2024-10-09
Terra malata? «Colpa dei cristiani etero»
L’ateneo di Liegi introduce un corso di «Durabilità e transizione», con crediti obbligatori, nel quale si sostiene che i soli responsabili dei mali ecologici globali siano i maschi occidentali credenti. Dopo le polemiche, la beffa: «Li definiremo solo uomini “patriarcali”».Quando gli eco fanatici salgono in cattedra c’è il rischio che facciano disastri, salvo poi accusare gli altri di esserne la causa. È un po’ quello che è accaduto recentemente all’Università di Liegi, in Belgio.Con l’inizio dell’anno accademico 2024-2025 l’ateneo ha avviato un nuovo corso intitolato «Durabilità e transizione» che, stando alla sua presentazione online, sembra aver scoperto l’origine di tutti i mali del mondo moderno. Non solo, l’ateneo precisa sul proprio sito che dall’anno accademico appena iniziato «iscriverà in tutti i programmi di baccalaureato un insegnamento obbligatorio di due crediti “Durabilità e transizione”». La presentazione della nuova offerta formativa inizia con una constatazione dalle tinte fosche. «Le sfide attuali esigono un cambiamento profondo dei nostri stili di vita», si legge sul sito dell’ateneo belga, che dice di aver voluto «rispondere alle esigenze della necessaria transizione sociale e ambientale». Sempre stando alle informazioni pubblicate online, pare che i creatori del corso si siano «basati su una ricerca scientifica di punta che tratta secondo svariate modalità le differenti dimensioni della durabilità». Non è finita: il vero dramma arriva a questo punto, perché, come ha rivelato la testata belga Sudinfo, nella presentazione si leggono cose che sembrano una parafrasi dell’Apocalisse di San Giovanni. «C’è un consenso scientifico sulla degradazione delle condizioni di abitabilità della terra e sulla responsabilità dell’uomo», ma mica uno qualunque. Il sito dell’università belga non lascia spazio ai dubbi e scrive che «l’azione di una specie» potrebbe «far credere che l’origine del capovolgimento è l’umanità», mentre il responsabile di tutto ciò è «l’uomo “occidentale” bianco, cristiano, eterosessuale». Non paghi, i padri e le madri di questo corso mettono in guardia chi fosse tentato di attenuare la condanna inappellabile emessa contro l’uomo (maschio) bianco: «Evitiamo di nascondere le ineguaglianze profonde in merito alle responsabilità intrinseche rispetto alle perturbazioni ambientali su scala planetaria».Degli studenti dell’Università di Liegi hanno segnalato i contenuti del corso a una deputata della comunità francese del Belgio (federazione Vallonia-Bruxelles): la liberale Stéphanie Cortisse. Come rivela ancora la stessa testata belga, l’eletta non ha avuto nulla da ridire sulla creazione di un corso dedicato alle sfide attuali. Tuttavia Cortisse si è chiesta «cosa ci fanno lì dentro» nel programma del corso «il colore della pelle, la religione e l’orientamento sessuale» e ha definito «inammissibile» il voler «lavare il cervello dei nostri giovani con tali affermazioni discriminatorie! Anche perché si tratta di una semplice affermazione che non è assolutamente provata». Per la deputata «attualmente, il pensiero wokista invade le nostre università con le relative derive che ne conseguono». La politica della regione Vallonia-Bruxelles ha annunciato che presenterà una interrogazione al ministro presidente della Federazione, Elisabeth Degryse, responsabile dell’insegnamento superiore, affinché contatti il rettore dell’università di Liegi e ottenga «chiarimenti». Al di là delle polemiche, la nuova offerta formativa proposta dall’ateneo della regione francofona belga ha ottenuto ampio spazio sui media locali. Ad esempio Rcf Liège, aderente alla rete franco-belga di radio cristiane francofone, ha definito in un titolo il corso come «necessario per ognuno».Nel frattempo la reazione della deputata Vallona ha avuto qualche effetto. Il professor Pierre Stassart, uno dei docenti del corso che, sempre secondo Sudinfo sarebbe all’origine delle accuse rivolte all’uomo bianco occidentale, cristiano e eterosessuale, sarebbe pronto a correggere il tiro, ma di poco. In effetti, l’insegnante avrebbe accettato di sostituire il termine «eterosessuale» con «patriarcale».Non è la prima volta che l’Università di Liegi si fa notare per le proprie prese di posizione. Ad esempio, dopo le occupazioni organizzate lo scorso giugno dai movimenti studenteschi pro Palestina, l’ateneo aveva cercato di «rassicurarli». In quell’occasione, secondo il sito Quatre Liège Média, l’ateneo di Liegi aveva confermato di «non avere alcun partenariato bilaterale con delle università israeliane» e che si impegnava «a non concluderne» finché «si constateranno delle violazioni manifeste del diritto internazionale e/o umanitario».Come la stragrande maggioranza delle università europee, anche quella di Liegi ha vari partenariati con altri atenei del Vecchio continente. Dal sito dell’università belga si apprende che questa ha stretto accordi anche con vari atenei italiani. Tra questi figurano tra l’altro, per degli insegnamenti di psicologia: l’università Cattolica di Milano e la Libera Università «Maria SS. Assunta» di Roma.
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