2022-02-11
Sull’Ucraina un «dialogo tra sordi»
Boris Johnson e Sergei Lavrov (Ansa)
Fallisce il vertice Londra-Mosca. Boris Johnson: «Pronti a inviare 1.000 soldati». Sergei Lavrov: «Non vogliamo invadere, ma non ci ascoltano». Morabito (Nato): decisivo il 20 febbraio.Siamo sicuri che abbia ragione il presidente francese Emmanuel Macron che dopo l’incontro di lunedì scorso con il suo omologo russo Vladimir Putin - non senza enfasi - ha detto: «Ho ottenuto che non ci sarà un’escalation nella crisi con l’Ucraina»? Magari è vero, ma se guardiamo a quanto sta accadendo in queste ore, le parole di Macron o sono una fuga in avanti oppure, per dirla tutta, l’inquilino dell’Eliseo si è fatto fregare dallo Zar. Se così fosse, non si adombri troppo perché Putin in queste cose è una vera autorità. Per referenze chiedere al Dipartimento di Stato americano o alle agenzie di intelligence di mezzo mondo che si occupano di lui da decenni. A proposito di brutte notizie, ieri mattina l’agenzia stampa russa Itar-Tass ha diffuso una dichiarazione del ministro degli Esteri di Mosca, Sergei Lavrov, altra vecchia volpe che di inganni se ne intende: «La Russia ha invitato il personale non essenziale nella sua ambasciata in Ucraina a lasciare temporaneamente il Paese», ha detto il ministro, precisando però che «non intende invadere l’Ucraina, ma sfortunatamente i nostri tentativi di spiegarci si sono scontrati con la sordità delle controparti che non conoscono i fatti oppure li stanno deliberatamente ignorando».Magari si tratta anche qui di giochi di parole, ma come valutare i quasi 30.000 soldati comandati dal capo di stato maggiore russo Valery Gerasimov, i sistemi missilistici terra-aria S-400 e gli aerei da guerra tutti impegnati nelle esercitazioni militari in Bielorussia, denominate Union resolve 2022, che si concluderanno (forse) il 20 febbraio? Un modo per mostrare una volta di più i muscoli? Sicuramente, ma le immagini dei satelliti che sono da giorni sulle scrivanie del Pentagono lasciano pochi dubbi sul fatto che i russi stanno ammassando mezzi militari proprio ai confini tra Bielorussia (guarda caso) e Ucraina, che hanno una lunghezza di ben 891 chilometri. Sempre a proposito di inganni, gli analisti del Pentagono, divisi tra quanti sono certi che «i russi attaccheranno» e quanti ritengono che questo non accadrà, concordano su un fatto: la Russia ha messo in campo 130.000 uomini in questa partita. Poi tra le notizie non proprio rassicuranti c’è il fallimento dei colloqui anglo-russi, definiti dal ministro degli Esteri russo «un dialogo tra sordi e muti». Mentre il primo ministro britannico Boris Johnson, che ieri era Bruxelles per incontrare il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, e di seguito a Varsavia dove ha visto il presidente polacco Andrzej Duda e il premier Mateusz Morawiecki, ha rincarato la dose affermando: «Non escludo l’azione militare a sostegno di Kiev». Aggiungendo: «Il Regno Unito è pronto ad inviare altri 1.000 soldati in Ucraina nel caso scoppi una crisi umanitaria».Secondo il generale Giuseppe Morabito, membro del Nato Defense college, la situazione è sempre più complessa, ma «all’azione militare si passerebbe solo dopo il fallimento di tutti i tentativi della diplomazia e, comunque, io continuo a escluderla. Proprio la diminuzione delle probabilità che ci sia il confronto militare è alla base dell’attivismo della Francia e del suo presidente. Macron, anche in chiave elettorale, lavora per un risultato, e il primo potrebbe essere l’impegno assunto da Putin di non lasciare in Bielorussia le unità trasferite per le esercitazioni. Chi conosce anche minimamente il mondo militare sa che si può trasformare le forza in esercitazione in forza di attacco. Comunque, intorno al 20 febbraio scopriremo se Putin darà seguito alle promesse». Quanto al clima che si respira tra i militari, prosegue Morabito, «la diplomazia non ha detto l’ultima parola ma intanto le unità militari si logorano nel freddo e nell’attesa. Le forze in campo vedono l’assoluta preponderanza locale dei russi. A poco servirebbero i pubblicizzati aiuti in arrivo all’Ucraina. Non cambierebbero l’esito di un eventuale conflitto. Le unità russe addestrate e ben equipaggiate spazzerebbero via la resistenza ucraina in poco tempo. Ma spazio alla diplomazia, è necessario un compromesso onorevole per tutti». Sperando che nessuno schiacci il bottone sbagliato.
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