2021-08-21
Sulla terza dose regna il caos. E la scienza perde ancora la faccia
I virologi si dividono sulla sua efficacia. Ma Israele, Usa e case farmaceutiche corrono.«La terza dose non serve», dichiara l'Organizzazione mondiale della sanità. In Israele però la stanno già distribuendo a un milione di persone. E presto cominceranno anche gli Usa. «È un destino anche per l'Italia», assicura il virologo Fabrizio Pregliasco che ha già stilato il calendario («Tra ottobre e novembre», assicura). «Mi sembra una fuga in avanti», frena il suo collega Massimo Galli. «Ci andrei cauto», gli fa eco Matteo Bassetti. Cauto? Macché. Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri non è cauto per niente: «Andrà fatto», dichiara. «Io la faccio», dice il medico Luca Bernardo, candidato sindaco a Milano. «Ci arriveremo, ci arriveremo», suona la carica Sergio Abrignani, immunologo del Cts. «È presto per dirlo», lo contraddice Guido Rasi, ex direttore dell'Ema e attuale consulente del generale Francesco Paolo Figliuolo. Il quale aggiunge: «Non è detto che serva. Presto arriveranno i primi dati e ne sapremo di più». Il che vorrebbe dire che stanno tutti parlando (e alcuni anche agendo) senza nemmeno lo straccio di un dato. Non è meraviglioso? Poi dicono che dobbiamo avere fiducia nella scienza…Le contraddizioni e le confusioni sui vaccini non sono certo una novità. Basti pensare al pasticcio che è stato combinato su Astrazaneca, prima vietato agli anziani, poi vietato ai giovani, un po' ritirato e un po' no. O basti pensare ai pareri discordanti sul cosiddetto cocktail di farmaci diversi, prima rigorosamente proibito e poi vivamente consigliato. Ma speravamo che tutto ciò appartenesse a una certa impreparazione iniziale, all'inevitabile affanno di chi deve far presto. Ora sono passati molti mesi. Milioni di persone sono state vaccinate. C'è stato tempo per studiare. Per analizzare. Per riflettere. Possibile che si ricaschi negli stessi errori? Nelle solite contraddizioni? Nella solita comunicazione approssimata e confusionaria? Possibile che non si capisca che questo è il modo migliore per diffondere dubbi e perplessità? Per altro fa un certo effetto che di terza dose del vaccino si parli con insistenza proprio nel momento in cui si diffondono dubbi sulla sua efficacia nel fermare il contagio. Ieri il New York Times, cioè non propriamente il gazzettino dei no vax, titolava in prima pagina che in Israele l'esplosione di nuovi casi «solleva dubbi sui vaccini». «Credevamo che persone vaccinate non si infettassero e che fondamentalmente, con poche precauzioni, si raggiungesse l'immunità di gregge», ha detto il professor Ran Balicer, capo del comitato di esperti che consiglia il governo. Invece non è andata così. Infatti in Israele, con il 75% della popolazione oltre i 12 anni vaccinata, i contagi esplodono. Colpa delle varianti, che come volevasi dimostrare, rendono meno efficaci i vaccini. Lo dimostra anche una ricerca appena pubblicata dalla Oxford university, la più grande realizzata ai tempi del Covid. E che porta alla conclusione cui non era difficile arrivare: con i vaccini non si ferma il contagio. Sembra una banalità. Eppure è ancora un tabù.È talmente un tabù che di fronte alla dimostrazione che due dosi di vaccino non bastano a fermare il contagio si invoca la terza. Che è un po' come quando di fronte al flop dell'Europa c'è chi invoca: «Più Europa». O come quando di fronte a uno che sta morendo di indigestione si invoca un pollo arrosto con patatine fritte. Perché non puntare su altro? Sui tamponi per esempio (come dice Andrea Crisanti)? O sulle terapie domiciliari (come dicono centinaia di medici)? O sulle terapie monoclonali (come dice Francesco Vaia dello Spallanzani)? Perché questo tam tam sempre più insistente sulla terza dose nel vaccino? E perché farlo con comunicazioni tanto incerte? E tutta questa confusione? Qualcuno dice che è inevitabile, qualcuno che è inutile, qualcuno che dobbiamo ancora vedere, l'Oms sostiene che non serve, il presidente americano Joe Biden annuncia che se la farà a settembre. Con un testimonial così, per altro, l'operazione terza dose si guadagna già in partenza la garanzia del successo. Più o meno come a Kabul.La verità è che, come dicevamo, parlano tutti in mancanza di dati certi. «Sappiamo qualcosa di più preciso sulla durata dell'efficacia dei vaccini?», ha chiesto il Qn al farmacologo principe Silvio Garattini. E lui: «No, è un dato che al momento non può conoscere nessuno». Ma secondo Pfizer la terza dose è efficace: che cosa ne pensa? «Che una multinazionale è interessata a vendere i propri farmaci, ma non è la fonte cui ci dobbiamo appellare». Sacrosanto. Ma qual è la fonte cui di dobbiamo appellare, caro professor Garattini, se ancora una volta tutti parlano senza sapere? Se, ancora una volta, ascoltiamo tutto e il contrario di tutto? Ogni giorno ci sentiamo fare predicozzi di persone che ci invitano a confidare nella scienza. Noi vorremmo tanto. Ma come ci si fa a fidare della scienza che parla senza conoscere i dati? E che proprio perciò dice allo stesso tempo che «la terza dose non serve a nulla» e che «la terza dose è inevitabile»? Purtroppo resta l'amara impressione che la scienza continui a piegare la testa a ragioni economiche, politiche o geopolitiche. Le aziende dicono che la terza dose serve perché vogliono fare soldi, l'Oms dice che non serve perché pensa al Terzo mondo, Bernardo dice che serve per prendere qualche voto, e così via. Ormai ci siamo abituati, per carità. Ma ricordatevene la prossima volta che parlerete nel nome della scienza. E vi risponderemo con una pernacchia.
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