2024-09-14
Il globo si scaldò pure nel Paleozoico e non era (solo) per colpa della CO2
Il surriscaldamento globale non è una faccenda degli ultimi quarant'anni (iStock)
La maxi estinzione di 250 milioni di anni fa fu causata, oltre che da eruzioni vulcaniche di gas serra, da El Niño, fenomeno che influenza le temperature oceaniche, favorendo gli eventi climatici estremi. E che ora è in ritirata.Il riscaldamento globale non è certo una novità: il pianeta divenne rovente anche 250 milioni di anni fa circa, durante il Permiano-Triassico, l’ultima fase del Paleozoico. Quando sulla Terra c’era un unico continente, Pangea, circondato da oceani e gli eventi climatici estremi, con lunghe fasi siccitose seguite da tremende inondazioni, provocarono un’estinzione di massa. Finora, gli scienziati - gli stessi esperti del «consenso» sul ruolo antropico dell’attuale global warming - avevano attribuito lo sconvolgimento all’innalzamento del livello di CO2 nell’atmosfera. Pare, invece, che la situazione fosse un po’ più complessa.NON C'ERA L'AUTO A GASOLIO Intanto, com’è ovvio, il picco di gas serra non fu provocato dalle centrali a carbone o dagli scarichi delle macchine a gasolio, bensì da una serie di violente eruzioni vulcaniche, avvenute nell’area dell’attuale Siberia. Adesso, però, uno studio uscito su Science e condotto dalle università di Bristol e di Wuhan, ha dimostrato che l’elemento determinante per la catastrofe climatica fu, in realtà, El Niño. Un fenomeno che su questo nostro globo terracqueo si presenta periodicamente, causando il riscaldamento della superficie del Pacifico centro-meridionale e orientale (al tempo, delle acque a Est di Pangea) e scatenando eventi meteorologici intensi: troppa pioggia nelle zone più vicine a esso, troppo poca in quelle distanti.La nuova ipotesi del team dei professori Alexander Farnsworth e Yadong Sun consente di spiegare una circostanza che era rimasta sin qui misteriosa: la scomparsa di numerose specie viventi avvenne prima sulla terraferma e poi in mare. Questo perché le creature marine si sono rivelati capaci di resistere meglio alle mutate condizioni, ossia alle più elevate temperature superficiali dell’oceano. Già qui, ci sarebbe materiale per una riflessione: ben prima che l’umanità prendesse possesso del pianeta e, soprattutto, che lo riempisse di fonti di emissione di gas serra, il clima della Terra era soggetto a drastiche oscillazioni. Cambiamenti che, tuttavia, non dipendevano esclusivamente dalla quantità di anidride carbonica nell’atmosfera. Nel caso del periodo Permiano, sarebbe stato decisivo, appunto, il ruolo di El Niño, che durò per un tempo insolitamente lungo - intorno ai sette anni - e amplificò l’effetto delle eruzioni.Certo, gli autori della ricerca tentano lo stesso di stabilire delle similitudini con i giorni nostri. Rilevano, ad esempio, che la concentrazione di CO2 nel Permiano - circa 400 parti per milione - era simile a quella odierna. La loro sensazione è che sia stato proprio questo incremento a «stimolare» e a rendere tanto persistente El Niño. E sebbene egli riconosca che, per un tasso di estinzione tanto elevato quanto quello riscontrabile 250 milioni di anni fa, «si devono avere molteplici fattori», il professor Sun si dice abbastanza sicuro che anche noi siamo a rischio come i condritti (antenati degli squali) e i lepospondili (anfibi tipo salamandre) nel Permiano. Magari, destinati a fare la loro brutta fine. «Tutto ciò che accade oggi è accaduto già prima», avverte il luminare. Già. Peccato, però, o per fortuna, che le più recenti osservazioni segnalino una tendenza diversa da quella del sesto periodo del Paleozoico.LA NIÑAÈ dallo scorso giugno, in effetti, che si parla dell’attenuazione di El Niño, che avrebbe dovuto lasciare il campo a La Niña già tra luglio-settembre. Il cambio della guardia è in ritardo, ma le misurazioni del Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine confermano che, nel corso dell’ultima parte di quest’anno, il fenomeno climatico opposto a El Niño si presenterà con moderata intensità. Cosa significa? Che anziché verso Est, le correnti d’acqua calda del Pacifico si propagheranno in direzione Ovest; inoltre, gli alisei aumenteranno d’intensità, spingendo aria umida sulle coste di Australia e Indonesia. In parole povere, verranno amplificate le normali condizioni di circolazione oceanica e atmosferica. Delle due l’una: o stavolta, a differenza che nel Permiano, la CO2 in eccesso non ha reso El Niño così durevole e intenso; oppure non lo ha fatto nemmeno 250 milioni di anni fa e davvero, all’epoca, fu più il rivolgimento nel megaoceano che l’anidride carbonica, a causare l’emergenza climatica. Il fatto è che la climatologia è una scienza giovane, non sempre precisissima, candidata imperfetta a diventare la foglia di fico delle agende politiche ecologiste. Perché un conto è essere verdi, un conto è finire al verde, magari in nome di una teoria sbagliata.
Getty Images
Le manifestazioni guidate dalla Generazione Z contro corruzione e nepotismo hanno provocato almeno 23 morti e centinaia di feriti. In fiamme edifici istituzionali, ministri dimissionari e coprifuoco imposto dall’esercito mentre la crisi politica si aggrava.
La Procura di Torino indaga su un presunto sistema di frode fiscale basato su appalti fittizi e somministrazione irregolare di manodopera. Nove persone e dieci società coinvolte, beni sequestrati e amministrazione giudiziaria di una società con 500 dipendenti.