2020-08-20
Con l’aiuto del «diavolo» il genio Tartini creò il violino. Poi fu Paganini
Giuseppe Tartini (DeAgostini:Getty Images)
Nato a Pirano, il compositore è il padre fondatore della moderna pratica dello strumento: le sue opere sono le più impegnative mai scritte prima di Paganini. Fu anche un impareggiabile maestro: dalla scuola che teneva a Padova uscirono grandi esecutori.Tra la fine del Cinquecento e gli esordi del secolo successivo si compie - in Europa ma soprattutto in Italia - un avvincente percorso che segna l'emancipazione della musica per strumenti ad arco e in particolare l'affermazione del violino, strumento di cui si esplorano tutte le possibilità espressive. Nell'immaginario collettivo il violino è sempre stato lo strumento della libertà, dell'opposizione ai dogmi. Affascina perché imita il canto e sa colpire la fantasia con le possibilità infinite di creare sensazioni sonore. Cremona è stato il centro della grande scuola di liuteria che comprendeva violino, viola e violoncello. In questa città nascevano i più geniali liutai, cioè costruttori di strumenti: Amati, Stradivari, Guarneri avevano saputo creare strumenti di incomparabile bellezza di suono mai più raggiunti in seguito. Questa sinergia di genialità e di talento di costruttori di strumenti e compositori esecutori creò una forza trascinante, unica nella storia della musica, rendendo il diciottesimo secolo anticipatore di quello che sarebbe venuto dopo con il romanticismo.Il Settecento è l'epoca di Arcangelo Corelli e dei suoi allievi. Nel frattempo, gli strumenti ad arco divengono anche il sostegno principale del canto nel melodramma, a opera soprattutto degli operisti napoletani e romani, guidati da Alessandro Scarlatti. Ma per i grandi solisti-compositori - da Antonio Vivaldi e via via fino a Francesco Maria Veracini, Pietro Antonio Locatelli, Giuseppe Tartini, Gian Battista Viotti - la tecnica violinistica viene sempre più messa a servizio dell'espressione, e il violino si conferma strumento privilegiato anche del «classicismo» europeo, da Mozart a Beethoven. Fino al romanticismo e al «ciclone» Paganini.Chiave di volta nel delicatissimo passaggio fra violino virtuoso e violino espressivo è Giuseppe Tartini. Il grande violinista istriano è da considerare tra i padri fondatori della moderna scuola violinistica. Difatti la sua attività non si limitò a quella, peraltro insigne, di compositore e violinista. Fu un grande didatta formando numerosi allievi che furono i migliori violinisti solisti della generazione prima di Paganini. Fu chiamato il Maestro delle nazioni perché fondò unna scuola a Padova chiamata appunto Scuola delle nazioni, dove venivano strumentisti da ogni parte d'Europa. Geniale ricercatore, contribuì a modernizzare la forma e la curvatura dell'arco, segnando il passaggio dall'arco barocco all'arco moderno. Per primo descrisse l'importante fenomeno acustico di consonanza detto il terzo suono, che consiste in una nota che nasce dalla combinazione di altre due note (il terzo suono di Tartini). La sua musica per fantasia e difficoltà è quanto di più impegnativo sia stato scritto per violino prima di Paganini.In gioventù Tartini fu anche un abile spadaccino, ricercato anche come maestro di scherma. Diceva che ciò lo aiutava a sviluppare la fulmineità dei riflessi necessaria per essere un grande violinista. Nacque a Pirano, cittadina allora appartenente alla Repubblica di Venezia, l'8 aprile 1692. Il padre Giovanni Antonio proveniva dalla nobiltà fiorentina e sposando Caterina Zangrando, figlia di una delle famiglie più antiche di Pirano, rinsaldò l'appartenenza della famiglia alla classe sociale elevata. Ebbe un'educazione di prim'ordine, durante la giovinezza imparò i rudimenti dell'arte musicale e sperimentò con il violino e con la spada, distinguendosi per la sua abilità di schermidore. Nel 1708 arrivò a Padova, indirizzato dal padre allo studio della legge e all'abito ecclesiastico. Venuto a mancare il padre, Giuseppe diede sfogo al suo animo ribelle e indipendente: abbandonò gli studi e rigettò la vita conventuale. Non ancora ventenne si innamorò di una ragazza del popolo e si decise a sposarla, incurante della sua condizione sociale sfavorevole. Il matrimonio si tenne il 29 luglio 1710 nella basilica del Carmine. La decisione di unirsi a una «popolana» provocò le ire della famiglia Tartini, che decise quindi di negare al giovane ogni supporto economico.Tartini, neosposo e diciottenne, lasciò la moglie presso la famiglia d'origine e si allontanò da Padova. Dopo essersi travestito da pellegrino in Polesine, si diresse verso lo Stato Pontificio. Il suo viaggio si interruppe al convento dei padri minori conventuali di Assisi, dove si dedicò allo studio del violino con grande impegno e costanza, diventando in pochi anni un abile musicista.Tartini si ricongiunse alla moglie intorno al 1713 e prese casa a Venezia, senza interrompere i rapporti con il Centro Italia, dove si recò più volte a suonare. La sua fama di strumentista crebbe rapidamente, tantoché nel 1721 venne assunto come «primo violino e capo di concerto» dell'orchestra della Basilica di Sant'Antonio di Padova senza dover superare alcuna prova, incarico che mantenne fino alla morte. A Padova stabilì anche la sua scuola di violino, conosciuta come Scuola delle nazioni. Tartini fu un insegnante capace e premuroso, molti dei suoi allievi ricoprirono incarichi importanti in Europa contribuendo alla fama del maestro e della scuola. Era conosciuto per la sua generosità in quanto non si faceva pagare le lezioni dai suoi allievi che non avevano i mezzi economici e dava tantissimi concerti di beneficenza per aiutare gli indigenti.L'attività compositiva di Tartini viene spesso adombrata dalla sua fama di esecutore virtuoso e didatta. Fu però anche compositore prolifico fino agli ultimi anni di vita. Si misurò con le forme musicali più in voga del suo tempo: tra il 1720 e il 1770 produsse una grande quantità di sonate a tre e a quattro, sonate solistiche e concerti, privilegiando naturalmente il violino. Oltre a queste, sono note alcune opere vocali sacre, come il Miserere eseguito a Roma il mercoledì santo del 1768 alla presenza di papa Clemente XIII. Tartini si interessò inoltre di teoria musicale e scrisse diversi trattati di argomento acustico-musicale, discutendo il fenomeno del terzo suono e descrivendo il suo «sistema» teorico. La pubblicazione di queste opere scatenò accesi dibattiti negli ambienti culturali di tutta Europa. Tartini fu una mente instancabile, non smise mai di elaborare e discutere le sue idee. Oltre ad aver scritto centinaia di concerti meravigliosi per violino di grandissima originalità e di sublime ispirazione lirica, negli Adagi - anticipando il belcanto che arriverà un secolo dopo - scrisse numerose sonate, le più celebri sono il Trillo del diavolo e la Didone abbandonata.Il Trillo del diavolo ha origine da un sogno-visione che Tartini fece durante un soggiorno nel convento di Padova. Sognò che il diavolo gli prendeva il violino e cominciava a suonare una musica meravigliosa, come lui non aveva mai sentito prima. Inizia con un Larghetto di profonda spiritualità e meditazione. Improvvisamente irrompe la tentazione satanica espressa dal violino con cromatismi, trilli, mordenti, scale ascendenti e discendenti, dal sapore veramente luciferino. La sonata termina in un'atmosfera solenne, quasi un sentimento di liberazione.Il mio primo disco registrato (avevo 16 anni) per la Voce del padrone a Londra fu proprio il Trillo del diavolo. Questa è la mia visione personale della sonata. Svegliandosi dal sogno, Tartini prese la carta per riprodurre sul pentagramma le sensazioni che questa sonata avevano provocato in lui. Sono parole sue: avrebbe spezzato il violino non riuscendo a captare tutta la grandezza e la profondità di questa musica. Tuttavia, il Trillo del diavolo, a mio avviso, rimane un capolavoro assoluto, capace di anticipare la musica descrittiva che verrà nei secoli seguenti.L'interpretazione che mi ha suggerito e ispirato le immagini appena descritte è quella del grandissimo violinista Yehudi Menuhin. A mio avviso nessun altro violinista ha captato lo spirito del compositore come Menuhin, suggerendo un'interpretazione storica e memorabile. Ho avuto il privilegio di conoscerlo personalmente e di attingere le sue visioni interpretative. Menuhin ha studiato con il grandissimo George Enescu che ho avuto la fortuna di avere come maestro dai 10 ai 12 anni.Ma torniamo a Tartini. A lui sono particolarmente legato: la casa di famiglia di mio padre era nella piazza di Pirano, davanti al monumento dedicato al grande compositore. Di recente, il 2 agosto, a 250 anni dalla sua morte, ho suonato davanti alla sua statua e alla casa paterna: è stata una fortissima emozione.Giuseppe Tartini morì il 26 febbraio 1770 a 78 anni. Fu sepolto nella chiesa di Santa Caterina il giorno seguente, nella stessa tomba giace anche la moglie. Vi invito ad ascoltare i suoi concerti, poi naturalmente il Trillo del diavolo e la Didone abbandonata. Ci sono importanti incisioni discografiche di vari interpreti ognuno dei quali dà una nota personale interessante.
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.