
Dopo il tentativo fallito di salvare un Conte ter, il «responsabile» sottosegretario a Palazzo Chigi ottiene la delega alle politiche aerospaziali. E avrà subito tre grane.Due mesi fa Bruno Tabacci - storico esponente Dc dal curriculum chilometrico nelle istituzioni - lanciava un ramoscello d'ulivo per salvare Giuseppe Conte creando un gruppo di responsabili. Oggi è sottosegretario alla presidenza del Consiglio del governo di Mario Draghi con delega alla programmazione e al coordinamento economico. Ieri, mentre il suo gruppo Europeisti-Maie-Centro scompariva per colpa delle defezioni, ha ricevuto un'altra delega, molto importante: quella alla politica aerospaziale nazionale. A lato delle capacità camaleontiche del «compagno Bruno», come lo chiamano a Milano dopo il suo ruolo di assessore nella giunta Pisapia, l'incarico potrebbe essere nelle sue corde. L'aerospazio esce da 2 anni molto difficili sul piano nazionale e internazionale. L'arrivo di Tabacci, quindi, ha tranquillizzato molti esperti del settore ancora turbati dalla gestione del Conte bis, in cui il tema erano in mano al sottosegretario Riccardo Fraccaro insieme con l' ex consigliere militare di Conte, Carlo Massagli, e Mariangela Dejana, considerata un'esperta spaziale. Il trio non lascia un ottimo ricordo e Tabacci si troverà subito a sciogliere molti nodi rimasti irrisolti. Tra questi il fallimento della direzione generale di Esa, l'agenzia spaziale europea, dove invece di un italiano è stato nominato l'austriaco Joseph Aschbacher. La comunità spaziale italiana aveva riposto grandi speranze in quell'incarico anche perché avevamo investito nei programmi Esa 2, 2 miliardi di euro. A determinare la sconfitta è stata, anche la doppia candidatura di Simonetta Di Pippo e Roberto Battiston, la prima notoriamente non apprezzata in Esa, il secondo noto piuttosto per essere il nipote acquisito di Romano Prodi. Da questa débâcle, eredità anche della precedente gestione dell'Agenzia spaziale italiana, l'Italia avrebbe ancora la forza per rialzarsi, obiettivo fondamentale per Tabacci. Innanzitutto dovrà mettere mano alla pianificazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) prestando attenzione al rilancio a livello europeo dell'italiana Avio che con i suoi lanciatori può non solo essere di supporto ad Ariane 6, ma deve confermarsi punto di riferimento internazionale, al contrario dei desiderata tedeschi, nostri competitor. Non solo. Per riequilibrare la sconfitta in Esa l'Italia dovrà concentrare le sue forze sulla direzione del Centro di Esrin a Frascati che gestisce le attività di Osservazione della Terra con il budget più ricco di tutta l'Esa. Il bando è stato aperto il 19 marzo, chiude a fine aprile. L'Italia, e quindi Tabacci, dovrà trovare in meno di un mese un nome di spessore, possibilmente unico per evitare ulteriori figuracce. Ma a fronte delle sfide c'è un sentiero minato che attende il sottosegretario. Da Di Pippo a Dejana, c'è grande agitazione tra gli ex imbarazzanti padroni dello Spazio in Italia. La prima cerca un posto perché è in scadenza il suo incarico di direttore dell'ufficio dell'Onu per gli affari dello spazio extra-atmosferico a Vienna. Punta anche lei a Frascati, sennò tornerà all'Asi. Battiston, già sollevato dalla presidenza di Asi ai tempi del Conte 1, conoscendolo, parteciperà probabilmente alla selezione del posto di Frascati; peccato non emergano in nessuna riga del suo curriculum competenze adatte a quella Direzione sia dal punto di vista scientifico sia manageriale. Però non ne perde una di selezione in posti apicali nazionali o internazionali: recentemente ha provato e punta ancora alla presidenza del Cnr, ma sinora è sempre sconfitto finendo in basso nella lista delle valutazioni, come in Esa. In cerca di ricollocazione c'è anche Dejana, l'esperta di spazio laureata in Biologia marina che, in barba alla trasparenza richiesta dai 5s, non ha mai pubblicato il suo curriculum sul sito della presidenza del Consiglio per ovvi motivi.
Matteo Salvini (Ansa)
Il ministro: «Le toghe politicizzate sono una minoranza pericolosa da isolare per il bene della democrazia». L’ex membro Csm: «Le opinioni dell’Anm si riverberano sulle inchieste». Ambrogio Cartosio: «Ricostruzioni fantasiose».
La verità fa male: lo scoop di ieri del nostro giornale, con l’intervista del vicedirettore Giacomo Amadori al giudice Anna Gallucci, fa tornare indietro di anni le lancette del rapporto tra politica e magistratura e scatena la inevitabile indignazione di Matteo Salvini. La Gallucci ha rivelato, tra le altre cose, un episodio inquietante accaduto a Termini Imerese e risalente al 2018: «ll procuratore (Ambrogio Cartosio, ndr), titolare per legge dei rapporti con i cronisti», ha raccontato tra l’altro la Gallucci, «mi autorizzò a partecipare con lui a una conferenza stampa, all’indomani delle elezioni politiche del 2018.
Roberto Scarpinato (Imagoeconomica)
La presunta frode elettorale travolse i leghisti. Ma a processo è finito solo un «big» delle preferenze del centrosinistra. Il pm di allora conferma tutto. E va al contrattacco.
L’intervista a questo giornale della pm di Pesaro Anna Gallucci ha scosso il mondo politico e quello giudiziario. La toga ha denunciato il presunto indirizzo «politico» dato alla maxi inchiesta Voto connection della Procura di Termini Imerese, dove la donna lavorava, un’indagine che riguardava voto di scambio (riqualificato dal gip in attentato contro i diritti politici dei cittadini), favoritismi e promesse di lavoro in vista delle elezioni comunali e regionali del 2017. La pm ci ha rivelato che l’allora procuratore Ambrogio Cartosio (che ha definito la ricostruzione della ex collega come «falsa» e «fantasiosa») la avrebbe spronata a far arrestare due esponenti della lista «Noi con Salvini», specificando che «era un’iniziativa condivisa con il procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato» e l’avrebbe, invece, invitata a chiedere l’archiviazione per altri soggetti legati al centro-sinistra. Ma la Gallucci non avrebbe obbedito. Un’«insubordinazione» che la donna collega ad alcune sue successive valutazioni negative da parte dei superiori e a una pratica davanti al Csm.
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Performance a tripla cifra per Byd, Lynk&Co e Omoda/Jaecoo grazie agli incentivi.
Byd +535,3%, Lynk&Co +292,3%, Omoda/Jaecoo +386,5%, «altre» +419,2% e fra queste c’è Leapmotor, ovvero il partner cinese di Stellantis che raggiunge l’1,8% della quota di mercato solo a novembre. Lo scorso mese le immatricolazioni auto sono rimaste stabili nei confronti dello stesso periodo di un anno fa, tuttavia c’è stato un +131% circa delle vetture elettriche, grazie agli incentivi che hanno fatto felici i principali produttori di veicoli a batteria: i cinesi. Come emerge appunto dalle performance a tripla cifra messe a segno dai marchi dell’ex celeste impero. La quota di mercato delle auto elettriche è volata così nel mese al 12,2%, rispetto al 5,3% del novembre 2024.
«La spinta degli incentivi ha temporaneamente mitigato l’anomalia del mercato italiano, riavvicinandolo agli standard europei», sottolinea il presidente di Motus-E, Fabio Pressi. «Appurato l’interesse degli italiani per la mobilità elettrica, strumenti di supporto alla domanda programmatici e prevedibili conseguirebbero anche da noi risultati paragonabili a quelli degli altri grandi mercati Ue», osserva ancora Pressi, citando a titolo d’esempio «l’ormai improcrastinabile revisione della fiscalità sulle flotte aziendali».
Friedrich Merz e Ursula von der Leyen (Ansa)
Pure Merz chiede a Bruxelles di cambiare il regolamento che tra un decennio vieterà i motori endotermici: «Settore in condizioni precarie». Stellantis: «Fate presto». Ma lobby green e socialisti europei non arretrano.
Il cancelliere Friedrich Merz ha annunciato che la Germania chiederà alla Commissione europea di modificare il regolamento europeo sul bando dei motori endotermici al 2035. Il dietrofront tedesco sul bando ai motori a combustione interna, storico e tardivo, prende forma in un grigio fine settimana di novembre, con l’accordo raggiunto fra Cdu/Csu e Spd in una riunione notturna della coalizione a Berlino.
I partiti di governo capiscono «quanto sia precaria la situazione nel settore automobilistico», ha detto Merz in una conferenza stampa, annunciando una lettera in questo senso diretta a Ursula von der Leyen. La lettera chiede che, oltre ai veicoli elettrici, dopo il 2035 siano ammessi i veicoli plug-in hybrid, quelli con range extender (auto elettriche con motore a scoppio di riserva che aiuta la batteria) e anche, attenzione, «motori a combustione altamente efficienti», secondo le richieste dei presidenti dei Länder tedeschi. «Il nostro obiettivo dovrebbe essere una regolamentazione della CO2 neutrale dal punto di vista tecnologico, flessibile e realistica», ha scritto Merz nella lettera.






