2023-09-23
Salasso da Bruxelles: gli Stati paghino le abitazioni green alle famiglie fragili
La Commissione spinge sulla direttiva: ristrutturazioni a carico dei Paesi, il Consiglio non ci sta. Sarebbe peggio del Superbonus.Gianluca Caramanna, collaboratore di Daniela Santanchè e imprenditore alberghiero: «Testo quasi pronto». I proprietari dovrebbero stravolgere l’immobile in pochi giorni.Lo speciale contiene due articoli.Il paradosso è che più i governi nazionali prendono le distanze dalla direttiva sulle case green che impone tappe «utopistiche» per la riqualificazione energetica del parco immobiliare europeo, più Bruxelles accelera. E così mentre rimbalzava la notizia di due triloghi – gli incontri tra Commissione, Consiglio e Parlamento - consecutivi, il 6 (già si sapeva) e il 12 ottobre (convocato a sorpresa), il ministro tedesco delle Finanze, Christian Lindner, e la collega all’edilizia Klara Geywitz mettevano in guarda dai rischi per la pace sociale della normativa Ue. Il paradosso nel paradosso è che più si va avanti nella discussione è più vengono fuori le distanze tra le varie istituzioni continentali. Perché è verissimo che si sta cercando in tutti i modi di trovare dei compromessi, ma è altrettanto chiaro che negli ultimi giorni si sono consumati un paio di vertici preparatori, in vista del trilogo, che comunque hanno acceso gli animi. Protagonisti i funzionari che lavorano dal punto di vista tecnico ma con indicazioni politiche ben precise. Dai meeting traspaiono le difficoltà a individuare punti di contatto, per esempio, sull’articolo 9, sulla carta il più discusso perché fissa le tappe e quindi i tempi del passaggio del parco immobiliare da una classe energetica all’altra. Per esempio: gli edifici non residenziali devono raggiungere la classe E entro il 2027, mentre per quelli residenziali c’è tempo fino al 2030. Altri tre anni poi sono stabiliti per il passaggio alla D, mentre dead line ancora diverse vengono fissate per gli immobili di proprietà pubblica.Dalle notizie raccolte dalla Verità emerge per esempio che sulle scadenze è in atto uno scontro tra parlamento e Consiglio. Il primo ritiene fondamentale indicare una tempistica precisa per il raggiungimento delle varie classi energetiche con modalità lineari e quindi uguali per tutti, mentre il Consiglio (premier e presidenti degli Stati membri) ritiene che il sistema debba fissare maggiori differenziazioni a seconda delle caratteristiche dei Paesi o delle aree geografiche. Non solo. Perché una diversificazione andrebbe individuata anche in relazione ai livelli di consumo di energia dei singoli immobili. Un esempio del controsenso: secondo l’attuale normativa un piccolo immobile non residenziale, in classe G, che magari è usato solo per poche ore alla settimana e quindi consuma pochissimo, dovrebbe essere ristrutturato, mentre un ipermercato, in classe D, con consumi molto elevati, non sarà obbligato a farlo. Com’è possibile?Altro punto di disaccordo sull’articolo 15 (incentivi finanziari e barriere di mercato). Come si finanzia la direttiva? Dove si prendono le risorse per i lavori di riqualificazione? La competenza è, ovviamente, dei ministri delle Finanze dei singoli Paesi, e tra i vari strumenti messi sul tavolo ci sono il Pnrr e i fondi di coesione. Fatto sta che il confronto si è accesso sul paragrafo 1 bis, primo comma, per quanto riguarda il compito delle finanze pubbliche di farsi carico dei costi per la ristrutturazione delle case delle famiglie fragili. Il Consiglio vuole una formulazione meno diretta e vincolante rispetto a quella proposta dalla Commissione. Del resto basti pensare a quello che sta succedendo in Italia con il Superbonus 110% e al peso che sta avendo sul bilancio pubblico. Perché è chiaro che quando si parla di edilizia si tocca un tasto molto delicato e che una volta innescato il meccanismo all’interno dei singoli Paesi, diventa difficilissimo fermarlo. I motivi di attrito sono evidenti, ma questo non vuol dire che non si andrà avanti a trattare e che l’obiettivo non sia quello di trovare la quadra. Tant’è vero che il Consiglio ha proposto un altro incontro tecnico, la prossima settimana, il 29 settembre. «Siamo fortemente preoccupati per le notizie che giungono da Bruxelles», sottolinea il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa, «l’improvvisa accelerazione dei lavori del trilogo e la fissazione di una riunione senza limiti di orario e finalizzata alla conclusione dell’esame del testo non ci fa presagire nulla di buono. Ci appelliamo al nostro governo perché respinga al mittente un’iniziativa legislativa che per l’Italia sarebbe devastante».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/salasso-bruxelles-abitazioni-green-2665721413.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="decreto-contro-gli-affitti-brevi" data-post-id="2665721413" data-published-at="1695464520" data-use-pagination="False"> «Decreto contro gli affitti brevi» Sulla norma degli affitti brevi il ministero del Turismo esce allo scoperto. La Verità nei giorni scorsi aveva anticipato la possibilità di una vera e propria accelerazione nei tempi sul testo degli affitti brevi. L’ipotesi in campo era quella di trasformare l’attuale disegno di legge, che per sua natura presenta un’iter legislativo abbastanza lungo, in un decreto legge che accorcia nettamente i tempi per la pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Ipotesi che ieri è stata confermata da Gianluca Caramanna, deputato di Fratelli d’Italia, ex amministratore di diverse strutture alberghiere affiliate a Federalberghi e stretto collaboratore della ministra del Turismo, Daniela Santanchè, che ha fortemente voluto le nuove norme sugli affitti brevi. Caramanna ha dunque precisato come il decreto legge in questione è in dirittura di arrivo. «Da quel che mi risulta, il testo sarà pronto a giorni. Si tratta di un decreto molto importante per la regolamentazione di un settore che in questi anni ha vissuto nel più completo far west». Molto probabilmente il testo non finirà nel Cdm di lunedì, che avrà il focus sull’emergenza prezzi, ma potrebbe invece essere inserito in quello del 28 settembre. Caramanna aggiunge poi di essere soddisfatto dato che il decreto sugli affitti brevi non «va a limitare il settore, come invece accade in altre città del mondo, ma pone regole a tutela dei proprietari e dei turisti che potranno godere di un appartamento a norma, dotato di tutti i requisiti previsti dalla legge. Il provvedimento, rivolto alle 12 città metropolitane, aiuterà a contrastare l’abusivismo attraverso il codice identificativo nazionale». Temi su cui le associazioni del settore, nei giorni scorsi, hanno anche inviato al ministero del Turismo un documento dove sono stati evidenziati punto per punto tutte le criticità contenute all’interno del testo sugli affitti brevi. Si va dal vincolo delle durata che non può essere inferiore alle due notti consecutive, fatta eccezione per l’ipotesi in cui la parte conduttrice sia costituita da un nucleo familiare con almeno tre figli, all’obbligo di diventare dei veri e propri imprenditori, se si ha l’ardire di affittare il proprio immobile, con tutti gli obblighi e i costi annessi, fino al dover dotare l’abitazione di quei dispositivi di sicurezza e gestionali tipici degli delle strutture professionali. Testo che di fatto è una vera è propria dichiarazione di guerra agli affitti brevi che tra le altre cose sono già normati da una disciplina che consente a qualunque privato cittadino, senza alcuna distinzione, di poter decidere liberamente come concedere in locazione un proprio immobile, che è stato ereditato o comprato usando i propri risparmi. Decreto che vuole mettere sullo stesso piano, viste le norme contenute, il dare in locazione un proprio immobile per periodi brevi, magari proprio nel periodo estivo o nei weekend, con un’attività economica-imprenditoriale vera e propria, come quella delle strutture professionali e degli alberghi. Inoltre, se la ministra del Turismo dovesse effettivamente tramutare il disegno di legge sugli affitti in un decreto legge andrebbe a danneggiare tutti quegli italiani che hanno una seconda casa. Essendo un atto con valore di legge adottato dal governo, in teoria solo in casi straordinari di necessità e urgenza, il testo viene pubblicato direttamente in Gazzetta ufficiale ed entra in vigore, il giorno stesso o quello successivo alla pubblicazione. Questo implica che dall’oggi al domani tutte le novità e gli obblighi previsti nel decreto degli affitti brevi entreranno in vigore, andando a creare situazione di disagio, dato che non si è nemmeno dato il tempo, a chi è coinvolto nelle modifiche, di adattarsi. Tempo che sarebbe invece concesso se si proseguisse l’iter legislativo legato al disegno di legge che prevede l’inserimento di possibili modifiche e limature da parte del Parlamento, prima che il testo finisca in Gazzetta ufficiale e produca i suoi effetti. Ma evidentemente quello che si vuole evitare è proprio il confronto.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)