L’Ue «piccona» ancora le case. I tecnici scelti da Bruxelles peggiorano la linea ecologista
A gridare al lupo al lupo alle volte si rischia di sminuire il potenziale pericolo, ma spesso ci si prende. Questa regola calza a pennello sulla transizione green e sulle speranze di una fetta consistente dei cittadini Ue che grazie al risultato del voto pensavano di aver sostituito la foga e l’ideologia ambientalista con un percorso più realistico e meno socialmente dannoso di riduzione delle emissioni nocive. Si spera nella nuova Commissione, quella che dovrebbe prendere forma nella due giorni del Consiglio europeo, ma le premesse non sono delle migliori. La Verità ha già parlato del rischio Teresa Ribera Rodríguez. La possibilità concreta che il ministro socialista spagnolo possa diventare il nuovo mister Green. Una promanazione delle politiche socialmente catastrofiche di Frans Timmermans che tanti voti sono costate al precedente governo dell’Unione.
Si tratta di un primo indizio, il secondo ci arriva dalle linee guida sulla direttiva per la casa green (Epbd, entrata in vigore il 28 maggio scorso) che la Commissione europea sta sviluppando per gli Stati membri.
Si passa dal generale al particolare, quello che alla fine farà la differenza. Non c’è vincolo, ma sarà poi difficile per i singoli Paesi discostarsene. Ecco, sembra dalle prime bozze che le indicazioni che emergono siano particolarmente restrittive.
E una spiegazione c’è. Ci sta lavorando - come di recente ha sottolineato in un’interrogazione parlamentare Silvia Fregolent di Italia Viva - il Bpie (Buildings performance institute Eu) che è noto per avere delle posizioni sull’edilizia verde molto più stringenti rispetto a quelle della stessa Commissione. Un esempio è quello degli incentivi sulle caldaie. Come riportato dal Sole 24 Ore infatti l’indicazione del Bpie è di eliminare a partire dal 2025 tutti i bonus per gli apparecchi che non siano alimentati da almeno il 51% di combustibili rinnovabili, come il biogas. Si tratta di un’interpretazione molto dura, innanzitutto per i tempi, scatterebbe tra pochi mesi, e poi per i contenuti particolarmente penalizzanti per l’Italia.
Il biometano, infatti, rappresenta una quota minima del gas trasportato dalla rete italiana e le strategie energetiche prevedono che possa raggiungere il traguardo del 10% solo nei prossimi anni. Visto che a Bruxelles chiedono si arrivi al 51% è ovvio che se queste linee guida dovessero essere confermate gli italiani a partire dal 2025 dovranno dire addio a qualsiasi forma di incentivo sull’acquisto delle caldaie.
Non proprio una bella notizia. Notizia che potrebbe incidere anche sul lavoro del governo e sulla riforma dei bonus legati all’edilizia.
Il problema però non riguarda solo le caldaie ma è ben più generale. Basta guardare l’impostazione del Buildings performance institute Eu per rendersene conto. Secondo il think tank il patrimonio edilizio non è affatto sulla buona strada per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Per gli esperti di Bruxelles (la loro missione è quella di sostenere e accelerare il miglioramento delle prestazioni energetiche, la sostenibilità e la completa decarbonizzazione del settore edilizio) esiste un divario di oltre 10 punti tra i progressi effettivi compiuti dal 2015 e il percorso di riferimento allineato con la neutralità climatica.
E quindi? «La riforma della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (Epbd) può contribuire a colmare, in modo socialmente equo, il divario di decarbonizzazione degli edifici e riallineare l’Ue ai suoi obiettivi climatici ed energetici per il 2030 e il 2050 solo nella misura in cui viene effettivamente attuata».
E su questo... Il problema è il come. «Mentre ora spetta agli Stati membri sfruttare al meglio l’opportunità», evidenziano, «il Bpie rimane impegnato a supportare il lavoro di recepimento». Il che suona abbastanza come una minaccia se si vanno a vedere i contenuti programmatici. Si parte dall’individuazione di «standard minimi di prestazione energetica per ristrutturare gli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni» e si arriva fino a «un percorso obbligato per la progressiva ristrutturazione del segmento residenziale». Non proprio quei passaggi graduali che i cittadini europei bocciando con il voto l’impostazione ideologica del Green Deal si erano augurati. Il timore è che il metodo usato per le caldaie, si tratta dell’interpretazione più restrittiva possibile alle norme della Energy performance of buildings directive (Epbd), possa prevalere.
«Come abbiamo sempre detto», evidenzia il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa, «il problema della Ue non è solo l’ideologia ma la commistione di questa con l’affarismo. Se certe logiche prevarranno, il governo italiano dovrà fare una cosa molto semplice, nell’interesse dei suoi cittadini: non recepire la direttiva case green e ogni altro provvedimento per noi dannoso».



