2024-10-29
«No a revisori pubblici nelle aziende. Così il Mef diventerebbe la Stasi»
Antonio Tajani all'assemblea dell'Unione Industriali di Torino (Ansa)
Antonio Tajani attacca la norma sugli aiuti statali: «Cambierà». Sale al 22% l’Iva sui rifiuti.Nella manovra «credo che debba essere corretta una norma priva di qualsiasi senso, voluta forse da qualche burocrate del Mef, che prevede, nelle aziende che hanno finanziamenti da parte dello Stato, la presenza di revisori del conto del Mef». A parlare è il vicepremier, Antonio Tajani, a Torino nel corso dell’assemblea dell’Unione industriali. «I revisori dei conti devono fare il loro lavoro. Non serve un sistema che rischia di trasformare il Mef nella Stasi», ha sottolineato il vicepremier. «Non è questo certamente l’intendimento del governo. Quindi ho già parlato con il ministro Giorgetti che mi ha assicurato che verrà rimodulata quella norma che, per quanto mi riguarda, non ha senso», ha chiosato Tajani.In particolare, la norma prevede la presenza di un rappresentante del ministero dell’Economia all’interno delle aziende che ricevono sussidi pubblici di rilevante entità. L’obiettivo della manovra è chiaro: «Potenziare i controlli sulla finanza pubblica». Il problema è che questo rappresenta una forma di ingerenza delle istituzioni pubbliche nel settore private, senza considerare che, al momento, non si conoscono i criteri precisi di questa norma, a quale tipi di contributi si riferisce e quali poteri avrà il funzionario del ministero nel monitorare le decisioni dei manager che gestiscono fondi pubblici.In particolare, l’articolo 112 prevede che per raggiungere tale obiettivo, sarà garantita la presenza di un rappresentante del ministero dell’Economia e delle Finanze nei collegi di revisione o sindacali delle aziende e degli enti che ricevono contributi statali significativi, anche in modo indiretto e in qualsiasi forma. Tuttavia, non sono ancora stati forniti ulteriori dettagli.Non è poi previsto che il rappresentante del ministero sieda nel consiglio di amministrazione delle imprese sovvenzionate, ma verrà inserito nei collegi con funzione di controllo. Resta da capire se questo controllo sarà limitato all’uso dei fondi pubblici o se abbraccerà l’intera attività aziendale.C’è poi la questione della soglia: qual è il livello di contributo oltre il quale lo Stato potrà inserire un proprio rappresentante? Per ora, si parla di 100.000 euro annui, ma la soglia definitiva verrà stabilita tramite Dpcm, da adottare entro tre mesi dall’entrata in vigore della legge di Bilancio. Questo limite particolarmente basso potrebbe consentire l’accesso dei funzionari del ministero a molte delle società che ricevono sussidi pubblici, dai grandi gruppi industriali come Stellantis fino a multinazionali e piccole imprese.Alcuni aspetti di questa misura sono però già definiti: l’inserimento del rappresentante pubblico non sarà automatico, ma avverrà alla prima scadenza utile del collegio sindacale, sostituendo uno dei membri esistenti senza incrementare il numero complessivo previsto dalle normative settoriali. Inoltre, il costo di questo controllo non peserà sui conti pubblici, ma sarà a carico dell’azienda stessa.Ad ogni modo, se l’impresa vuole evitare la supervisione dello Stato, potrà rinunciare al contributo pubblico o mantenere un importo inferiore ai 100.000 euro. Tuttavia, pare che questa soglia potrebbe essere aumentata, sia per evitare eccessi di ingerenza pubblica nelle imprese private, sia per limitare il numero di controllori richiesti, dato che sarebbe complesso per il dicastero garantire la presenza di un esperto per ogni azienda sovvenzionata. Fa discutere anche un’altra norma contenuta nella manovra: una modifica alle agevolazioni Iva che sposta dal 10 al 22% la tassazione dei rifiuti conferiti in discarica. Misura che consentirà allo Stato di recuperare 148,1 milioni di euro per il 2025.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)