2023-10-11
Gli arabi smantellano la Supercoppa italiana
Aurelio De Laurentiis (Ansa)
I sauditi hanno comprato la final four ma si aspettavano Juve e milanesi, invece ci sono Napoli, Lazio e Fiorentina che hanno meno seguito globale. Risultato: evento spostato di 20 giorni, con esiti disastrosi sui calendari. De Laurentiis: «Andare lì è da deficienti». Ci ha pensato Aurelio De Laurentiis ieri in tarda mattinata, a lanciare il macigno nello stagno: «Siete deficienti?» ha tuonato durante un evento all’università Luiss di Roma, «dovremmo disputare la Supercoppa in Arabia Saudita per guadagnare pochi milioni in più? Giochiamola all’Olimpico, perché mai dovremmo andare a romperci le scatole là? Non voglio boicottare l’evento, vi dico solo: ragionate». La sortita ha radici profonde e pragmatiche. Nasce dall’accordo siglato l’anno scorso tra Lega di Serie A e Arabia Saudita per organizzare la Supercoppa italiana - un tempo trofeo assegnato dopo il confronto tra la vincitrice dello scudetto e quella della Coppa Italia - a Gedda, dal 4 all’8 gennaio 2024, con la formula della cosiddetta Final Four: due semifinali per giocarsi l’accesso alla finale tra la vincitrice dello scudetto, la squadra arrivata seconda in campionato, la vincitrice di Coppa Italia e la compagine finalista. Significa mandare in Arabia a contendersi il trofeo Napoli, Inter, Lazio e Fiorentina con un montepremi complessivo di circa 23 milioni di euro, da dividersi tra i club e la Lega di A, aggiungendo poi una percentuale sui diritti televisivi. Ma ieri è giunta una novità: pare su richiesta esplicita dei sauditi, la manifestazione non dovrebbe più svolgersi nei primi giorni di gennaio, ma dal 21 al 25 dello stesso mese, innescando un effetto domino sulle date delle partite di Serie A, su quelle di Coppa Italia e andando a incidere sulla preparazione delle rose in vista della Champions League, dell’Europa League e della Conference, in ripartenza a febbraio. Ecco servita un’ennesima baruffa in seno al pallone italiano, nuovamente procurata da capricci arabi, che già quest’estate avevano esposto la Federcalcio e il suo presidente Gabriele Gravina alla brutta figura di vedersi letteralmente «scippare» il ct della Nazionale Roberto Mancini, rimpiazzato poi da Luciano Spalletti, ancora sotto contratto col Napoli, mandando il solito De Laurentiis su tutte le furie. Il patron partenopeo, sul cambio di date della Supercoppa fa una questione etica: «I paesi arabi devono mettersi in regola per quanto concerne il rispetto delle donne e del lavoro. In più, avete visto ciò che sta succedendo in Israele. Vi siete resi conto che con quattro aerei portiamo in Arabia la bellezza di 120 giocatori?». In realtà il presidente campano sa benissimo che il posticipo del calendario creerebbe scompiglio nella preparazione dei suoi giocatori alle altre competizioni, in primis il campionato, e non assicurerebbe chissà quali sostanziosi tornaconti economici. La Fiorentina, in prima battuta considerata da molti come sodale del Napoli nella battaglia per defilarsi dalla competizione, smentisce le voci sul suo forfait, confermando alla Verità di voler partire per Gedda: «La linea della società è di partecipare alla Supercoppa, per noi trofeo importante. Inoltre il nostro dirigente Joe Barone non era nemmeno presente alla riunione di Lega Calcio di ieri». Leggendo tra le righe: la viola, pur sapendo che il cambio di date comporterebbe difficoltà, non intende privarsi dell’opportunità di mettere in bacheca una coppa di prestigio. L’unico ribelle all’apparenza è il Napoli, che, in caso di defezione, rischierebbe come sanzione la sconfitta, un punto di penalizzazione in campionato, assumendosi il rischio di fronteggiare eventuali azioni legali per essere venuto meno a impegni sottoscritti. Milan e Atalanta sarebbero state comunque allertate per sostituire eventuali società mancanti. Quel che è lampante è che le sirene del deserto, stavolta senza nemmeno garantire chissà quali cospicue gratifiche economiche, stanno scompaginando lo sport nostrano. Sia chiaro: quando si tratta della volontà di un singolo giocatore di accasarsi in una società araba per un personale tornaconto finanziario, nulla da ridire, ma in questo caso, come nella querelle estiva su Roberto Mancini, è il pallone tricolore a uscirne con le ossa rotte sul piano della reputazione. Soprattutto se fossero vere le indiscrezioni che circolano sui motivi del posticipo. Pare che al momento dell’accordo tra Lega Calcio e Arabia Saudita, gli arabi si aspettassero di portare a giocare nei loro stadi blasoni del calibro di Milan e Juventus, oltre alla quotata Inter: vale a dire le società che già solo in termini di tifosi sui social muovono il maggior numero di persone e di danari. Napoli, Lazio e Fiorentina, pur con la loro levigata tradizione, garantirebbero un appeal inferiore. Considerando inoltre una programmazione già zeppa di eventi a quella latitudine: in Arabia sarebbe già prevista l’assegnazione della Supercoppa spagnola e del Mondiale per club. Da qui la decisione di mandare in onda le partite non più a ridosso di capodanno, ma alla fine di gennaio. Il silenzio della Figc sulla questione, per ora, è eloquente e assordante, e le rimostranze campane, pur con un sostrato strumentale, indicano un’evidenza: in Italia saremmo costretti a modificare calendari e preparazione degli atleti.
Jose Mourinho (Getty Images)