Va bene il percorso educativo con tanto di volontariato. Va bene il lavoro con gli psicologi per tutto l’anno scolastico, ma uscirsene a 15 anni con il nove in condotta dopo aver sparato in faccia a una professoressa pallini di plastica e averla derisa sui social forse è un po’ esagerato.
E allora ieri, sulla folle vicenda di Rovigo, è intervenuto il ministero dell’Istruzione, facendo riconvocare il consiglio di classe per «la non corretta applicazione della legge e del regolamento di istituto». Il risultato è stato immediato: riunione straordinaria e il collegio docente, in meno di un’ora, ha rivisto il voto di condotta dei due ragazzi (un terzo era già stato bocciato per rendimento): chi aveva preso 9 si è visto dare un 7 e chi era uscito con l’8 ha preso 6.
Dopo le polemiche su quei voti di condotta attribuiti come se nulla fosse accaduto, tanto da far domandare ai più che cosa si debba fare per prendere un 5 in comportamento (voto con il quale si viene bocciati), ieri è arrivato l’intervento del ministero. Attraverso il provveditorato regionale, il preside dell’Itis Viola Marchesini di Rovigo è stato invitato a riconvocare il consiglio di classe per riaprire gli scrutini di fine anno e, come si legge nella nota del ministero, «riconsiderare in autotutela le decisioni prese».
Un intervento leggero nella forma, nel rispetto dell’autonomia scolastica, ma che comunque fa notare come, a seguito dell’ispezione ministeriale, sia emerso che sono state applicate in modo non corretto le norme del Dpr 122 del 2009 sulla valutazione degli alunni e come sia stato violato lo stesso regolamento d’istituto.
Il ministro Giuseppe Valditara è intervenuto anche direttamente su una questione di fronte alla quale nessun ministro avrebbe potuto tacere e non solo perché c’è di mezzo anche una causa intentata a tutta la classe dalla professoressa vittima dell’aggressione di ottobre. «Bisogna intervenire sul tema della condotta e delle sospensioni: non sono favorevole a lasciare a casa, ma non fare nulla a un ragazzo che si è comportato male, significa abbandonarlo a se stesso», ha detto il ministro, che intende presentare delle proposte concrete.
Nel caso di Rovigo, va detto che la scuola ha provveduto a seguire i ragazzi in questione, che avevano 14 anni all’epoca della «bravata», con educatori, psicologi e attività di volontariato. Almeno in due casi su tre, questo lavoro deve aver avuto qualche effetto positivo, se in prima battuta si era arrivati a dare un 8 e un 9 in condotta a giugno, dopo il 5 quasi obbligatorio di metà anno. Valditara ha anche spiegato che «bisogna ridare dignità ai docenti» e ha confermato che lo Stato starà vicino, non solo con l’assistenza legale, ai docenti che sono stati aggrediti. Infine, il ministro ha ricordato che
«rispettare il docente significa anche usare responsabilmente il cellulare». Anche qui, un riferimento indiretto al fattaccio di Rovigo dove, dopo aver sparato alla professoressa, il filmato girato con il cellulare è stato condiviso sui social.
Dopo la garbata tirata d’orecchie arrivata dal ministero, ieri la preside Isabella Sgarbi ha subito fatto sapere che avrebbe riconvocato il consiglio di classe «per riflettere e per rivalutare la situazione». Il problema, par di capire, è che uno dei tre ragazzi è andato molto bene a scuola in tutte le materie e alla fine si era preso anche quel 9 di condotta che suona, però, come uno schiaffo alla professoressa e ha fatto infuriare anche i genitori di una serie di ragazzi che nella stessa scuola hanno preso otto, fanno notare alcuni di loro, «senza aver sparato a nessuno». In ogni caso, dopo esser finiti nuovamente sui giornali, questa volta per i bei voti di condotta, i professori hanno riconsiderato i voti finali dei due «sparatori» (ad aria compressa) nel modo che segue: l’otto e il nove finali sono diventati voti solo del quadrimestre e hanno fatto media con i due cinque di metà anno. Così, i ragazzi escono con un 7 e con un 6, sicuramente due macchie sul curriculum scolastico, ma comunque sono promossi.
In realtà, per la gravità del fatto, avrebbero potuto anche essere bocciati (la legge prevede che con il 5 di condotta si ripeta l’anno), ma è anche vero che l’istituto non può contraddire se stesso sull’utilità del cammino di recupero intrapreso da ottobre a oggi. In ogni caso, com’è risultato evidente fin dal primo giorno, lo scandalo, più che la promozione, era quel nove in condotta.
Un ampio deficit di buon senso si nota anche ne modo in cui è stato gestito lo shock della professoressa di scienze Maria Cristina Finatti, che è stata semplicemente spostata in altre classi. Nei giorni scorsi ha ricordato che ha rischiato di perdere un occhio e ha lamentato «scarsissima solidarietà da genitori e colleghi». Probabilmente, come ha spiegato lei stessa, anche per la sua decisione di denunciare i tre ragazzi al Tribunale dei minori e le tre famiglie civilmente. In ogni caso, come ha affermato cinque giorni fa dopo la notizia dei voti, la professoressa si aspettava che i ragazzi venissero bocciati.