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L'Italia si conferma il primo produttore europeo di biciclette, con il settore dell'e-bike che fa da traino con una crescita del 25% rispetto al 2020. È quanto emerge dalla seconda edizione dello studio «Ecosistema della bicicletta» elaborato da Banca Ifis. Il vice presidente Ernesto Fürstenberg Fassio: «Con l’obiettivo di Banca Ifis di promuovere la crescita sostenibile dei territori abbiamo lavorato insieme ad autorevoli stakeholder del settore per mettere a sistema diverse competenze che lavorano per costruire uno sviluppo economico che abbia impatti positivi sull’ambiente e sulle comunità in cui operiamo»..
Con oltre 3,2 milioni di pezzi fabbricati nel 2021, l’Italia è il primo produttore europeo di biciclette e paese leader della smart mobility. Una crescita trainata dal fenomeno e-bike e dal reshoring, ovvero il rientro in Italia delle attività produttive. È quanto emerge dalla seconda edizione della ricerca «Ecosistema della bicicletta» realizzata da Banca Ifis per fotografare andamento e prospettive di un settore protagonista della transizione sostenibile.
Lo studio, presentato nell’ambito dell’«Italian Green Road Award – Oscar del Cicloturismo Italiano», di cui l’Istituto quest’anno è main partner, ha inoltre analizzato due trend che guidano lo sviluppo del comparto: il reshoring e il cicloturismo. «L’"Ecosistema della bicicletta" mette in luce quest’anno due fenomeni rilevanti per l’economia del Paese: l’ascesa del cicloturismo e il reshoring delle attività produttive» - ha dichiarato Ernesto Fürstenberg Fassio, vice Presidente di Banca Ifis - «Per quanto riguarda il “viaggiare dolce”, lo studio rileva aspetti positivi per la sostenibilità, il benessere psico-fisico e l’inclusione, ma anche e soprattutto l’impulso che imprime all’economia, con risvolti immediati sui servizi e il turismo. Anche per questo - in linea con l’obiettivo di Banca Ifis di promuovere la crescita sostenibile dei territori - abbiamo lavorato insieme ad autorevoli stakeholder del settore per mettere a sistema diverse competenze che lavorano per costruire uno sviluppo economico che abbia impatti positivi sull’ambiente e sulle comunità in cui operiamo».
La ricerca evidenzia un settore particolarmente dinamico: nel triennio 2021-2023, infatti, l’incremento nella produzione di biciclette è previsto di oltre il 7% anno su anno. In vetta l’e-bike che con un +25% arriva a rappresentare l’11% della produzione (in aumento dal 9% dal 2020). L’Italia si conferma primo produttore europeo con una quota di mercato del 21%, seguito da Germania e Portogallo, e con un saldo export/import di biciclette positivo per 1,3 milioni di pezzi e in crescita del +23% sul 2020.
L’aumento della domanda ha sostenuto anche i ricavi: +7.4% l’incremento nel 2021 sul 2020 e +7,3% la crescita media annua del fatturato dei produttori attesa nel biennio 2022-2023, alla fine del quale potrebbe superare 1,8 miliardi di euro.
Il comparto italiano della bicicletta è caratterizzato da un alto tasso di innovazione: il 25% dei produttori ha aumentato la quota degli investimenti nel biennio 2020-2021 e un altro 70% li ha mantenuti invariati proseguendo sul percorso dell’innovazione tecnologica.
Il cicloturismo con 4.900 percorsi adatti alle due ruote per una lunghezza complessiva di 90.000 km; 4.940 operatori turistici con un’offerta cicloturistica e 4.550 alberghi che mettono a disposizione servizi dedicati alla bicicletta. Sono alcuni dei numeri del cicloturismo italiano approfonditi nella ricerca, secondo cui sono 8 milioni gli italiani interessati al cicloturismo, pari a circa il 16% della popolazione maggiorenne. Il Trentino-Alto Adige si dimostra come la regione più matura in termini di offerta turistica, e il Nord-Est la destinazione scelta più frequentemente (32% tra le mete cicloturistiche). Se, come visto, l’Italia è un paese ricco di percorsi, non necessariamente dedicati, il vero punto di svolta è costituito dalla varietà dell’offerta: non può esserci cicloturismo senza servizi, che sono sempre più richiesti. 9 in totale i servizi usualmente inclusi nei pacchetti turistici e 4 quelli più utilizzati dal cicloturista: noleggio della bicicletta, tour di gruppo, alloggio e copertura assicurativa. Il servizio destinato a crescere di più è la guida turistica. Questo fermento porta il 90% degli operatori turistici italiani a prevedere una crescita dei ricavi da cicloturismo. Un fenomeno, quello del cicloturismo, che porta con sé i concetti di sostenibilità, sicurezza, salute e inclusione, attivando circoli virtuosi in grado di valorizzare i territori. Allo stesso tempo, l’elevato costo dell’energia, e l’attenzione verso la sostenibilità potrebbero incentivare l’uso della bicicletta per una vacanza attiva. La maggiore accessibilità alle e-bike per prezzo, performance e comfort la rendono più abbordabile anche dalle fasce di popolazione meno allenate o meno giovani e incentivano forme di turismo alternativo e più sostenibili come il cicloturismo e la mobilità dolce.
Così come il cicloturismo, anche il reshoring è uno dei principali trend che stanno guidando la crescita del settore, anche a causa di alcuni fenomeni innescati dal contesto macroeconomico: dalla crisi delle catene mondiali di fornitura all'aumento della domanda dovuto all’evoluzione della smart mobility, ai dazi antidumping, all'aumento dei costi di produzione nel Far East, nell’ultimo trentennio destinazione della delocalizzazione della produzione; alla qualità e all'innovazione, che favorisce i Paesi tecnologicamente avanzati, all'impatto economico e ambientale dei trasporti. Il Market Watch di Banca Ifis stima che la fabbricazione di 2,8 milioni di biciclette all’anno rientrerà in Europa, con un’accelerazione nel biennio 2022-2023, corrispondente al 18% della produzione totale europea. L’opportunità produttiva porta con sé la necessità di figure professionali con le competenze necessarie, che circa il 30% delle imprese ha attualmente difficoltà a trovare. Di conseguenza, gli imprenditori stanno reagendo: il 24% aumenterà gli investimenti destinati alla formazione del personale. In tutta Europa cresce l’interesse dei fondi di investimento verso l’industria della bicicletta: nel 2021 c’è stato un exploit con un +175% nel numero di operazioni di M&A finalizzate e un incremento degli investimenti, anche sui servizi collaterali (da piattaforme di sharing a assicurazioni dedicate, fino al noleggio), che ha posizionato ancora una volta, la bicicletta come protagonista della rivoluzione nella mobilità.
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Simone Bianchi
Alla scoperta dei percorsi che puntano al riutilizzo delle alzaie dei canali e dei tracciati ferroviari abbandonati. Dal Trentino al Piemonte, passando per Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Lombardia e Liguria, il territorio settentrionale offre numerose piste. E negli ultimi anni anche il Centro Sud ha preso parte a questa trasformazione. Particolarmente bella l'ex tratta tra Umbertide e Fossato di Vico in Umbria. Cantieri aperti in Puglia e Basilicata.
Lo speciale contiene un articolo e 7 approfondimenti sulle principali vie verdi del Nord Italia.
Mai come adesso è stato così importante riformulare le nostre idee sul turismo. La difficoltà di organizzare anche solo un weekend all'estero e le restrizioni nazionali stanno gettando alcuni nel baratro e stimolando altri (tra operatori e fruitori) a immaginare un modo diverso di fare e offrire vacanze.
L'espressione slow tourism non è certo nuova, ma è solo dall'anno scorso che viene utilizzata in maniera programmatica pensando all'Italia. Se la necessità primaria, per il momento, rimane quella di evitare gli assembramenti, allora si capisce perché i borghi e le mete alternative, i cammini ed esperienze quali il cicloturismo siano entrati a far parte dell'interesse comune.
In questa cornice si inseriscono a pieno diritto le «greenways», percorsi riservati «esclusivamente a spostamenti non motorizzati, con caratteristiche di larghezza, pendenza e pavimentazione da garantirne un utilizzo facile e sicuro. Il riutilizzo delle alzaie dei canali e delle linee ferroviarie abbandonate ne costituisce lo strumento privilegiato». Così la European Greenways Association, nata nel 1998 a Namur (Belgio) con l'obiettivo di incoraggiare la creazione e la promozione di vie verdi in Europa.
Un modo di viaggiare caratterizzato da un approccio lento ed ecologista, che trova conferma nei circa 1.000 chilometri di ferrovie italiane dismesse e divenute ciclabili, su un totale di 5.000 disponibili. «Manca l'80%»: così Antonio Dalla Venezia, presidente Comitato tecnico scientifico Bicitalia, Fiab nazionale, il quale ci parla in maniera entusiastica di «un progetto che dura da decenni e che ha ricadute positive sul comparto turistico e non solo».
«Attualmente - si legge sul sito delle Ferrovie dello Stato - sono circa 1.700 le stazioni impresenziate della rete ferroviaria italiana che concediamo tramite contratti di comodato d'uso gratuito alle associazioni e ai comuni affinché siano avviati progetti sociali che abbiano ricadute positive sul territorio».
I finanziamenti, erogati dai ministeri, dalle regioni o dall'Unione Europea - hanno finora dato vita a 57 ciclovie (più o meno lunghe) lungo ex ferrovie. «Se inizialmente - continua Dalla Venezia - era il Nord il più virtuoso, da dieci anni a questa parte il Centro Sud ha preso pienamente parte a questa trasformazione. Si pensi all'ex ferrovia tra Umbertide e Fossato di Vico (PG) e ai lavori in corso sia in Puglia che in Basilicata, per citare alcuni tra i 10 cantieri aperti in questo momento».
Al di là delle esigenze legate al viaggio, la mobilità sostenibile è un diritto oltre che un dovere civico. In particolare, la bicicletta non solo migliora lo stato di salute psicofisico, rispondendo alla necessità sempre crescente di un contatto con la natura, ma può diventare (e in parte sta diventando) un'alternativa all'uso dell'automobile, anche integrandosi con l'uso di altri mezzi di trasporto.
Le ciclabili su ferrovie dismesse riscuotono maggiore interesse da quando è scoppiata la pandemia? «Indubbiamente - risponde Dalla Venezia - secondo una ricerca di Legambiente, da un anno a questa parte si è registrato un raddoppio delle ricerche su Google in base a parole chiave come cicloturismo o turismo in bicicletta. Insomma, un + 100 percento. A essere maggiormente interessati sono i giovani e le ricerche vengono fatte anche da chi non è quasi mai salito su una bicicletta».
Il che testimonia che il turismo di prossimità - legato o meno che sia alle contingenze - rimane al centro dell'attenzione.
Ma perché optare per piste ciclabili ricavate da sedimi ferroviari? «L'appetibilità e il fascino che regala un percorso di questo tipo è ampiamente superiore a una normale ciclovia, perché significa pedalare nella memoria e godere di emozioni diverse». Binari, ponti e viadotti rappresentano infatti un vero e proprio patrimonio culturale e architettonico.
Alcune regioni si sono particolarmente distinte per l'impegno profuso. Per premiarle, è stato indetto l'Italian Green Road Award, l'Oscar italiano del cicloturismo, giunto ormai alla sua sesta edizione, a cui partecipa anche Ferrovie dello Stato Italiane. Le candidature per il 2021 si sono aperte a inizio aprile: ogni regione può proporre un massimo di due vie verdi.
Dal 18 al 20 giugno, sarà l'Abruzzo - Oscar del Cicloturismo 2020 con la ciclovia Bike to Coast - a ospitare nella città di Pescara la cerimonia di premiazione.
La selezione che segue include alcune piste ciclabili ricavata dai sedimi ferroviari del Nord Italia.
Trentino Alto Adige

Caldaro (iStock)
La tratta Bolzano - Caldaro, altrimenti conosciuta come pista ciclabile dell'Oltradige, si snoda lungo una ferrovia ottocentesca dismessa dal 1971. Il punto forte sono i paesaggi: fiumi (Isarco e Adige), vigneti e laghi (di Caldaro).
Da un punto di vista strettamente ferroviario, degni di nota sono il ponte in ferro sull'Adige e le due gallerie di Appiano, sulla Strada del Vino.
20 km percorribili in meno di un'ora e mezza, vista la facilità del percorso e i pochi tratti di traffico promiscuo.
Tappa intermedia è Castel Firmiano, fortezza medievale entrata a far parte del circuito dei Messner Mountain Museum, insieme al Corones, al Dolomites, allo Juval, al Ripa e all'Ortles. Di più: ne è il cuore. Il progetto è stato voluto dal grande alpinista per onorare la montagna (inutile ripeterlo: i musei sono chiusi fino a successiva ordinanza).
A Caldaro si trova, come suggerito dal nome, il bacino d'acqua naturale più caldo (e anche il più grande) delle Alpi, che durante la bella stagione invoglia a tuffarsi.
Importante: è meglio munirsi di acqua preventivamente.
Friuli Venezia Giulia

La ciclovia Alpe Adria (iStock)
Dalla montagna al mare su due ruote: la ciclovia Alpe Adria sembra raccogliere l'essenza del Friuli Venezia Giulia e metterla a disposizione del ciclista.
Creata in cooperazione con l'Austria, questa pista ciclabile transfrontaliera è una delle più frequentate d'Italia. L'intero percorso prevede 8 tappe, a unire idealmente Mozart e l'Adriatico, attraversando le Alpi.
Quanto al tracciato esclusivamente italiano, i chilometri sono 175, ma è possibile percorrere dei singoli tratti: Tarvisio – Venzone (60 km), Venzone – Udine (55 km) e Udine – Grado (59 km).
Il primo segmento segue il tracciato della vecchia ferrovia Pontebbana, aperta nel 1879 e dismessa nel 1995. Luoghi di interesse, oltre a Tarvisio, sono Pontebba e Moggio Udinese. Gallerie e viadotti tra i più evocativi d'Europa si snodano in mezzo a prati, boschi e vigne.
A Chiusaforte l'ex stazione è diventata un punto ristoro dotato anche di camere e di una ciclofficina, esempio di una riconversione ben riuscita.
Da Venzone a Udine, invece, segnaliamo Bordano (il paese delle farfalle) e Osoppo, ex insediamento celtico.
La terza tratta (la più trafficata) conduce direttamente al mare.
Veneto

Treviso, fiume Sile (iStock)
La Treviso – Colzè (VI) è un'ottima scusa non solo per attraversare le campagne del Veneto, ma anche per ammirare alcune delle sue storiche ville (La Badoèra, Villa Cornaro e Villa Contarini). Un tempo dimore dei nobili della Repubblica di Venezia, sono oggi testimonianze storico-artistiche di inestimabile valore. E anche paesaggistiche: i giardini che le circondano sono sontuosi. Particolarmente degne d'attenzione le ville palladiane, non a caso Patrimonio dell'umanità Unesco.
59,7 chilometri (poco più di 3 ore) separano le due località lungo l'ex ferrovia che collegava Treviso a Ostiglia. La brutta notizia è che non ci sono fontanelle per l'acqua: fondamentale, quindi, portarsi dietro una buona scorta.
La pista affianca per un tratto il fiume Sile, tutelato dall'omonimo Parco Naturale Regionale. Ponti, ex stazioni e binari convivono con robinie, aceri ed altre specie, mentre nei campi vengono coltivate le specialità della zona, il radicchio trevigiano e l'asparago di Badoere Igp, da accompagnare con un'altra specialità locale: il Prosecco Superiore delle Colline di Conegliano e Valdobbiadene.
La Treviso – Colzé è una delle piste ciclabili più amate del Veneto e d'Italia.
Emilia Romagna

San Giovanni in Persiceto (iStock)
È stato inaugurato lo scorso 13 aprile: è il tratto che unisce Mirandola (MO) a Osteria Nuova (BO). Realizzato lungo l'ex ferrovia Bologna – Verona, fa parte della Ciclovia del Sole, a sua volta inserita nell'itinerario Eurovelo 7, che collega Capo Nord a Malta.
46 k m di facile percorrenza che, attraverso stazioni abbandonate e ponti di metallo, tocca in tutto 8 comuni. Questa pista ciclabile è un caso a sé stante nel panorama italiano: sul percorso sono presenti piazzole dotate di wi-fi, carica cellulare ed e-bike, ma anche di attrezzi e acqua.
Tra le località, segnaliamo San Giovanni in Persiceto, considerato una sorta di piccola Bologna per i suoi portici colorati. Da non perdere le panchine ispirate a grandi artisti della storia, ma anche la statua di Re Gino, che rappresenta un gatto seduto su una sedia. Un era la tempo mascotte del paese, che per il resto è ricco di chiese, musei e murales.
Anche Mirandola merita una visita approfondita, soprattutto per la Pieve Romanica di Santa Maria ad Nives, bene del FAI.
Lombardia

Cornello dei Tasso (iStock)
In Lombardia figurano 121,3 chilometri di ferrovie dismesse e convertite in piste ciclabili. Una di queste è la Zogno - Piazza Brembana, in provincia di Bergamo. 21 chilometri a cui, da due anni, è stato aggiunto un altro tratto (Sombreno - Zogno).
L'ideale è partire dal centro di Bergamo, percorrendo un tratto della greenway del Morla (così è chiamata la ciclabile di Sombreno): poco meno di 50 chilometri da attraversare su due ruote, ammirando i paesaggi circostanti con lentezza.
A Zogno bisogna percorrere la Statale SS470 per 2 chilometri prima di raggiungere la ciclabile della Val Brembana. Fortunatamente l'amministrazione ci sta lavorando.
Durante il percorso si toccano luoghi di grande interesse:
- Porto di Clanezzo, con il suo ponte sospeso, l'antica dogana e il ponte millenario di Attone;
- San Pellegrino Terme: famosa per lo stile Liberty, il suo Grand Hotel e l'ex casinò, ora trasformato in stabilimento termale (gruppo QC Terme);
- Oneta (frazione di San Giovanni Bianco): il paese natale di Arlecchino;
- Cornello dei Tasso: antico borgo famoso per la famiglia Tasso, precorritrice delle poste moderne.
Piemonte

Ciclabile delle Risorgive (YouTube)
Per il Piemonte abbiamo scelto la pista ciclabile Airasca – Villafranca, entrambi comuni del Torinese. Una ciclovia adatta a tutti, vista la brevità (16.5 km) e la pendenza quasi assente. L'unica accortezza è quella di scegliere una mountain bike o una bici da trekking, le più adatte a questo tipo di percorso.
Pedalando lungo la ex ferrovia che, fino al 1986, collegava Airasca e Saluzzo (CN), si gode appieno della natura, dominata dai campi di mais e di grano, dai pioppeti e dal profilo del Monviso. Nel mentre, segnali, passaggi a livello e altre testimonianze ferroviarie.
Pit stop obbligatorio a Vigone, dove si trova una fontanella dove fare scorta d'acqua, oltre a uno dei presepi più grandi d'Italia, esposto nel municipio.
Arrivati a Villafranca si incontrano il Po, l'antichissima Cappella della Missione (circondata dall'omonimo boschetto naturalistico), la Chiesa della Beata Vergine delle Grazie e i resti del castello.
La ciclovia è anche conosciuta come Via delle Risorgive, viste le numerose sorgenti di acqua dolce del territorio. Ogni comune è dotato di un'area di sosta.
Liguria

Simone Bianchi
La Framura - Levanto (SP) è una delle piste ciclabili più belle che si possano immaginare. Qui mare, montagne e case dai colori pastello contribuiscono a creare un paesaggio più unico che raro, reso ancor più invogliante dai sapori del territorio.
Un angolo di Liguria, questo, conosciuto anche come "Baie del Levante" e che include (oltre ai due comuni sopracitati) Bonassola, Deiva Marina e Moneglia. Siamo tra le Cinque Terre e il Golfo del Tigullio.
I chilometri della ciclopedonale Maremonti sono circa 5,5 e il percorso – per lo più in galleria – dura una ventina di minuti. La tratta inizia dal fondo del parcheggio sopraelevato di Levanto ed è pianeggiante fino alla fine. Alcuni punti danno l'accesso a calette nascoste e poco frequentate, dove il mare è più limpido.
Una pista ciclabile perfetta per la stagione estiva, vista la frescura offerta dalle gallerie, che sembra di percorrere in treno, ma a un'andatura più lenta.
La ferrovia interessata collegava un tempo Genova e Pisa e venne dismessa nel 1970. Il progetto attuale è quello di allungare la ciclopedonale, annettendo altri paesi.
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