2021-03-13
«Prima del Covid un mio abbraccio costava 1.000 euro». In Giappone spariscono anche le perversioni
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L'ingresso a Kabukicho nel quartiere di Shinjuku a Tokyo (iStock)
Il Sol Levante da anni affronta il problema della bassa natalità e del numero sempre crescente di giovani che preferiscono il lavoro al sesso. L'unico svago? Le notti nei «quartieri che non dormono mai». Eppure, a un anno dalla pandemia, qualcosa a Kabukicho, il distretto a luci rosse di Tokyo, sembra essersi spento per sempre. E le perversioni diventano virtuali.In una normale serata pre Covid-19, in questo esatto momento, a Tokyo, la zona di Kabukicho sarebbe un brulicare di uomini e donne barcollanti con il portafogli alleggerito pronti a rientrare nelle proprie abitazioni, ad affittare una stanza in un love hotel con qualche sconosciuto o ad accasciarsi in qualche metropolitana o giardinetto in cerca di qualche ora di riposo. Il quartiere che non dorme mai, famoso in tutto il mondo per essere stato per anni il cuore pulsante della Yakuza, ha subìto un duro contraccolpo durante questo ultimo anno di Covid. Oggi, quelle strade affollate da turisti curiosi, uomini in giacca e cravatta e minacciosi buttafuori, sono pressoché vuote. «Del turismo sessuale, ma anche della sessualità locale, è rimasto solo un ricordo di quando l'attività era fiorente e ci si poteva ancora toccare» ci racconta Haru, 27 anni, host a Kabukicho da quando ne aveva 15. Il suo viso è ovunque nel quartiere e su grandi camion che trasmettono musica a tutto volume e dalle 17 alle 6 del mattino girano per la città per promuovere l'attività del club. «Lavoravo qui con dei documenti falsi, durante la scuola. Mi servivano i soldi, e questo era il modo più facile e divertente». Haru ha i lineamenti che ricordano i manga che hanno fatto innamorate milioni di ragazze in tutto il mondo negli anni Novanta. Capelli lunghi tinti di un biondo rossiccio, gli occhi perfettamente allungati da un po' di trucco. Veste elegante, «in completi giacca e cravatta neri o blu durante le serate» ci racconta «di giorno mi piace stare più comodo in jeans e camicia. Mi piacciono i pantaloni strappati e le scarpe da ginnastica colorate». Haru è un ragazzo all'apparenza come tanti, ma che in realtà arrivava a guadagnare, in tempi pre Covid, fino a 20.000 euro a serata tra guadagni effettivi e regali costosi. «Nel mio club ero uno dei "principi"» ci spiega «chi voleva passare un'ora con me doveva pagare come minimo 1.000 euro in alcolici. Per un mio abbraccio la cifra saliva. Il contatto fisico era tutto. Oggi che non possiamo toccarci e dobbiamo mantenere le distanze di sicurezza il business è crollato». Guardandoci intorno, quello che vediamo dallo schermo del nostro cellulare mentre parliamo con Haru è una città che sta soffrendo l'assenza del turismo e la paura generale del contatto con gli altri. Le insegne una volta illuminate, il caos che regnava sovrano e non permetteva di parlare liberamente al telefono, sembra appartenere al passato. Kabukicho oggi è affollata, «ma non è più quella di una volta, vero?» ci chiede Shin, 22 anni (ma dai lineamenti e dal suo modo di fare sembra molto più giovane) host junior di Haru. «Il nostro locale è rimasto aperto, ma è solo uno dei dieci di questa catena. Il resto è tutto chiuso. E lo stesso vale per Osaka. Là solo due locali sono rimasti attivi». Haru è uno degli host più famosi di Tokyo Quasi tutti i locali rimasti aperti hanno scelto di adottare le stesse linee guida, sia per gli uomini che per le donne. Non appena un cliente arriva al locale gli viene misurata la temperatura e viene poi scortata da una persona dedicata a questo compito fino a un bagno dove viene chiesto di lavarsi le mani, disinfettarsi e fare dei gargarismi con un particolare colluttorio antibatterico. Solo dopo aver completato questa procedura e aver riprovato nuovamente la febbre, l'ospite viene accompagnato al tavolo dove ad attendere ci sarà seduto l'host o l'hostess prescelta. Tra le raccomandazioni, quella che sia gli ospiti che gli host mantengano una distanza interpersonale di circa 2 metri - o almeno 1 metro - vengano conservate in cellulari personali e dedicati i contatti precisi degli ospiti che si servono e che tutti indossino sempre la mascherina. Ovviamente, ogni tipo ti contatto fisico è altamente sconsigliato, che sia un brindisi incrociato, un abbraccio o anche solo una mano poggiata su quella dell'ospite. Vietati invece sono i balli e il karaoke. «È difficile» ci confessano i ragazzi «L'alcol a volte porta a momenti di intimità, ci dimentichiamo della situazione e il risultato è che noi host e i clienti ci avviciniamo gli uni agli altri o dimentichiamo di rimettere la mascherina». «In momenti come questi» sottolinea però Haru «arrivano i gestori del locale che intervengono prontamente e ripetono il protocollo di disinfezione». Eppure tutto questo non sembra bastare. Perché sebbene molti abbiano rinunciato ad avvicinarsi ai locali in attesa di tempi migliori, test mirati nei quartieri della vita notturna di Tokyo (Kabukicho e Roppongi prima di tutti) hanno rivelato un numero crescente di casi, soprattutto tra le persone di 20 e 30 anni. Diversi cluster sono stati rintracciati nei club host e hostess di Kabukicho, dove in condizioni di normalità vengono ospitati in una sola serata fino a 10.000 persone.Se da una parte c'è la realtà della prostituzione giapponese, con le soapland - locali tradizionale giapponesi nei quali i clienti uomini possono avere rapporti sessuali con prostitute, sebbene ufficialmente tale locale si offra come servizio nel quale i clienti vengono lavati - costrette a chiudere a fronte del crescente numero di casi di Covid, dall'altra c'è il mondo del virtuale che conquista una fetta sempre più importante di clienti. Secondo quanto stimato dal centro commerciale M di Akihabara, specializzato nella vendita di gadget erotici per uomini e per donne, a essere aumentata esponenzialmente durante la pandemia è la richiesta di visori 3D e di esperienze virtuali ad alto tasso erotico. La più venduta è la host experience che permette a uomini e donne di immergersi nell'ambiente tradizionale di un bar con accompagnatori rimanendo comodamente seduti sul divano di casa. A seguire la richiesta più alta arriva per i simulatori di maid cafè, un gioco in realtà dedicato anche ai bambini, in cui una ragazzina che sembra appena uscita da un anime balla e canta canzoncine vestita da cameriera con un abito ricco di fronzoli. E i porno VR sembrano essere ormai una frontiera abbattuta. «Il porno in realtà aumentata giapponese è a oggi il migliore sul mercato» ci spiegano i gestori dell'M's Pop Life di Akihabara «costa poco e crea un ambiente coinvolgente che ti fa sentire come se fossi veramente parte della scena che stai guardando». Ma non solo. La vera nuova frontiera del sesso in era Covid si chiama teledildonics, un sistema che non solo elimina totalmente la distanza tra lo spettatore e l'azione con il porno VR ma che permette anche di sincronizzare un giocattolo sessuale all'azione che stai guardando.La richiesta di distanziamento sociale ha portato anche all'aumento esponenziale di hikikomori, i giovani che scelgono di chiudersi nelle proprie stanze in cui creano un ambiente in cui hanno tutto quello di cui hanno bisogno, e a rinunciare ancora di più alla sessualità e ai rapporti con colleghi, compagni di scuola o coetanei.