2022-07-18
Tensione nel M5s, ma Conte la spunta. Anche Lega e Fi pronti al voto subito.
Giuseppe Conte (Imagoeconomica)
Insulti tra i grillini, la maggioranza però appoggia Giuseppi. Federico D’Incà chiede la tregua. Asse nel centrodestra dopo l’incontro tra Matteo Salvini e il Cav. Oltre 1.000 i sindaci pro premier. Giorgia Meloni: «Uso spudorato delle istituzioni».Il pressing dei 1.000 sindaci sul governo Draghi «a tutti i costi», con tanto di raccolta firme e lettera aperta, non è piaciuto a Giorgia Meloni: «Mi chiedo se tutti i cittadini rappresentati da Roberto Gualtieri, Beppe Sala, Dario Nardella o da altri sindaci e presidenti di Regione che si sono espressi in questo senso, condividano l’appello perché un governo e un Parlamento distanti ormai anni luce dall’Italia reale vadano avanti imperterriti, condannando questa nazione all’immobilismo solo per garantire lo stipendio dei parlamentari e la sinistra al governo». Ma Meloni si è chiesta anche «se sia corretto che questi sindaci e governatori che rappresentano tutti i cittadini che amministrano, anche quelli che la pensano diversamente, usino le istituzioni così, senza pudore, come se fossero sezioni di partito. La mancanza di regole e di buonsenso nella classe dirigente in Italia comincia a fare paura». Ha indossato la toga da difensore d’ufficio il sindaco di Firenze Dario Nardella, tra i coordinatori dell’iniziativa: «L’attacco ai sindaci e ai presidenti di Regione, che sono i politici più vicini ai cittadini, dimostra un certo nervosismo e una certa aggressività da parte della deputata Meloni». E ha polemizzato: «Mi dispiace che Meloni non noti che tra i firmatari ci sono moltissimi esponenti di centrodestra. Forse Fratelli d’Italia spera di lucrare consensi dal caos istituzionale ed economico del Paese, ma dalla cenere si raccoglie solo cenere». Ma tra gli esponenti di centrodestra ai quali fa riferimento Nardella non ci sono sindaci e parlamentari della Lega, che hanno deciso di non firmare l’implorazione per Super Mario. «Firmare per una riedizione di governo con i pentastellati e con chi fa solo teatrini non ha molto senso», spiega Alberto Stefani, deputato e primo cittadino di Borgoricco, Comune in provincia di Padova. «Come sindaci del Veneto», aggiunge, «dobbiamo mobilitarci per un governo che difenda l’autonomia, non certo per dare la firma a un governo fotocopia, che è quello che mi pare venga chiesto». Dal Veneto al Sud la posizione dei leghisti resta la stessa: «Io non ho firmato», afferma Pasquale Pepe, sindaco di Tolve, in provincia di Potenza, «fra l’altro quel testo non l’ho neanche ricevuto». E si dichiara fermo sulla posizione di Matteo Salvini: «In ogni caso io sottoscrivo quanto detto dal mio segretario, è ora di finirla con i teatrini, siamo pronti a fare quanto serve per il bene del Paese».Il leader leghista ieri ha fatto visita a Silvio Berlusconi in Sardegna, a Villa Certosa, anticipando l’incontro che era previsto per oggi. Salvini e Berlusconi, in una nota congiunta, hanno confermato «che sia da escludere la possibilità di governare ulteriormente con i 5 stelle per la loro incompetenza e la loro inaffidabilità». Sottolineando che «si è rotto il patto di fiducia». E, con l’inversione di rotta del Cav (che fino a sabato era per il Draghi bis) dopo le ultime dichiarazioni di Giuseppe Conte, «contraddistinte da ultimatum e minacce», c’è già aria di voto anticipato. I due leader del centrodestra di governo concludono sostenendo di essere «pronti a sottoporsi anche a brevissima scadenza al giudizio dei cittadini». La Lega è con Salvini. Fonti del partito spiegano che la base è sempre più sconcertata dalle polemiche tra Pd e 5 Stelle, soprattutto dopo la notifica a Draghi dell’ultimatum di Conte («risposte o siamo fuori»). «Non se ne può più del teatrino di Conte, Enrico Letta e Luigi Di Maio che, mentre gli italiani hanno problemi veri, passano il tempo a litigare, a minacciare, parlano di ius soli, di droga, di ddl Zan e non di tasse, lavoro, sicurezza e lotta all’immigrazione clandestina», ha commentato Salvini. Che, nel pomeriggio, ha fatto il punto della situazione con i leghisti. Letta, invece, riunisce i parlamentari dem martedì alle 21.30.Mentre lo psicodramma pentastellato continua ad arricchirsi di ulteriori messe in scena. Nel suo intervento all’assemblea dei parlamentari 5 stelle, la cui ripresa è stata rinviata a oggi pomeriggio, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà ha chiesto una tregua tra Conte e Draghi. La solfa è sempre la stessa: «Per non mettere in difficoltà l’esecuzione delle riforme collegate al Pnrr e i progetti collegati, per il bene del Paese». Ma D’Incà sembra avere bene a mente cosa potrebbe accadere in caso di voto anticipato. E lo ha fatto presente ai colleghi. E anche se la maggioranza dei presenti, però, si sarebbe schierata a favore della linea di Conte, non sarebbero mancati appelli a sostegno della fiducia al governo Draghi. Tanto che la senatrice contiana Giulia Lupo ha puntato il dito contro i «tiratori scelti», che a suo dire starebbero destabilizzando il movimento dall’interno: «Rispetto le idee di tutti, ognuno fa le sue scelte. Ma se lo specchio non può sputarvi, allora forse potrebbe iniziare a farlo qualcuno di noi». E più di qualcuno avrebbe apostrofato i governisti con un esplicito «traditori». I grillini intenzionati a sostenere Draghi sarebbero non più di una quindicina su oltre 60 intervenuti all’assemblea, sebbene si vociferi che siano invece una trentina i parlamentari pentastellati pronti a votare la fiducia al premier.