2023-11-30
Targhe e dati fiscali incrociati dall’Ia: abbiamo già iniziato a imitare la Cina
Ursula Von der Leyen (Ansa)
L’Intelligenza artificiale è preziosa contro il crimine. Ma nei piani europei traccerà ogni scelta privata. Primi esperimenti a Genova.L’app che ha permesso ai carabinieri di trovare il corpo senza vita di Giulia Cecchettin, la ragazza uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta, si chiama Targa system. Si tratta di un sistema avanzato di sorveglianza e controllo basato su una rete di telecamere intelligenti e un software che in tempo reale permette di analizzare i dati raccolti. Basta una parte di targa e il modello del mezzo ricercato per localizzarlo. Ieri un articolo del quotidiano genovese Il Secolo XIX sottolineava anche che in poco più di una settimana lo stesso sistema ha consentito di completare con successo tre inseguimenti di auto in fuga, dopo aver forzato posti di blocco, e ha permesso di trovare una decina di vetture pignorate dall’Agenzia delle entrate, che finora i proprietari erano riusciti a nascondere alle forze dell’ordine. Senza contare, poi, le migliaia di veicoli scoperti senza assicurazione o revisione. Solo nel capoluogo ligure sono 70 le telecamere di nuova generazione collegate al Targa system, che di fatto è un’evoluzione dell’apparecchiatura che veniva utilizzata durante il periodo di lockdown imposto dal Covid per scovare chi si spostava. Adesso al sistema è stato fatto un upgrade con l’intelligenza artificiale: il software è stato dotato di un «cervello» che tramite la lettura delle targhe e l’analisi aggregata dei dati consente di monitorare le attività criminali in tempo reale. Non solo: cerca correlazioni tra eventi passati e presenti. Questo può essere decisivo per le indagini di poliziotti e carabinieri, ma può diventare anche uno strumento per l’Agenzia delle entrate a caccia di evasori. C’è però anche un altro lato della medaglia che La Verità ha più volte denunciato ai tempi del green pass, sottolineando i rischi della raccolta dei nostri dati, non solo sanitari. Perché per la prima volta si ha l’effetto pratico dell’abbattimento del silos di dati e del passaggio all’interoperabilità. Uno scambio di informazioni, insomma. Che va proprio nella direzione di trasformare, in futuro, i governi in piattaforme e i cittadini in identità digitali. Proprio ieri la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel messaggio inviato al convegno sulle sfide dell’intelligenza artificiale organizzato dal ministro per le Riforme, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha sottolineato che «dobbiamo rendere più facile fare affari in Europa, innovare e abbracciare le nuove tecnologie, compresa l’intelligenza artificiale. In primo luogo, ciò significa ridurre la burocrazia». A Bruxelles, ha ricordato, «stiamo utilizzando l’Intelligenza artificiale per identificare i diversi requisiti di rendicontazione delle leggi della Ue. Questo aiuta le aziende a risparmiare lavoro inutile», ha aggiunto von der Leyen. Che parla di strumenti utili ad eliminare la burocrazia ma dimentica sempre di citare le controindicazione di un dirigismo digitale basato sulla raccolta dei dati dei cittadini. Del resto, basta guardare a quello che succede in Cina. A Shenzhen si sta promuovendo un sistema che incentiva i pendolari a intraprendere comportamenti volti a contrastare il cambiamento climatico (no auto, riduzione consumi energetici, eccetera) in cambio di voucher per lo shopping. Una sorta di Targa system sviluppato all’ennesima potenza. Già a gennaio il governo di Xi Jinping aveva lanciato una nuova app chiamata Strong Nation per integrare una serie di servizi di trasporto: si rivolge ai dipendenti del governo e delle imprese statali portando sotto un unico ombrello online decine di fornitori di servizi di mobilità, dai car sharing e spedizionieri agli operatori ferroviari. In questo modo aumenta il controllo dello Stato sulla vita della popolazione. Non solo. I dispositivi di localizzazione del telefono sono già ovunque nel Paese. Le autorità di Pechino stanno sfruttando la tecnologia di riconoscimento facciale per raccogliere impronte visive in luoghi in cui 1,4 miliardi di persone mangiano, fanno acquisti, viaggiano, si divertono. La vita digitale dei cinesi viene collegata ai loro movimenti fisici attraverso Wechat, la Whatsapp cinese. La polizia sta creando un gigantesco database di Dna e campioni di scansioni dell’iride che vengono presi indiscriminatamente. E ora arriva anche l’esperimento di Shenzhen. Perché oggi un’auto intelligente, soprattutto se ha a bordo le cosiddette «black box», raccoglie e fornisce ai vari attori interessati (dalla casa produttrice, all’assicurazione, al noleggiatore) una miriade di dati: geolocalizzazione, velocità, consumi, comportamento di guida, ma anche statistiche nell’utilizzo di contenuti del sistema di infotainment, numero di persone trasportate, carichi, eccetera. Senza dimenticare i sensori e telecamere che monitorano anche parzialmente l’ambiente esterno. Non a caso il piano New energy vehicle (Nev) pubblicato a novembre 2019 dal governo di Pechino punta a integrare i veicoli elettrici in un «ecosistema di veicoli connessi intelligenti» entro i prossimi 15 anni. In pratica, si avranno centrali di sorveglianza semoventi. Perché il vero potere sta nella raccolta dei dati e il loro incrocio.
Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)