2025-07-30
A Taranto sindaco «licenziato» dagli attivisti green
Il sindaco dimissionario di Taranto, Pietro Bitetti (Ansa)
Caos nel centrosinistra a Taranto. Si dimette Pietro Bitetti dopo nemmeno due mesi di amministrazione. Il passo indietro per le proteste degli ambientalisti contrari alla riconversione dell’ex Ilva. La bozza sarà discussa domani con il ministro Urso.In Toscana il campo largo è già finito.I gruppi locali a Conte: «In caso di sostegno al candidato dem ci autosospendiamo».Lo speciale contiene due articoli.Dopo neppure due mesi dalla sua proclamazione, il sindaco di Taranto Pietro Bitetti, eletto con i voti del centrosinistra, ha presentato le dimissioni. La motivazione? «Inagibilità politica». L’esponente del gruppo politico Con, lunedì sera, intorno alle 20.30, ha deciso di abbandonare il suo posto al termine di un lungo pomeriggio di confronto con le associazioni ambientaliste che lo assediavano per discutere della questione dell’accordo di programma per l’ex Ilva. Bitetti ha abbandonato i suoi assessori con le associazioni e ha tentato di lasciare il palazzo. Una fuga che gli è stata impedita da una violenta protesta che lo ha portato poi a firmare le sue dimissioni con effetto immediato. La piazza infatti era gremita di manifestanti che protestavano sia per l’accordo di programma sia per la decisione di realizzare una nuova discarica nella città pugliese. Vicino al governatore Michele Emiliano, e sostenuto dal Partito democratico, Bitetti era stato eletto poco più di un mese fa battendo al ballottaggio il civico di area leghista Francesco Tacente. Le sue dimissioni rischiano di far saltare l’accordo di programma per l’ex Ilva, perché oggi il sindaco avrebbe dovuto presiedere il Consiglio comunale deputato a votare la riconversione dello stabilimento siderurgico di Taranto, la cui firma è in programma per domani a Roma al ministero delle Imprese e del Made in Italy, alla presenza del ministro Adolfo Urso. Ed ecco fatto che ieri è arrivata la nota della maggioranza di centrosinistra in cui si chiedeva formalmente di rinviare la seduta prevista per oggi «dedicata all’esame della proposta di accordo istituzionale di programma formulata dal governo per la decarbonizzazione dell’ex Ilva di Taranto». In ogni caso la decisione del rinvio viene presa formalmente dalla conferenza dei capigruppo. In molti chiedono al sindaco di ritirare le sue dimissioni (può farlo entro 20 giorni). Dimissioni che per molti sono viste come un grande atto di irresponsabilità. La maggioranza al Comune, fra l’altro, ha anche chiesto che l’ente non partecipi nemmeno al vertice al Mimit viste le dimissioni del sindaco. La riunione al ministero si terrà ugualmente. Tra le possibilità messe in campo, si apprende da fonti vicine al dossier, ci potrebbe anche essere quella che dopo domani si firmi l’accordo relativamente al solo scenario B tra i due prospettati dal governo. Ovvero quello che prevede solo l’installazione dei tre forni elettrici nell’ex Ilva. Un’altra possibilità è che domani al Mimit si tenga un nuovo confronto senza decidere nulla in attesa che le dimissioni del sindaco Bitetti rientrino a breve. A chiedere il suo rientro anche il leader di Avs Angelo Bonelli: «Spero che il sindaco ritiri le sue dimissioni, perché dobbiamo costruire insieme una battaglia per difendere Taranto e la salute dei suoi cittadini». «L’ascolto e il coinvolgimento del territorio non possono concretizzarsi in uno scaricabarile su cui grava, peraltro, il peso di mesi preziosi nei quali si è prospettata all’opinione pubblica una soluzione che nel frattempo non si è mai concretizzata», il commento dell’ex ministro del Lavoro e responsabile delle Politiche industriali Pd, Andrea Orlando.Per il candidato sindaco della Lega sconfitto al ballottaggio, Tacente «le dimissioni appaiono come una scelta tattica, più che come un gesto dettato da responsabilità istituzionale. Taranto ha bisogno di chiarezza, stabilità e coraggio: non di manovre che generano ulteriore confusione». E poi: «Il 31 luglio, giorno del vertice al Mimit, l’assenza del comune di Taranto non è giustificabile, soprattutto se il sindaco deciderà di ritirare subito dopo le sue dimissioni». «Un sindaco non può dimettersi alla prima contestazione», ha commentato il segretario regionale della Lega, Roberto Marti. Il senatore Mario Turco, vicepresidente del Movimento 5 stelle, nonché coordinatore del Comitato economia, lavoro e impresa, in qualche modo giustifica il comportamento dei manifestanti: «Taranto sta vivendo alcuni dei suoi giorni più difficili in merito al futuro dell’ex Ilva ed è comprensibile che gli animi possano scaldarsi su un tema così cruciale». Allo stesso tempo, però, esprime solidarietà a Bitetti. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, dopo la notizia delle intimidazioni al sindaco di Taranto, ha telefonato al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e al prefetto Paola Dessì manifestando poi piena «solidarietà» a Bitetti. Così anche Antonio Misiani, responsabile Economia nella segreteria nazionale del Pd. Intanto in Puglia sul fronte regionali arriva un sì con condizione alla candidatura di Antonio De Caro da parte del leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte. «De Caro ha le carte in regola per aspirare a guidare la Puglia, ma serve un programma di rinnovamento. Come Movimento abbiamo chiesto un nuovo modello, che non si è realizzato. Se quel modello verrà replicato e non si consentirà di cambiarlo, noi non chiediamo nulla, facciamo da soli».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/taranto-sindaco-licenziato-attivisti-green-2673783655.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="in-toscana-il-campo-largo-e-gia-finito-la-base-m5s-no-alleanza-per-giani" data-post-id="2673783655" data-published-at="1753856605" data-use-pagination="False"> In Toscana il campo largo è già finito. La base M5s: no alleanza per Giani Il campo largo continua ad essere un amore platonico. Potenzialmente vincente, praticamente quasi impossibile da realizzare. Sempre più spesso il movimento 5 stelle sui territori proprio non riesce ad andare d’accordo con i dem e non è chiaro se avvenga per tattica o per reali incomprensioni. L’ultimo scontro si è avuto in Toscana. Sette gruppi territoriali del Movimento 5 stelle, da Grosseto a Carrara a Livorno, dicono no alla ricandidatura di Eugenio Giani e all’alleanza con il Pd e Avs. A poche settimane dal voto insomma viene fuori che il campo largo pensato dai dirigenti nazionali in Toscana non si può fare. Una grande fetta del Movimento giudica un gravissimo errore, un tradimento, non aver messo in discussione la candidatura dell’attuale presidente Giani. Tre consiglieri comunali di Livorno minacciano di autosospendersi.L’annuncio in una nota firmata dal capogruppo M5s in consiglio comunale Andrea Morini a nome dell’intero gruppo consiliare. «Siamo in attesa dell’ultimo step nel quale agli attivisti toscani sarà comunicata la scelta di campo e, nonostante Paola Taverna abbia rassicurato a più riprese che i gruppi territoriali toscani si sarebbero autodeterminati, indiscrezioni sempre più diffuse danno per scontato il sostegno a Giani». Ciò, prosegue, «a fronte di rassicurazioni e garanzie programmatiche in totale discontinuità con l’ultimo mandato su Multiutility toscana, aeroporto di Firenze, sanità, overtourism, legge Marson. Va bene che la politica è l’arte del possibile, ma così si chiede a Eugenio Giani di diventare la sua nemesi, un Giani bifronte o un vero e proprio Anti-Giani». Questo per gli esponenti del M5s livornese, non potrà che avere conseguenze drastiche: «Annunciamo, pertanto che nel momento che venisse ufficializzato il sostegno alla candidatura di Giani e l’ingresso nell’alleanza di centrosinistra, il nostro gruppo consiliare si autosospenderebbe immediatamente dal M5s. Un passaggio che rappresenterebbe un vulnus per una forza politica nata dall’esperienza delle liste civiche 5 stelle: uno scenario del quale intendiamo discutere con il nostro gruppo territoriale in primis, ma anche con quello provinciale livornese e gli altri gruppi toscani».La posizione dei livornesi è la più dura ma sono sette i gruppi in protesta. ll governatore Giani esprime «una valutazione positiva del dibattito che si sta tenendo nel Movimento. È la dimostrazione di un dibattito franco, sereno. Anzi lo interpreto così: se ci sono nuclei che a livello locale sentono il bisogno, cosa che non avevano avvertito finora, di uscire in modo fragoroso significa che avvertono che nella maggioranza del M5S c’è una seria discussione sull’adesione alla coalizione progressista, di centrosinistra del cosiddetto campo largo».Quindi, aggiunge il presidente della Regione, «rispetto questo dibattito in ciascuna delle posizioni che all’interno del Movimento possa essere espressa e mi auguro che prevalga quella che di fronte alle nostre grandi aperture veda l’alleanza di campo largo come protagonista anche delle elezioni toscane». A chi gli chiede se questo significa che valuta come minoritarie le voci interne ai 5 Stelle contrarie all’alleanza, Giani osserva: «Chi è contrario sente il bisogno di uscire all’esterno. E se si sente questo bisogno, significa che questo dibattito c’è ed è forte la componente che porta a vedere con favore un’alleanza».Comunque vada a finire, la notizia è che dentro al partito di Giuseppe Conte tra vertici e territori, evidentemente non ci si parla.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
Ecco #DimmiLaVerità del 17 settembre 2025. Il nostro Giorgio Gandola commenta le trattative nel centrodestra per la candidatura a presidente in Veneto, Campania e Puglia.