2022-12-28
Il supervirologo tedesco: «Pandemia addio»
Nel riquadro il virologo tedesco Christian Drosten (Ansa)
Mentre da noi Matteo Bassetti continua a diffondere paura, a Berlino Christian Drosten dice di non avere più timore del virus e delle sue varianti. Si tratta di un luminare in prima fila nella campagna vaccinale, che ora arriva alla stessa conclusione di altri importanti colleghi.In Israele ricercatore certifica il picco e indaga sulle possibili correlazioni con le dosi alle madri.Lo speciale contiene due articoli.Christian Drosten, direttore del dipartimento di virologia della Charité di Berlino, uno dei più grandi ospedali universitari d’Europa, due giorni fa ha dichiarato che «la pandemia di Covid è finita». Quanto a nuove varianti, ha detto, «non me le aspetto più» e dopo questo inverno, l’immunità della popolazione sarà così ampia e resistente «che il virus difficilmente riuscirà a passare in estate». Affermazioni capaci di rasserenare, in questo fine anno offuscato dalle solite previsioni di mutazioni pronte a stravolgerci l’esistenza. Come quelle dispensate dall’infettivologo Matteo Bassetti, che poco prima di Natale twittava: «Per chi affermava che ogni pandemia dura al massimo due anni e che con Omicron è una passeggiata anche se non ti vaccini, guardino a cosa sta facendo il Covid-19 in Cina. Ospedali in tilt, migliaia di morti, superlavoro per i forni crematori. Il mondo rischia un ritorno di fiamma», e parlava di Cina «serbatoio di nuove varianti più resistenti». Non la pensa così il punto di riferimento del governo tedesco. Profondo conoscitore degli aspetti clinici, epidemiologici ed evolutivi dei virus a Rna, il professor Drosten ha concentrato le sperimentazioni su coronavirus emergenti come Mers-CoV, Sars-CoV e Sars-CoV-2. Ogni giorno, fornisce un aggiornamento sulla piattaforma della Norddeutsche Rundfunk (Ndr), l’emittente radiotelevisiva pubblica dei Länder tedeschi del Nord e non ha mai avuto esitazioni a stroncare ipotesi che riteneva «complottiste». Ne fece le spese il Premio Nobel, Luc Montagnier, che riteneva la diffusione del coronavirus un incidente di laboratorio, dove gli scienziati erano impegnati a realizzare artificialmente un vaccino contro l’Aids. A maggio 2020, Drosten invitò le persone a «non sprecare» il loro tempo, seguendo per mezz’ora un video di Youtube «pieno di opinioni fuorvianti e non basato su conoscenze scientifiche». Ricevette anche un premio speciale «per i risultati eccezionali nella comunicazione scientifica durante la pandemia di Covid-19», quindi stiamo parlando di un luminare molto allineato con le posizioni del governo tedesco. Nel giugno 2021, l’europarlamentare Christine Anderson del gruppo Identità e democrazia, presentò un’interrogazione nella quale, in base «alla crescente consapevolezza che il virus è emerso da un laboratorio in Cina, il che a sua volta contraddice l’idea del professor Drosten», chiedeva «quali azioni intraprende la Commissione, quando si rende conto che ciò che può aver finora classificato come informazione è in realtà disinformazione». In un’ampia intervista a Spiegel del giugno scorso, lo scienziato si diceva preoccupato perché «la variante BA.5 è estremamente trasmissibile e allo stesso tempo le persone stanno perdendo la protezione dalla loro vaccinazione più recente». Sicuramente, quest’anno diminuivano casi e decessi, rispetto al 2021, «tuttavia, non c’è normalità quando così tante persone sono malate», teneva a precisare. Sei mesi fa, Drosten non era in grado di prevedere quando il virus sarebbe diventato endemico. «È difficile da dire. Nel peggiore dei casi, potrebbero volerci altri inverni», affermò, spiegando che «uno dei motivi della frequente reinfezione probabilmente è dovuto al fatto che Omicron non si moltiplica nei polmoni tanto quanto le varianti precedenti: rimane principalmente nel tratto respiratorio superiore. Le infezioni nei polmoni portano a una risposta immunitaria più forte e successivamente a un’immunità più pronunciata. Sembra che questo non sia il caso di Omicron». Il capo del laboratorio di riferimento sui coronavirus dell’Istituto di sanità pubblica tedesco, raccomandava i richiami anche per i bambini, invitava a fare «vaccinazioni aziendali», pur confermando che «non è ancora noto quanto dovrebbe essere effettivamente lungo l’intervallo tra le vaccinazioni». Spiegava che i vaccini contro le nuove varianti del virus «potrebbero non funzionare o funzioneranno male perché gli anticorpi sono ancora in fase di sviluppo, principalmente contro il ceppo originale di Sars-CoV-2», attraverso le dosi iniziali, però non voleva che le sue affermazioni fossero strumentalizzate dai no vax.Questo scienziato, che in un’intervista a The Guardian rivelò come per «molti tedeschi io sono il cattivo che paralizza l’economia. Ricevo minacce di morte, che trasmetto alla polizia», e che fino a pochi mesi fa continuava a raccomandare l’utilizzo delle mascherine, adesso dice che possiamo tirare un sospiro di sollievo. Il Covid è ormai endemico, valutazione condivisa da diversi esperti, tra cui Thomas Mertens, presidente della Commissione permanente per le vaccinazioni (Stiko). Christian Karagiannidis, direttore scientifico dell’Associazione interdisciplinare tedesca di terapia intensiva e medicina d’urgenza (Divi), ha definito «improbabile che una pericolosa variante del Covid si diffonda nuovamente». D’altra parte, lo stesso presidente dell’Agenzia italiana del farmaco, Giorgio Palù, sostiene che non si può più parlare di pandemia. Il virus circola diffusamente, «non ce ne libereremo mai. Continuerà a essere presente con picchi nella stagione invernale assieme agli altri virus respiratori», ma è «meno letale dell’influenza», ha fatto sapere dalle pagine del Corriere della Sera. Concludeva: «Nessuna nuova variante è all’orizzonte e Omicron è stabilmente duratura da oltre un anno». Per Bassetti, invece, ancora una volta dovremmo preoccuparci di quanto accade in Cina e aspettare il Capodanno vegliando nel terrore di nuove mutazioni.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/supervirologo-tedesco-pandemia-addio-2659016069.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="israele-boom-di-decessi-neonatali-ma-il-ministero-non-fornisce-i-dati" data-post-id="2659016069" data-published-at="1672230927" data-use-pagination="False"> Israele, boom di decessi neonatali ma il ministero non fornisce i dati Picchi di decessi neonatali si sono registrati in Israele nei trimestri successivi all’introduzione della vaccinazione in gravidanza, nel 2021, ma non è possibile definire con certezza se la causa sia dovuta al prodotto a mRna di Pfizer o ad altre ragioni. Il ministero della Salute israeliano, guidato da Nitzan Horowitz, nonostante le richieste avanzate da ricercatori come David Shuldman, ignorando gli ordini del tribunale di Gerusalemme, continua a fornire dati incompleti sull’eccesso di mortalità registrato durante l’epidemia, nelle varie fasce d’età. Così, mentre si consuma la diatriba legale, Shuldman ha ottenuto i dati sui decessi neonatali - che si verificano dalla nascita fino a 28 giorni dopo - registrati dal più grande fondo di assicurazione sanitaria israeliano (Maccabi), che copre circa il 25% della popolazione. Come riporta The Daily Sceptic, le morti neonatali, dal primo trimestre 2019 al primo del 2022, mantengono valori molto bassi e oscillano tra quattro e otto per il 2019 e il 2020. Poi, nel secondo trimestre del 2021, balza improvvisamente di tre volte (a 17), scende nel terzo per poi avere un nuovo picco (a 18) nell’ultimo trimestre. Poiché il numero totale di nascite cambia poco di mese in mese, questi valori anomali sono circa il triplo del tasso medio di morti neonatali. Il dato, si legge nell’articolo, è confermato da quanto dicono i dati governativi mensili che sono stati resi disponibili da aprile 2019, ma che non specificano lo stato di salute e vaccinale delle madri. A febbraio 2021, è però certo, il ministero della Salute israeliano ha iniziato a raccomandare ufficialmente i vaccini anti Covid-19 per le donne incinte al secondo e terzo trimestre di gravidanza. La tempistica del picco del secondo trimestre coinciderebbe con la prima dose nei due-quattro mesi precedenti. Ma c’è anche un secondo picco, quello del quarto trimestre 2021 che, guarda caso, coincide con la campagna per la seconda dose. Questi dati sono, incredibilmente, sovrapponibili a quelli registrati in un grande ospedale israeliano, dove si è visto proprio un grande salto nel tasso di natimortalità (nati morti sul totale dei nati moltiplicato per mille), aborti spontanei e aborti terapeutici. Qui però è chiaro che la differenza interessi solo le donne vaccinate, ma ci sono solo i dati del secondo trimestre 2021. Potrebbe essere una coincidenza, ma sarebbe la stessa che, come ha già riportato La Verità, è stata registrata anche dai medici dell’esercito Usa: +300% di aborti spontanei rispetto alla media del quinquennio precedente, in concomitanza alla vaccinazione. Se si confrontano i dati israeliani trimestre su trimestre 2019-2020 - sei decessi su un numero medio di 10.882 nascite - con i due trimestri anomali del 2021, il risultato è statisticamente significativo, con rispettivamente 2,5 e 1,8 volte il numero dei decessi ogni 100 nati. Su base annua, nel 2021 ci sono state 47 morti neonatali su 45.449 nati vivi, rispetto alle 24 su 42.962 di nati vivi del 2020. È una differenza di 1,2 volte i decessi attesi su 100: un’anomalia che si verifica una volta ogni 100 anni. Se ciò fosse dovuto al Covid, avrebbe dovuto esserci un aumento anche nel 2020 rispetto al 2019, ma il numero di morti neonatali e di nati vivi complessivi è rimasto pressoché costante. Potrebbero esserci altre spiegazioni, ma senza i valori completi, il mistero resta. I dati sanitari degli israeliani, infatti, sono digitalizzati da anni, quindi il ministero deve solo metterli a disposizione: cosa che fa, del resto, con Pfizer, con cui ha stretto un accordo commerciale. Con i ricercatori non c’è la stessa solerzia.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)