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Pierangelo Fenzi: «Il nostro cashmere lega Mongolia e Italia»
Nel riquadro Pierangelo Fenzi, responsabile ufficio stile di Falconeri
Il responsabile dell’ufficio stile del marchio Falconeri: «Produciamo un milione di abiti l’anno grazie alle capre allevate in Oriente. La lana arriva a Biella per le fasi di pettinatura e filatura e poi finisce ad Avio, dove 300 telai la trasformano in capi a portata di tutti».
La lezione del Papa all’Occidente
Papa Francesco durante la visita in Mongolia (Ansa)
Il viaggio in Mongolia ha grande rilievo geopolitico: per il gesto di vicinanza verso i cattolici centroasiatici e perché la religione è da sempre un punto debole della Cina.
I giapponesi stanno dimenticando l'arte del sumo
Il Ryōgoku Kokugikan, l'impianto sportivo situato nel quartiere Yokoami di Tokyo (iStock)

Sempre meno nipponici sono interessati a questa disciplina, per anni considerata sport nazionale e ora scavalcata dal baseball, più in vetrina e popolare grazie al merchandising. E negli ultimi anni il primato è passato nelle mani dei lottatori mongoli, più predisposti ad accettare le rigide regole imposte dalle scuole.

«Il mio cashmere made in Mongolia fa bene all’ambiente e ai pastori»
L'imprenditore comasco Francesco Saldarini famoso per i giubbotti imbottiti con lana al posto delle piume d'oca: «Estrometto gli intermediari cinesi che sfruttano gli allevatori. La qualità è migliore e i lavoratori vivono meglio».
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