Non è vero, come sostiene l’ex manager dell’Eni, che la Procura non gli ha restituito l’iPhone con le chat sul processo Nigeria. Anzi fu proprio lui a ritirare l’hard disk.
Piero Amara (Imagoeconomica)
Avvocato e manager alle prese con i risarcimenti e i procedimenti per calunnia nel caso Eni. Presidenza del Consiglio parte civile.
Per anni, nelle procure italiane ci sono stati due intoccabili. Per quante ne combinassero, per quante balle sparassero, per quanto i loro propositi fossero loschi, nessuno - e ribadisco, nessuno - ha avuto il coraggio, la voglia o il potere di fermarli. Così Vincenzo Armanna e Piero Amara, il primo ex funzionario dell'Eni licenziato dall'azienda petrolifera (come prima era stato licenziato dalle Ferrovie), il secondo ex avvocato del cane a sei zampe, anch'egli a un certo punto messo alla porta dai vertici del gruppo, hanno potuto agire indisturbati, diventando in pratica «collaboratori di giustizia», coccolati e ascoltati come oracoli dai pm di diversi uffici giudiziari d'Italia.
Ansa
Per i pm di Brescia, Vincenzo Armanna pagò 50.000 dollari al poliziotto nigeriano per confermare le accuse in aula. In realtà non si è mai capito chi fosse Isaak Eke: durante le udienze, assunse addirittura un altro nome.
Fabio De Pasquale (Ansa)
Il testimone chiave del processo farsa all'Eni era stato dichiarato «inattendibile» dal pm Paolo Storari a Brescia. L'avvocato (di recente arrestato) sponsorizzato dalla Procura lombarda. E spunta anche un giro di dollari