Marco Risi (Getty Images)
Il regista figlio d’arte: «Il babbo restò perplesso dal mio primo film, poi grazie a “Mery per sempre” iniziò a prendermi sul serio. Mi considerano quello “impegnato”, però a me piaceva anche girare commedie».
Il 10 ottobre il capoluogo siciliano ospita per la seconda volta la Giornata mondiale della salute mentale. Una giornata di dibattiti scientifici, spettacoli e musica per sensibilizzare sul tema dei disturbi psichici e combattere i pregiudizi.
La manifestazione, organizzata dalla Fondazione Tommaso Dragotto e realizzata da Big Mama Production, vedrà presenti esperti del mondo della psichiatria che affronteranno la malattia mentale come questione di civiltà, di diritto e di salute pubblica.
Secondo l’Oms, oltre 1 persona su 8 nel mondo (quasi 1 miliardo di persone) convive con un disturbo mentale. In Europa il 17% della popolazione adulta è affetta da problemi di salute mentale, mentre in Italia, circa 18 milioni di cittadini hanno a che fare con un disturbo psichiatrico significativo.
Nel programma della giornata conversazioni scientifiche, momenti di teatro, musica, cultura.
Si comincerà alle ore 9.30 all’orto botanico con la giornalista scientifica del Tg2 Laura Berti, che intervisterà il Professor Andrea Fiorillo, Presidente dell’European Psychiatric Association. L’incontro toccherà le nuove emergenze psichiatriche, come la solitudine, la dipendenza da videogiochi o da sostanze psicoattive, ma anche di psicosi acute, rischio di suicidio, stati maniacali, depressione grave, sindrome da astinenza da alcol oppioidi e comportamenti autolesionistici.
«I disturbi mentali sono in costante aumento, soprattutto tra le persone più giovani, tanto da rappresentare una nuova epidemia clinica e sociale» a dirlo è proprio il Prof. Fiorillo. «Ma grazie alle nuove conoscenze, oggi è possibile prevenire la comparsa dei disturbi mentali. Restano I disturbi depressivi in costante aumento, un vero allarme per le fasce giovanili e le persone anziane, legate spesso da un denominatore comune che si chiama solitudine, intesa come sensazione di inaiutabilità».
Alle 11.30 la kermesse, accendendo i riflettori sul rapporto psiche – criminalità, migrerà al Cine Teatro Lux, dove andrà in scena lo spettacolo della Compagnia Frammenti d’arte e teatro che presenterà la pièce «Bambole rotte» di Alessia Tanzi per la regia di Marzia Verdecchi. Sei storie diverse di uxoricidio che parleranno di vite spezzate, ma viventi e presenti nelle loro giornate di confinamento carcerario, dove tutto ritorna – nitido fino all’esasperazione - come un incubo ribelle da cui nessuna delle protagoniste riesce a liberarsi.
Evento pensato per ospitare gli allievi delle Scuole Superiori di Palermo e parlare loro di violenza di genere con un prologo della criminologa Flaminia Bolzan, alla quale toccherà il compito di prospettare alla giovane audience tutti i segnali premonitori della violenza di genere, la cui età statistica sta rapidamente riducendosi.
Alle ore 17.00 al Conservatorio A.Scarlatti, per mettere l’accento sulla relazione psiche – schizofrenia, sarà la volta di un omaggio a Robert Schumann della pianista Gile Bae , olandese di origini sudcoreane, che ha studiato al Conservatorio Reale dell'Aia e all'Accademia Pianistica Internazionale di Imola, specializzandosi di recente nel repertorio di Bach e Schumann. In programma: Kreisleriana Op. 16 di R. Schumann, English Suite N.4 BWV di J.S. Bach, Sonata N.2 Op. 14 di S. Prokofiev. Il concerto sarà preceduto da un originale reading teatrale dell’attore Corrado Tedeschi, che si addentrerà nei meandri oscuri della storia e della musica di Schumann segnati dal male della schizofrenia.
Alle 18.30 la giornata – evento, sulle tracce stavolta del rapporto psiche – recupero e reinserimento del malato attraverso l’arte, si sposterà al Real Teatro Santa Cecilia, per proporre l’originale messa in scena della Accademia della Follia Claudio Misculin dal titolo «Quelli di basaglia…A 180°» di Angela Pianca e Antonella Carlucci (che ne firma anche la regia).Uno spettacolo con 8 attori in scena, che celebrerà la rivoluzione psichiatrica di Franco Basaglia attraverso testi, interviste, poesie e testimonianze proprio di Basaglia, dei «basagliani» e dei matti. Attori, che intrecceranno il testo con musica, danza, canto, reinventando i modi per cui la follia possa ritornare a far parte della vita e non sia ridotta a malattia dalla forza della ragione e dalla violenza delle istituzioni.
A chiudere l’intera kermesse sarà alle ore 21.00 al Teatro al Massimo, sarà una delle più grandi signore del palcoscenico italiano, Lina Sastri, che – incrociando l’ultima riflessione della giornata su psiche e notte - proporrà la sua intima e poetica Voce ‘e notte: uno spettacolo, testimonianza di un lungo lavoro di ricerca realizzato in lunghi anni dall’attrice, dove parola, musica e danza di intrecceranno in armonia, come le migliori delle musicoterapie. Perchè oggi la musica è sempre più considerata non solo un’arte, ma anche una risorsa terapeutica, che, grazie a Lina Sastri, si accenderà delle note delle più belle canzoni napoletane: da Salvatore Di Giacomo a Pino Daniele.
«La Fondazione Tommaso Dragotto rinnova il suo impegno per combattere, in una giornata simbolo, il pregiudizio e lo stigma verso la malattia mentale». Così il Dottor Tommaso Dragotto presidente dell’omonima Fondazione:«I disturbi legati alle patologie psichiatriche sono in costante aumento e preoccupa molto che il loro manifestarsi sia registrato in età sempre più giovanile. E' nostro dovere». Conclude Dragotto: «Supportare non solo le persone affette da tali disturbi ma anche le loro famiglie, per lottare insieme contro un nemico tanto invisibile quanto insidioso. Sono orgoglioso di aver portato ancora una volta a Palermo un'iniziativa così importante e prestigiosa».
Il 20 settembre 1905 fu proiettato in pubblico a Roma il film di Filoteo Alberini, pioniere del cinema, davanti a un'immensa folla. Con i suoi 250 metri di pellicola per 10 minuti di girato era da record. Oggi solo 4 minuti sono sopravvissuti.
Arrivò prima dei fratelli Lumière il pioniere del cinema Filoteo Alberini, quando nel 1894 cercò di brevettare il kinetografo ispirato da Edison ed inventò una macchina per le riprese su pellicola. Ma la burocrazia italiana ci mise un anno per rilasciare il brevetto, mentre i fratelli francesi presentavano l’anno successivo il loro cortometraggio «L’uscita dalle officine Lumière». Al di là del mancato primato, il regista e produttore italiano nato ad Orte nel 1865 poté fregiarsi di un altro non meno illustre successo: la prima proiezione della storia in una pubblica piazza di un’opera cinematografica, avvenuta a Roma in occasione dell’anniversario della presa di Roma. Era il 20 settembre 1905, trentacinque anni dopo i fatti che cambiarono la storia italiana, quando nell’area antistante Porta Pia fu allestito un grande schermo per la proiezione di quello che si può considerare il primo docufilm in assoluto. L’evento, pubblicizzato con la diffusione di un gran numero di volantini, fu atteso secondo diverse fonti da circa 100.000 spettatori.
Filoteo Alberini aveva fondato poco prima la casa di produzione «Alberini & Santoni», in uno stabile di via Appia Nuova attrezzato con teatri di posa e sale per il montaggio e lo sviluppo delle pellicole. La «Presa di Roma» era un film della durata di una decina di minuti per una lunghezza totale di 250 metri di pellicola, della quale ne sono stati conservati 75, mentre i rimanenti sono andati perduti. Ciò che oggi è visibile, grazie al restauro degli specialisti del Centro Sperimentale di Cinematografia, sono circa 4 minuti di una storia divisa in «quadri», che sintetizzano la cronaca di quel giorno fatale per la storia dell’Italia postunitaria. La sequenza parte con l’arrivo a Ponte Milvio del generale Carchidio di Malavolta, intenzionato a chiedere al generale Kanzler la resa senza spargimento di sangue. Il secondo quadro è girato in un interno, probabilmente nei teatri di posa della casa di Alberici e mostra in un piano sequenza l’incontro tra il messo italiano e il comandante delle forze pontificie generale Hermann Kanzler, che rifiuta la resa agli italiani. I quadri successivi sono andati perduti e il girato riprende con i Bersaglieri che passano attraverso la breccia nelle mura di Porta Pia, per passare quindi all’inquadratura di una bandiera bianca che sventola sopra le mura vaticane. L’ultimo quadro non è animato ed è colorato artificialmente (anche se negli anni alcuni studiosi hanno affermato che in origine lo fosse). Nominata «Apoteosi», l’ultima sequenza è un concentrato di allegorie, al centro della quale sta l’Italia turrita affiancata dalle figure della mitopoietica risorgimentale: Cavour, Vittorio Emanuele II, Garibaldi e Mazzini. Sopra la figura dell’Italia brilla una stella che irradia la scena. Questo dettaglio è stato interpretato come un simbolo della Massoneria, della quale Alberici faceva parte, ed ha consolidato l’idea della forte impronta anticlericale del film. Le scene sono state girate sia in esterna che in studio e le scenografie realizzate da Augusto Cicognani, che si basò sulle foto dell’epoca scattate da Ludovico Tumminello nel giorno della presa di Roma. Gli attori principali del film sono Ubaldo Maria del Colle e Carlo Rosaspina. La pellicola era conosciuta all’epoca anche con il titolo di «La Breccia di Porta Pia» e «Bandiera Bianca».

