Il fondatore di Telegram, Pavel Durov, ha rivelato che i servizi di Parigi gli avrebbero chiesto censure sui gruppi anti Nato. È solo un episodio di una questione più ampia, che però indigna a giorni alterni.
A meno di un mese dal suo arresto in Francia, Durov cambia i termini di contratto dell’app: da ora, numeri e indirizzi Ip degli utenti sospettati di attività criminali saranno consegnati agli investigatori. Ma si apre la porta alle censure e rimozioni di contenuti.
Pavel Durov, patron e fondatore di Telegram (Ansa)
Nel suo primo messaggio pubblico dopo l’arresto in Francia, il fondatore di Telegram si difende: «Sorpreso, devo pagare per cose commesse da terzi». Nel frattempo ammette le falle della chat e modifica le regole.
Fonti russe: «Durov ai domiciliari solo con 50 milioni di cauzione». Il caso si intreccia col Pall mall process, iniziativa sulla cybersicurezza con protagonista la Francia.