Questa mattina, a Roma in via Tiburtina, è stato affisso il più grande manifesto pro life d'Italia (250 metri quadri), che ha come protagonista Michelino a 11 settimane dal concepimento e lo slogan: «Cara Greta se vuoi salvare il pianeta, salviamo i cuccioli d'uomo. #Scelgolavita». A spiegare il cartellone dell'associazione Pro Vita e Famiglia sono direttamente Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vice presidente anche del Congresso mondiale delle famiglie, sottolineando come l'affissione arrivi poco dopo la vittoria di Pro Vita davanti al Tar in merito ai manifesti anti-aborto che il sindaco di Magione aveva fatto rimuovere con delle assurde motivazioni e in violazione dell'articolo 21 della Costituzione. «Noi scegliamo Michelino, ci battiamo per la vita di tutti, senza discriminazioni in base all'età o alla fase di sviluppo. Non ci fermeranno» hanno concluso Brandi e Coghe che saranno presenti all'appuntamento del mondo pro life del 18 maggio, la Marcia per la Vita, che partirà da Piazza della Repubblica alle ore 14.
Gli Irlandesi si trovano a dover raccogliere gli amari frutti del referendum che a maggio ha abolito l'ottavo emendamento della loro costituzione. Avranno l'aborto a richiesta, senza limiti, con una legge molto simile alla nostra 194/78.
I deputati che hanno osato votare contro detta normativa sono stati «democraticamente» sospesi dal partito di appartenenza. È accaduto a Peadar Toibin e a Carol Nolan del Sinn Féin. La Nolan per risposta ha dato le dimissioni dal partito e sta cercando di limitare il danno fatto alla causa pro vita e per la salute delle donne, presentando emendamenti: che le madri che chiedono un aborto abbiano la possibilità di vedere l'ecografia e ascoltare il battito del cuore del figlio; che i medici siano obbligati a adottare tutte le misure «appropriate e praticabili» per evitare di causare dolore al bambino durante l'aborto, e che sia prevista una dignitosa sepoltura dei poveri resti. Tóibín, dal suo canto, ha dichiarato che la difesa della vita è più importante della conservazione di qualsiasi posto di lavoro e ha ricordato che persino i deputati della Germania Est, che sempre dovevano votare secondo gli ordini di scuderia del partito comunista, hanno avuto libertà di coscienza su una questione: l'aborto. Intanto centinaia di medici hanno firmato una petizione all'Irish college of General Practitioners, denunciando la loro viva preoccupazione per il fatto che la legge irlandese non prevede il diritto all'obiezione di coscienza in quanto li costringe a indicare alle donne che chiedono di abortire dove e come possono farlo.
Dall'altra parte dell'oceano, invece, dove l'aborto legale è un dramma in atto da quasi mezzo secolo, l'amministrazione Trump ha emanato due regolamenti tesi proprio al fine di garantire la libertà di coscienza e la libertà religiosa. Gli americani non saranno più obbligati a pagare l'aborto e le pillole abortive che vengono spacciate per contraccettive, nei piani di assicurazione sanitaria che devono essere offerti ai dipendenti.
Il dipartimento di Salute e Servizi Umani (hhs) ha completato la regolamentazione iniziata qualche mese fa: l'Obamacare è sospeso in caso di obiezione di coscienza basata su «sincere credenze religiose». Le piccole imprese e le organizzazioni non profit possono sollevare anche obiezione «morale» e non strettamente religiosa. Le nuove regole proteggono chiese, ordini religiosi, istituzioni educative non governative, e compagnie di assicurazione.
In due Stati, inoltre, Alabama e Virginia dell'Ovest, in occasione delle recenti elezioni di mid term sono stati tenuti dei referendum costituzionali in cui la netta maggioranza dei cittadini ha introdotto nelle leggi fondamentali degli stati federati delle norme che impegnano i Governi nella tutela della vita fin dal concepimento: non esiste diritto all'aborto e quindi - soprattutto - non esiste dovere dei cittadini di contribuire alle spese per gli aborti attraverso le imposte.
La questione irlandese suscita spontaneo il saggio detto che è inutile chiudere la stalla dopo che i buoi sono fuggiti: un'amara verità. Che però non deve indurre allo scoraggiamento e all'inerzia. Deve invece infonderci coraggio il fatto che - nonostante le vittorie della cultura della morte a volte sembrino schiaccianti e definitive, come negli Stati Uniti dal 73 in qua - le persone di buona volontà continuano a combattere e non si arrendono al male. I risultati, come insegna sempre l'America, arrivano. Quindi facciamoci coraggio, anche noi in Italia. Perché alla fine possiamo star certi che il bene vince. Sempre.
E adesso che faranno? Lo escluderanno dal comitato d'onore del Boldrini Fan Club? Gli toglieranno la tessere del circolo Pd & Progresso? Non lo convocheranno più nello squadrone della Illuminata Civiltà impegnata ogni giorno nel derby contro le Forze Oscure di Salvini & C.?
Ieri, dopo che il Papa si è pronunciato con parole durissime contro l'aborto, è stato uno spettacolo meraviglioso osservare lo sbandamento delle sedicenti Armate del Bene, che lo avevano eletto a loro paladino assoluto: ma come? Francesco? Contro l'aborto? Come si permette? Anziché dire che è cosa buone e giusta? Anziché scrivere un'enciclica intitolata «Il corpo è mio e me lo gestisco io»? Tutti lì, amareggiati, a commentare: «Non c'è più religione». E a pensare: «Dove andremo a finire»? Avanti di questo passo, scuotevano la testa sconsolati, c'è il rischio che il Papa finisca persino per dire no ai matrimoni gay in Vaticano. Vi rendete conto?
Così è partito il più classico dei «contrordine, compagni». C'eravamo tanto sbagliati: il Papa buono non è più buono. Il Papa tenero non è più tenero. Il Papa dell'apertura non è più aperto.
Altro che rivoluzionario: è «retrogrado», «medioevale», «misogino», un «esempio di cultura antiscientifica», uno che «usa parole orribili e sadiche». Insomma «una vergogna», per dirla con Laura Boldrini. Ma come, presidenta? Non era il Papa che le piaceva tanto? Non era quello che insegnava il rispetto per il prossimo? Non era quello che insegnava ad abbattere i muri? Macché, è stato un errore: il Papa i muri li costruisce, non li abbatte più. E anziché il rispetto per il prossimo insegna «la violenza». Anzi, «l'inaudita violenza». Anzi, l'Inquisizione. In una parola: «Uno schifo di persona».
E che cosa ha fatto il Papa per meritarsi tutto questo carico d'insulti? Semplice: ha fatto il Papa. Nient'altro che il Papa. Toh, guarda che strano, vero? Francesco ha detto che non è giusto «far fuori una vita umana» per «risolvere un problema». E che affidarsi all'aborto è come «affittare un sicario». Proprio così: abortire è come affittare un sicario per eliminare chi ci dà fastidio. Poi ha aggiunto che non si deve consentire la «soppressione della vita umana nel grembo materno, anche in nome della salvaguardia di altri diritti». E che bisogna stare vicino ai genitori, aiutarli a portare a termine la gravidanza, anziché dare «frettolosi consigli» perché la interrompano. E infine ha posto una semplice domanda a tutti coloro che erano presenti all'udienza generale: «Come può essere umano un atto che sopprime la vita innocente e inerme nel suo sbocciare?». Già: come può essere?
Per carità, non è la prima volta che Francesco condanna l'aborto. Ma forse mai aveva usato parole così chiare. Mai aveva usato espressioni così dure. Mai aveva tirato in ballo i «sicari». E il diffondersi dello sconcerto si è sentito fin da subito, dentro la sala dell'udienza generale. Infatti il Papa ha dovuto ripetere la domanda più volte, per ottenere infine dai presenti soltanto una flebile risposta.
Ancor più grande, poi, lo sconcerto montato nelle ore successive fra le fila dell'esercito progressista. Che ci volete fare? Bisogna capirli: pensavano di aver piazzato al Vaticano il vice di Emma Bonino, il fratello maggiore di Vladimir Luxuria, un militante del Me too mascherato da Papa, e invece all'improvviso si accorgono con somma sorpresa che, al contrario di quel che immaginavano, il Papa è proprio il Papa. Persino cattolico, perdinci. E allora avanti con l'assalto: quello che ieri era il grande Papa dell'accoglienza, l'esempio luminoso di apertura agli immigrati, diventa «un vecchietto vestito di bianco» che dice «cose aberranti».
I cristiani del buonismo in salsa sociale, all'improvviso, «si vergognano di essere cristiani». Quelli che «io non sono cristiano ma questo Papa mi piace», di converso, riscoprono all'improvviso l'anticlericalismo più viscerale. Così c'è chi si chiede perché il Papa, per fermare l'aborto, non faccia una bella campagna a favore della pillola (meravigliosa idea numero uno). C'è chi propone per lui la tessera di Forza Nuova (meravigliosa idea numero due). E poi c'è il solito coro che evoca spaventato il «ritorno alle mammane», come se dire che bisogna aiutare i bambini a nascere fosse uguale a dire che bisogna ucciderli.
Ma soprattutto, ecco la meraviglia, c'è una novità interessante: la riscoperta improvvisa della necessaria laicità dello Stato. E la condanna severa di ogni possibile ingerenza vaticana. Ma come si permette questo Papa? Parlare di aborto? Un tema di rilievo civile? E proprio mentre se ne discute in Italia? Adesso non verrà mica in mente a qualche sindaco di approvare una mozione che aiuta la vita? Avanti tutti in piazza, sabato a Verona.
Bisogna dirlo chiaro: il Papa, se proprio vuole fare il Papa, se ci tiene tanto, lo faccia pure. Ma guai ad ascoltarlo. Guai a dargli retta. Guai a seguire quello che dice. Perché, è noto, che quello che dice non vale nulla. Una cicca. Niente di niente. Infatti è aberrante. Insensato. Orribile. E non deve incidere minimamente sulla vita della nostra Repubblica. Non è meraviglioso? Segnatevi queste parole. Magari proveremo a usarle la prossima volta che il Papa parla di immigrati. Così, per vedere l'effetto che fa.
Ma come si permette, ministro Fontana? Aiutare le donne a non abortire? Ma è pazzo? Perché continua a dare scandalo? Perché si ostina a creare polemiche? Insomma, non l'ha capito? Incentivare la nascita dei bambini è orrendo. Sicuramente fascista. Anzi, roba da Medioevo. Oscurantista Bigotto. Reazionario. Demenziale. Bisogna invece evitare che i bambini nascano: quello sì che è un bel segno di progresso. Un progetto che piace alla gente che piace. Per cui la prossima volta, caro ministro, anziché un sostegno economico per evitare l'aborto, proponga un sostegno economico per favorirlo. Un bel bonus Igv. Con concorso a premi incorporato. Avanti, che aspetta? Organizzi il torpedone della gravidanza perduta, l'incentivo raschiamento, vada nelle scuole a promuovere i manuali del politicamente corretto: «Come liberarsi del feto in un amen», «Aborto nel tempo di un caffé», oppure, «Solo i cretini fanno i bambini». Vedrà come l'applaudiranno.
Invece niente. Lei è un ostinato. Anche ieri, insomma, nell'intervista che ha concesso alla Verità ha spiegato che «fare i figli è meglio che abortirli». Si rende conto dell'eresia? E ha aggiunto pure che è disposto ad aiutare le donne per evitare che sacrifichino la gravidanza per problemi economici. «Lo Stato dovrebbe essere più vicino a loro». E poi: «Per la donna è fondamentale poter godere della propria maternità senza dover rischiare carriera o lavoro». Ma insomma? Le pare? Se le va a cercare? Non poteva dire, come tutti gli altri ministri della Famiglia che si rispettano, che la mamma non esiste, il papà è da abolire, il Principe Azzurro in realtà è una checca e Cenerentola sotto sotto un transgender? Chiami Laura Boldrini se ha bisogno di un aiuto. O Luxuria. Si faccia dare i consigli su come scatenare l'entusiasmo del pensiero politicamente corretto. Altrimenti, ogni volta che apre bocca, apre un «caso».
È successo anche ieri. Infatti La Verità non era ancora arrivata in edicola e già le vestali dell'Aborto Ora e Sempre si erano scatenate nella reprimenda. «Fontana fa umanamente schifo», diceva un certo Teopv su Twitter. «Tornate nel 1400 e non rompere i coglioni», inveiva un tal Paride. Poi c'era chi gli suggeriva di ritirarsi in manicomio, trovandone caso mai uno aperto; chi ricordava i Figli della Lupa e i Balilla; chi la chiamava «Fontana dorata» invitandola a «tornare nelle fogne» e chi più educatamente le suggeriva di «spararsi sul pisello». Metodo indubitabilmente efficace, quest'ultimo, per evitare gravidanze e di conseguenza aborti, quantunque un pochino doloroso.
Lei dirà, caro ministro, «vabbeh è la solita gazzarra da social». Ma non solo quella. Anche i paludati giornali online, le più prestigiose testate del Paese, per dire, sono montate di corsa sul «caso»: Fontana «scatena le polemiche», ha scritto Repubblica.it, «Nuovo attacco», ha sintetizzato il Corriere.it, mentre l'Huffington Post inorridiva per «uno Stato che aiuta le donne a non abortire». In effetti? Come si permette? Aiutare le donne a non abortire? Non è una roba scandalosa? Non è un chiaro e «nuovo attacco»? Non c'è da scatenare le polemiche? Se lei avesse promesso alle donne incinta una punizione, una scarica di legnate o un calcio nel sedere, ecco avrebbero reagito meglio. Invece, ostinato com'è, lei ha promesso un sostegno. Economico. Per aiutarle. Ad avere figli. Si rende conto dell'assurdità?
«Una Fontana in piena», la bolla il sito Giornalettismo. E le va bene che non dicano «una Fontana esaurita», «una Fontana secca» o anche «Fontana di Travi», indicando quest'ultimo luogo come adatto per appenderla. La fantasia dei colleghi, si sa, su certi argomenti non conosce limiti. Lei poi, come se non bastasse questa folle idea di aiutare le donne a non abortire, si è messo pure in testa di dare ai bambini una famiglia con mamma e papà, anziché con due mammi maschi alla moda di Nichi Vendola. E poi va avanti a dire no all'utero in affitto, che pure oggi fa tanto chic sul mercato internazionale. E vuole persino aiutare i disabili. Aiutare i disabili, si rende conto? Roba da matti. Nemmeno un incentivo che ne so, al Festival del Trans, un appoggio esplicito alle Brigate Bisex o al Collettivo Drag Queen, neppure un pensiero commosso al Genderqueer o un finanziamento alle studio sui rapporti lesbici dal Mesozoico a oggi. Niente: lei vuole aiutare i disabili. E poi vuole aiutare anche le donne che aspettano un bambino, magari dopo averlo concepito normalmente, come si fa fin dall'inizio dei tempi, senza bisogno di una provetta, o di un amante o di una famiglia allargata. Mi scusi, ministro, si rende conto che così nasce «un caso»?
«No all'aborto», si scandalizza infatti, inevitabilmente, Wired. E la accusa di voler (incredibile) aiutare la famiglia «tradizionale». E qui si capisce tutto il suo errore: la prossima volta dica che la famiglia tradizionale va abolita, che bisogna proprio farla sparire dalla faccia della terra. Che se vede ancora una mamma e un papà con due figli, come nella colazione del Mulino Bianco, la farà arrestare. Che se a qualcuno viene ancora in mente di copulare come da tradizione per poi mettere al mondo una creatura, verrà internato nei nuovi reparti per la rieducazione coatta, metodo Efe Bal per tornare al solito trans trans. E vedrà che così, la prossima volta, quando rilascerà un'intervista non ci saranno più polemiche. Poi non ci saremo nemmeno più noi, si capisce, ma questo è un trascurabile dettaglio, non le pare?






