
Nel 2018, Gaetano Manfredi difese Luigi De Magistris, che partecipò a una festa in un edificio occupato a Napoli. Sui collettivi diceva: «Non vanno criminalizzati». Intanto un ex collega lo demolisce: «Promuoveva mediocri ricercatori».Quando ragazze e ragazzi ammirano un insegnante, apprendimento e crescita umana sono garantiti. Ma servono maestri che amino la disciplina. E il nuovo ministro dell'Università, Gaetano Manfredi, non rientra in questa categoria. «Non bisogna criminalizzare i centri sociali», disse nel 2018. Perché? «Rappresentano una forma di aggregazione che è utile, ovviamente», specificò, «quando vengono rispettati i principi di convivenza democratica. Una contrapposizione non serve a nulla: bisogna sempre avere un dialogo e fare in modo che queste esperienze possano essere messe a sistema per far crescere la città e dare opportunità ai giovani di potersi esprimere». Un endorsement per il Mezzocannone occupato, spazio universitario autogestito da un collettivo studentesco nel centro storico di Napoli. Luogo spesso controllato dalle forze dell'ordine a causa delle continue lamentele del vicinato, che lamenta rumori notturni, specialmente nel fine settimana, quando vanno in scena concerti e dj set fino a tarda ora. Però il Mezzocannone occupato non è frequentato solo dai giovani in cerca di sballo; è rimasta nella memoria collettiva partenopea anche la partecipazione - suggellata da un trenino danzante - del sindaco Luigi De Magistris a una festa nel centro sociale nel maggio del 2018. L'indulgenza del neo titolare del dicastero Università e ricerca, Gaetano Manfredi, nei confronti dello spazio occupato, è arrivata proprio all'indomani della celebrazione a cui si era recato De Magistris. Dunque abbiamo appurato che il massimo rappresentante della formazione italiana vede di buon occhio, mentre l'altro forse è chiuso, gli eventi ludici che si organizzano in spazi universitari occupati, a patto che ci sia «dialogo» con i loro gestori. Chissà cosa avrà pensato al momento del sequestro a opera della Digos dell'Aula C, «tenuta in ostaggio» dal 1989 dagli studenti della facoltà di scienze politiche di Bologna? Così come sarebbe interessante conoscere la sua opinione in merito alla doppia occupazione effettuata sempre dai ragazzi di scienze politiche dell'Università Statale di Milano, che hanno fatto loro l'ex polo di calcolo di via Conservatorio. Luoghi, come detto, che in alcuni casi si trasformano in sedi di feste e rave abusivi. Che sfociano in tragedia. Come all'Università La Sapienza di Roma, dove lo scorso giugno un ragazzo di 25 anni ha perso la vita, a causa della recisione dell'arteria femorale, tentando di scavalcare il cancello che lo separava dalla «Notte bianca». Di lacune (giuridiche) e risposte sempre pronte Gaetano Manfredi ne sta mostrando tante, in particolare nelle ultime 24 ore. Il suo coinvolgimento nell'inchiesta della Procura dell'Aquila in merito ai collaudi della ricostruzione post sisma viene da lui descritta come un «fatto formale». È indagato, come apparso in numerosi organi di informazione? No. Perché dopo il rinvio a giudizio, secondo il codice di procedura penale, si diventa imputati. E il neoministro lo è insieme ad altre 28 persone. I fatti, è bene ricordarlo, risalgono al 2014 e si riferiscono al crollo dei balconi di quella che doveva essere la nuova città dopo il terribile terremoto. Il dramma venne sfiorato per pochissimo e secondo gli investigatori dipendeva da «difetti di costruzione e utilizzo di materiale scadente». A Manfredi - nella veste di collaudatore - viene contestato il reato di falso che però si avvia verso un'imminente prescrizione. Ecco, il punto è proprio questo: il suo «formalmente» ci autorizza, in maniera del tutto legittima, a pensare che il collaudatore collaudi. E, invece, grazie all'istituto giuridico (la prescrizione) più chiacchierato del momento all'interno del dibattito politico (e che i grillini vogliono abolire), non avremo mai una verità giudiziaria su quello che successe in Abruzzo. A questo punto è impossibile non pensare che il meglio di sé Gaetano Manfredi l'abbia dato nel mondo accademico, che nell'intervista di ieri a Repubblica diceva di voler finanziare con un piano da 100 milioni l'anno per assumere nuovi ricercatori. E invece anche in questo caso su di lui piovono critiche e procedimenti penali archiviati. Un ex collega dell'Università Federico II, il professore Benedetto De Vivo ritiene che «avrebbe potuto fare molto di più e meglio» nel suo decisivo incarico di presidente della Crui, «invece di far finta di non sapere che i concorsi aperti a tutti gli idonei, fra i quali premiare i migliori, si sono ridotti a una forma di ope legis generalizzata mirata a promuovere solo i candidati interni, piazzando spesso in posizione di professori mediocri ricercatori». Un organo dal quale si può fare tanto per gli atenei italiani, da sempre spesso fortemente legati a logiche clientelari. Per opera di un'iniziativa di De Vivo, che lo riteneva complice di un concorso universitario fasullo, il neoministro venne denunciato per abuso di potere e omissione di atti pubblici. Accuse, come detto, già archiviate, con l'incredibile motivazione che non sarebbe stato opportuno sentire in qualità di testimoni professori citati come testi. Per completare il quadro, non resterebbe che ascoltare uno degli studenti di Manfredi, nella speranza che abbia interpretato la professione - anzi quella «vocazione» - con lo spirito etimologico che meritano istruire e educare. Ma di ciò dubitiamo.
Simona Marchini (Getty Images)
L’attrice Simona Marchini: «Renzo mi vide e volle il mio numero, poi mi lasciò un messaggio in segreteria per il ruolo in “Quelli della notte”». Sul divorzio dall’ex romanista Cordova: «Mi tradiva. Herrera? Terribile: lasciava che le fanciulle rimanessero in ritiro per giorni».