Irna, ha discusso della situazione nella Striscia di Gaza. Amirabdollahian ha incontrato anche l’Emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al Thani: «Oggi», ha detto Amirabdollahian, «la portata dei conflitti nella regione si sta espandendo ed è naturale che i gruppi di resistenza non restino in silenzio di fronte ai crimini del regime sionista come anche al pieno sostegno degli Usa». Hossein Amirabdollahian ha ammonito sulle «conseguenze imprevedibili dei crimini di guerra di Israele a Gaza che sono commessi con il sostegno degli Usa e di molti Paesi europei». «Se il conflitto a Gaza si espanderà», ha avvertito il vice ministro degli Esteri iraniano, Ali Bagheri Kani, «non resterà nulla del regime di Israele. L’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre ha causato un colpo irrecuperabile nel cuore del sistema di sicurezza del regime sionista», ha aggiunto. Hossein Amirabdollahian sarà oggi in Turchia, dove incontrerà l’omologo Hakan Fidan. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, intanto, continua a prendersela con Gerusalemme: «Commette da 25 giorni crimini davanti agli occhi di tutto il mondo». L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Josep Borrell, ha discusso della crisi con Arabia Saudita, Giordania, Egitto e con il segretario generale dell’Organizzazione della cooperazione islamica, Hissein Brahim Sem Taha. «È urgente ripristinare un orizzonte politico e rilanciare il processo di pace», ha scritto Borrell su X. Intanto c’è maretta dalle parti di Capitol Hill, dove militanti pacifisti del gruppo Code Pink hanno più volte interrotto al grido di «Cessate il fuoco subito!» l’audizione del segretario di Stato, Antony Blinken, davanti alla commissione per gli stanziamenti del Senato Usa. Blinken stava informando la commissione in merito alla richiesta dell’amministrazione Biden di 106 miliardi di dollari da destinare in aiuti per la guerra di Israele contro Hamas nella Striscia di Gaza, per l’Ucraina nella sua lotta contro l’invasione russa e per la sicurezza delle frontiere. La polizia ha allontanato i contestatori. Blinken ha poi sottolineato che non ci sono segnalazioni né dalle Nazioni Unite né da Israele su eventuali dirottamenti degli aiuti, mettendo in conto che potrebbe esserci «qualche fuoriuscita. Senza aiuti umanitari rapidi e duraturi», ha sottolineato Blinken, «è molto più probabile che il conflitto si diffonda. La sofferenza aumenterà e Hamas e i suoi sponsor trarranno beneficio presentandosi come salvatori della disperazione che hanno creato». Blinken ha sottolineato che «le pause umanitarie vanno considerate».Intanto, l’Egitto continua a rifiutare l’ipotesi di accogliere nel Sinai i due milioni e passa di palestinesi che vivono nella Striscia di Gaza. L’Associated press ha riferito, secondo quanto riporta l’Agi, che le autorità di Gerusalemme hanno ammesso l’esistenza di un piano, datato 13 ottobre, che prevede la deportazione di massa di tutti i palestinesi in Egitto, un progetto che l’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu ha minimizzato sostenendo che «è solo un’ipotesi di studio». Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha più volte detto di non essere d’accordo. Netanyahu avrebbe cercato di convincere i leader europei a fare pressione sull’Egitto, ma Francia, Germania e Regno Unito hanno respinto la proposta bollandola come irrealistica, anche se realizzata in maniera temporanea. Secondo alcune fonti, Israele avrebbe offerto al governo egiziano un sostanzioso aiuto economico in cambio della disponibilità a accogliere nel Sinai tutti i palestinesi della Striscia di Gaza, ma Al Sisi non si sarebbe lasciato convincere. «L’Egitto», ha ripetuto ieri il primo ministro del Cairo, Mostafa Madbouly, «non permetterà che si arrivi a una soluzione del conflitto a sue spese e non permetterà a nessuno di manomettere le sue terre».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.