2020-10-29
Tamponi gratuiti dai medici di base. «Ma i test rapidi non sono arrivati»
(Donato Fasano/Getty Images)
Il sindacato più rappresentativo firma l'accordo (18 euro a prestazione), che divide e preoccupa i dottori. I quali potranno però rifiutare la prestazione se il commissario Domenico Arcuri non fornirà i dispositivi di protezione.Tamponi rapidi per l'accertamento del Covid- 19 dai medici di famiglia, l'accordo è fatto e riguarda tutti, anche quella parte di professionisti rappresentati dai sindacati che non l'hanno siglato. L'intesa raggiunta dopo lunga trattativa stabilisce che per tutta la durata dell'emergenza Covid i medici di base integreranno tra i loro compiti (e quindi saranno obbligati se sussistono le condizioni per farlo) l'effettuazione dei tamponi rapidi o di altro test di sovrapponibile capacità diagnostica prevedendo l'accesso dei pazienti su prenotazione e previo triage telefonico. L'intesa sarebbe stata raggiunta sulla parte economica che prevede 18 euro al professionista per ogni tampone fatto nel suo studio e 12 euro se il test viene somministrato in una struttura della Asl (Case della salute o nei tendoni della Protezione civile). È previsto anche che si possano fare al domicilio del paziente. Potranno fare il tampone rapido i contatti stretti asintomatici individuati dal medico di medicina generale oppure individuati e segnalati dal Dipartimento di prevenzione in attesa di tampone rapido; il caso sospetto di contatto che il medi co si trova a dover visitare; contatti stretti asintomatici allo scadere dei 10 giorni di isolamento.In assenza dei necessari dispositivi di protezione individuale (mascherine, visiere e camici), forniti per l'effettuazione dei tamponi antigenici rapidi dal commissario Domenico Arcuri, il medico non è tenuto però a fare i tamponi e quindi il suo rifiuto non può essere denunciato come omissione né può subire l'attivazione di procedura di contestazione disciplinare. Il costo dei tamponi sarà a carico dello Stato e non del paziente. Infatti per finanziare l'operazione il governo ha stanziato, nel decreto Ristori, 30 milioni che dovrebbero servire per circa 2 milioni di tamponi rapidi in capo a medici di medicina generale. Un accordo comunque che si è incagliato sull'obbligatorietà per i medici di eseguire i tamponi. Sulla volontarietà sono rimasti schierati i sindacati Snami e Smi, che hanno deciso di non firmare. Diverso il caso di Intesa sindacale (Cisl medici, Fp Cgil medici, Simet, Sumai) che ha deciso all'ultimo di firmare l'accordo anche se la Cgil medici ha dichiarato il suo no. A sottoscrivere l'accordo dunque sono stati la Fimmg (che ha il 63 per cento di rappresentatività) e Intesa sindacale. Alla fine, però, non tutti i camici bianchi sarebbero disposti a eseguire il test poiché ritengono che l'organizzazione sia complessa e non sicura né per gli assistiti, né per gli operatori sanitari nell'ambito delle strutture che hanno a disposizione. In più, non ci sarebbero indicazioni sull'effettiva possibilità di utilizzare spazi messi a disposizione dai dipartimenti di prevenzione. «Noi siamo disponibili a dare una mano perché siamo in emergenza ma il grosso problema è il percorso di sicurezza del paziente», dice Ornella Mancin, medico di base in Veneto. «Questo accordo è una contraddizione: finora abbiamo seguito le indicazioni per evitare l'ingresso in studio di un caso sospetto, ora lo facciamo entrare per eseguire il tampone? Vanno creati i percorsi di sicurezza come in ospedale ma quando il medico è solo in studio non può gestirlo. E comunque, intanto i tamponi devono arrivarci e ancora non sappiamo quando, ma certo dovremo essere rigidi, in scienza e coscienza, nella selezione dei pazienti, non potremo farli a tutti». «Da oggi, l'esecuzione in modo rapido e in piena sicurezza dei test antigenici di accertamento del Covid è potenziato dal fondamentale contributo dei medici di medicina generale e da quello dei pediatri», ha annunciato con soddisfazione il presidente del Comitato di settore regioni sanità, Davide Caparini, sottolineando che «l'obiettivo è ridurre la pressione sui presidi ospedalieri e sulle strutture sanitarie e diminuire le occasioni di esposizione al rischio contagio». Per Paolo Biasci, presidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp), l'accordo dimostra senso di responsabilità in emergenza e spiega che «i tamponi saranno effettuati dai pediatri di libera scelta ai bambini nel caso essi siano contatti stretti asintomatici».«Ringrazio i medici e i pediatri che hanno sottoscritto, con senso di responsabilità, il nuovo accordo collettivo nazionale», ha scritto su Facebook il ministro della Salute, Roberto Speranza mentre il presidente dell'Ordine dei medici di Milano, Roberto Carlo Rossi, prevede una «rivolta dei condomini» perché «non so cosa verrà fatto qui in Lombardia, come ci si organizzerà, ma posso assicurare che in contesti come gli studi nei condomini, specie in realtà urbane come Milano e hinterland o Brescia, questa cosa è semplicemente impossibile. C'è un livello di preoccupazione altissimo», sottolinea.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)