Tutto pronto per la seconda missione verso l’hotspot albanese di Shengjin. Ieri il pattugliatore militare Libra ha effettuato a Lampedusa due trasbordi di migranti (in totale otto persone) per il pre screening. Le operazioni di trasporto verso l’Albania stanno per ripartire e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi non ha dubbi: «Attendiamo le condizioni logistiche giuste per l’intercettazione e il pre screening delle persone». Questo approccio non è solo una risposta all’emergenza, ma un piano strategico per la gestione dei flussi migratori in Europa, che nei giorni scorsi ha incassato l’endorsement anche dal leader del Ppe Manfred Weber. Il recente decreto sui Paesi sicuri approvato dal governo potrebbe rappresentare la chiave per superare le incertezze legate alla convalida dei trattenimenti da parte dell’autorità giudiziaria. «Le questioni giuridiche si risolvono attraverso percorsi appropriati», ha sottolineato Piantedosi, che a proposito delle impugnazioni davanti ai giudici della Corte di Cassazione ha precisato: «Alcune saranno decise anche relativamente presto». Poi ha aggiunto: «Tutte le questioni di diritto sono opinabili nell’ambito giudiziario. Eventualmente, non credo che riaccadrà, ma nel caso ci saranno le sedi opportune». Le sfide legali, insomma, non impensieriscono il governo. Il progetto di trasferimento dei migranti in Albania è considerato un investimento strategico in vista dell’entrata in vigore, nel 2026, del nuovo regolamento europeo che obbligherà i Paesi di frontiera, come l’Italia, ad attuare misure specifiche per la gestione dei flussi migratori. «Stiamo facendo un investimento necessario per prepararci in anticipo a questa normativa», ha affermato il ministro. E il pattugliatore militare Libra è pronto ad accogliere i migranti provenienti da Paesi considerati sicuri. Con una seconda nave militare, il Cassiopea, già libera da ordini di servizio, per affiancare, qualora dovesse presentarsi la necessità, il Libra nell’operazione. L’obiettivo della missione è intercettare i barconi dei migranti in mare da trasferire immediatamente nell’hotspot albanese di Shengjin e poi nel Centro di trattenimento di Gjader. La previsione è di trasferire in Albania tra le 60 e le 70 persone, ben più delle 16 iniziali della prima fase di test. Uno degli obiettivi principali di questa fase è il trasferimento dei tunisini, agevolato dagli accordi di rimpatrio già sperimentati con la Tunisia. Le tempistiche per i trasferimenti ovviamente dipenderanno dalle condizioni in mare. L’approccio italiano, supportato da una visione europea, è considerato un passo cruciale verso una gestione ordinata e umana della migrazione. Come era facile immaginare dall’opposizione sono tornati alla carica. «Inizia la seconda puntata della pessima fiction, targata governo Meloni, sui centri in Albania, con il nuovo imbarco di migranti su nave Libra», afferma Nicola Fratoianni di Alleanza dei Verdi e Sinistra. E ha annunciato un esposto alla Corte dei conti il deputato pentastellato Alfonso Colucci: «Il governo persevera. Il ministro Piantedosi ha annunciato che le operazioni verso l’Albania possono riprendere e poco dopo è uscita la notizia che altri migranti sono stati presi a bordo della Libra a Lampedusa. Non si possono mettere a carico dei cittadini italiani, chiamati dal governo Meloni a pagare nuove tasse e a subire tagli dei servizi pubblici, gli enormi costi di questa scatola vuota che è il protocollo d’intesa con l’Albania. Valuterò un esposto integrativo alla Corte dei Conti per un ulteriore possibile danno erariale».
Dimmi La Verità | Michaela Biancofiore: "Mi hanno rubato la borsa ma ho inseguito i ladri"
Ecco #DimmiLaVerità del 19 settembre 2023. Ospite la senatrice Michaela Biancofiore. L'argomento di oggi è: "Sicurezza, emergenza migranti".
La senatrice Michaela Biancofiore a Dimmi La Verità: "Mi hanno rubato la borsa sotto al Viminale, ho inseguito i ladri e l'ho recuperata. La sicurezza è una emergenza nazionale. I migranti? Costruiamo una piattaforma nel Mediterraneo"
«L’Italia può contare sull’Unione europea. Il numero dei migranti aumenta in proporzione alle emergenze di ogni tipo che caratterizzano l’area del Mediterraneo. Serve certamente una risposta europea per tutto questo. Chi deve venire in Ue lo decidiamo noi. Prepareremo presto un piano d’azione in 10 punti per sostenere l’Italia. Ringrazio Meloni, per me oggi è molto importante essere qui». Lo ha detto in italiano, nella conferenza stampa a Lampedusa, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ribadendo che il contrasto all’immigrazione «è una sfida continentale che richiede una risposta comunitaria». La von der Leyen e parte dell’Europa si schierano dunque a fianco dell’Italia e del premier Giorgia Meloni che aveva invitato la presidente nell’isola pelagia proprio per rendersi conto de visu della situazione esplosiva a causa dei continui sbarchi. La Meloni si è rivolta ai lampedusani che al suo arrivo le avevano manifestato tutto il loro disappunto oltre che disagio: «Come avete visto la presidente della Commissione europea ha immediatamente accettato l’invito a venire qui. Non lo considero tanto un gesto di solidarietà verso l’Italia ma un gesto di responsabilità dell’Europa verso se stessa perché i confini dell’Italia sono i confini dell’Europa». Il premier ha quindi aggiunto: «Qui è in gioco il futuro che l’Europa vuole darsi: il futuro dipende dalla capacità che Europa ha di affrontare le grandi sfide epocali». La Meloni ha quindi ribadito il concetto del blocco navale: «Continuo a dire che di fronte ai flussi non risolveremo mai il problema parlando di redistribuzione. L’unico modo di affrontare seriamente il problema è fermare le partenze illegali. Questo è quello che ci chiedono i cittadini ma anche i rifugiati». Per contrastare l’emergenza sbarchi «servono soluzioni serie, complesse e durature e serve che lavoriamo tutti nella stessa direzione». Nel dettaglio, fermare le partenze illegali, lotta contro i trafficanti anche uniformando le legislazioni dei Paesi del Mediterraneo allargati, efficace soluzione europea navale per fermare gli scafisti, strumenti più sufficienti per il rimpatrio dei migranti». Le ha fatto eco la presidente della Commissione Ue spiegando: «L’Unione europea ha un piano di azione in dieci punti per affrontare la crisi migratoria. Aumenteremo il sostegno per trasferire migranti da Lampedusa e chiediamo agli altri membri dell’Ue di aderire al piano di solidarietà e accoglienza».
Importantissima, per il governo Meloni l’apertura fatta dalla presidente Ue alla richiesta di una missione navale europea per contrastare le partenze illegali e i trafficanti di esseri umani, proposta che sarà formalizzata dalla Meloni al prossimo Consiglio europeo informale di ottobre. Il presidente della Ue si è spinta addirittura, al sesto punto del suo decalogo anti trafficanti, a prevedere la distruzione delle imbarcazioni usate per la tratta di immigrati illegali, come aveva già dichiarato in passato la leader di Fdi ricevendo il duro attacco della sinistra. Peraltro anche ieri la segretaria del Pd Elly Schlein ha definito il «drama di Lampedusa» un «fallimento della destra».
Il premier è convinto però che «l’Europa non basta a Lampedusa e per contrastare l’emergenza sbarchi. Credo anche, e ne parleremo in settimana, che un maggiore coinvolgimento delle Nazioni Unite sia assolutamente necessario. Perché se qualcuno in Europa pensasse che la questione si risolve semplicemente solo nei confini italiani prende un abbaglio». Infine Meloni ha confermato che oggi ci sarà un Consiglio dei ministri straordinario sul tema migranti. Meloni e von der Leyen, insieme agli altri componenti della delegazione, la commissaria europea per gli Affari interni Ylva Johansson (l’esperta di lavoro a maglia) e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, dopo la visita nel centro di primissima accoglienza di Lampedusa, si sono recate al molo Favaloro, considerato come il «cimitero» dei barchini, una distesa di carrette del mare che impediscono l’attività di pesca degli isolani con inquinamento e problemi ecologici. Incontrando gli isolani Meloni ha sottolineato: «Come sempre io ci metto la faccia. Ce la stiamo mettendo tutta. Mandatemi una lettera in cui scrivete le problematiche dell’isola. Spero vi abbiano detto che poche settimane fa abbiamo fatto uno stanziamento di 50 milioni per l’isola, anche questo può fare la differenza». Nel pomeriggio di ieri il presidente francese Emmanuel Macron e il premier Meloni hanno avuto una conversazione telefonica durante la quale «hanno discusso dell’azione congiunta che potrebbe essere svolta nel Mediterraneo centrale, della prevenzione delle partenze con i Paesi di origine e di transito e, infine, degli sviluppi da dare a livello europeo del quadro del Patto sulla migrazione per rispondere ai flussi migratori irregolari su lungo periodo». Lo scrive l’Eliseo sottolineando che Macron «ha ribadito alla presidente del Consiglio Meloni che la Francia è solidale con l’Italia di fronte alla sfida migratoria che investe l’isola di Lampedusa». Anche papa Francesco dopo il consueto Angelus domenicale è tornato sul tema dei migranti: «Si tratta di un fenomeno che pone sfide non facili, ma da affrontare insieme. Potremo avere un futuro prospero solo mettendo al primo posto la dignità umana, le persone concrete, soprattutto le più bisognose».
Non facciamoci illusioni: respingere l’onda di migranti che si sta abbattendo sulle nostre coste non sarà facile, né sarà cosa che si possa risolvere in pochi mesi. Fermare gli sbarchi, rimandare a casa coloro che non hanno diritto di restare, ristabilire il principio che siamo noi a decidere chi entra nel nostro Paese, non sono risultati che si ottengono in un amen. Sono anni che i governi ci provano con più o meno entusiasmo e finora sono riusciti a fare poco se non pochissimo, complice anche una magistratura e un sistema europeo pro immigrazione.Tuttavia, per la prima volta, con la missione di Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen a Lampedusa si nota qualche novità che nel tempo potrebbe portare dei frutti.
Innanzitutto, c’è l’impegno a costruire nuovi Cpr, ossia centri di permanenza per i rimpatri. Sono le strutture che dovrebbero accogliere coloro che non avendo diritto a restare in Italia devono essere espulsi. Oggi ogni Cpr è in grado di accogliere meno di 700 persone, ossia tante quante ne sbarcano in un giorno. E gli altri dove finiscono? A spasso, dove di regola fanno perdere le proprie tracce. Dunque, se vogliamo evitare l’invasione dobbiamo avere strutture dove mettere gli immigrati in attesa di rimpatrio senza che questi diventino uccel di bosco. Dai Cpr infatti si entra ed esce come in un ostello, con il risultato che chi vuole scappa facendo perdere le proprie tracce e dunque le notifiche di espulsione diventano carta straccia. Ho presente che cosa accade a Milano in via Corelli: ogni sera vedo migranti tirati a lucido pronti a raggiungere il centro. Ma chi sta in un Cpr non è un turista in vacanza, bensì un migrante in attesa di rimpatrio. Dunque, oltre a estendere il periodo di permanenza a 18 mesi come vuole fare Giorgia Meloni, serve che dal Cpr sia impedita l’uscita. La sinistra li chiamerà centri di detenzione? Pazienza, ce ne faremo una ragione e con essa se la farà anche Mattarella.
Altra questione emersa ieri con la visita della presidente della Ue. Oltre a promettere l’intensificazione degli sforzi per il trasferimento dei migranti in altri paesi, Von der Leyen ha offerto le strutture Frontex per i rimpatri e per la sorveglianza aerea e navale, dicendo di essere pronta a «valutare la possibilità, come richiesto dall’Italia, di nuove missioni navali tipo Sophia». Non siamo al blocco navale, ma quasi. Infine, la capa dell’Unione si dichiara pronta ad azioni concrete contro la logistica dei trafficanti, «ovvero a garantire che le imbarcazioni utilizzate per il traffico di esseri umani vengano sequestrate e distrutte». In altre parole, siamo all’affondamento dei barconi per anni richiesta dal centrodestra.
Ovvio, al momento siamo alle parole, a cui devono seguire i fatti. Ma per la prima volta, il più alto rappresentante dell’Europa riconosce che i confini della Ue vanno difesi, che i migranti illegali vanno fermati e rimpatriati anche con missioni navali e che le imbarcazioni dei trafficanti vanno distrutte. Non è molto, ma è già qualche cosa, soprattutto se si considera che con la missione a Lampedusa la presidente dell’Unione ha riconfermato l’accordo con la Tunisia. Mentre la sinistra strilla, chiedendo la revoca dell’intesa adducendo che Kais Saied è un dittatore (non una parola però viene spesa contro Erdogan, a cui l’Europa regala miliardi per fermare i profughi), Ursula von der Leyen sostiene il piano che noi, nel nostro piccolo, prima che se parlasse sollecitammo un anno fa.
Non c’è una sola misura che possa fermare l’invasione. Ce ne sono molte. L’importante è che si cominci ad attuarle. Pagare Tunisi è urgente, fermare le navi nel Mediterraneo anche, affondare i barconi pure, così come rinchiudere - sì, con buona pace delle anime belle ho scritto rinchiudere - nei Cpr chi non ha diritto di restare in Italia. L’importante ora è cominciare.
Lampedusa, il questore minaccia di sgomberare i residenti e poi offre «pilu pe tutti»
Attimi di tensione questa mattina a Lampedusa, in via Vittorio Emanuele, dove è andata in scena una protesta dei residenti che hanno organizzato un sit-in per bloccare il montaggio di una tendopoli per migranti sull'isola. La mobilitazione è sfociata in un blocco stradale e in un piccolo tafferuglio tra alcuni lampedusani che sono venuti alle mani tra urla e spintoni. Placati gli animi, è intervenuto il questore di Agrigento, Emanuele Ricifari, raggiunto al telefono in viva voce da Giacomo Sferlazzo, presidente del movimento politico culturale Mediterraneo Pelagie. Sferlazzo ha chiesto al questore chiarimenti sulla tendopoli e Ricifari ha rassicurato che le tende sono per l'esercito: «Queste tende sono per noi. Non abbiamo dove far dormire il personale» ha precisato. Ricifari che poi ha chiesto a Sferlazzo di far rientrare la protesta per evitare disordini, dicendo che «con i cafoni si comporta da questore, non da persona per bene». Per poi dare appuntamento alla gente per domattina nel piazzale della chiesa di San Gerlando, promettendo una camomilla e «pilu pe tutti».







