2022-05-28
Sulla sanità in crisi planano i capitali privati
Alla faccia del Pnrr, c’è drammatica carenza di case di riposo e posti letto per anziani. Amnesie dello Stato che spianano la strada all’entrata di fondi esteri. Come nel caso dei francesi di Euryale, che con la sgr italiana Kryalos spenderanno 300 milioni nel settore.L’Italia ha un irreversibile declino demografico dal 2015 e quest’anno, per la prima volta nella storia, vivranno nel nostro Paese più signore di 86 anni che bambine di meno di uno. Eppure, nonostante la popolazione anziana sia in costante aumento, c’è una carenza di strutture sanitarie e assistenziali, le cosiddette Rsa. Il rapporto tra posti letto e over 65 è solo pari a 1,86 rispetto a una media europea di 5, con un forte gap in regioni quali la Lombardia. Insomma, con una popolazione che presenta un’età media fra le più elevate al mondo, siamo tra i Paesi europei con il più basso numero di posti letto in strutture per anziani in rapporto agli ultrasessantacinquenni. Il tutto, mentre la qualità della vita degli anziani, la salute, il benessere e l’inclusione hanno un ruolo centrale sia nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite che nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), in cui sono previsti 2 miliardi di euro per l’attivazione di 1.288 nuove residenze e 600.000 nuovi posti letto entro il 2035. Il settore dell’healthcare presenta quindi un elevato potenziale di sviluppo, con una domanda ad oggi non soddisfatta dall’offerta e con elevate risorse pronte a essere investite in tutto il territorio nazionale e, soprattutto, in regioni quali Lombardia ed Emilia Romagna, dove il vuoto da colmare risulta essere maggiore. Sono pronti a riempirlo gli investitori privati, che sono già in manovra. Come Kryalos, la sgr fondata e guidata da Paolo Bottelli e partecipata da Blackstone, che ha siglato un’alleanza con i francesi di Euryale, gruppo con oltre 2,4 miliardi di euro investiti in Europa nelle strutture ospedaliere e nelle residenze sanitarie e assistenziali, per lanciare un nuovo fondo immobiliare che investirà fino a 300 milioni di euro sul territorio italiano. È già stata individuata una importante pipeline di operazioni che verranno concretizzate in parte già nel 2022 e che riguardano attività e servizi medici privati gestiti da cliniche specializzate, centri di terapia intensiva, centri diagnostici, strutture di ricovero, servizi ambulatoriali, unità operative mediche, case di cura, convenzionati (e non) con il Servizio sanitario nazionale, da costruire ex novo, già costruiti o da riqualificare. Si chiama silver economy ed è uno dei mega trend che stanno orientando gli investimenti. Secondo il report Italian healthcare 2021 di Jll, il mercato della silver economy in Italia è in forte crescita. Entro il 2035 gli over 65 rappresenteranno il 34% del totale della popolazione locale. In Italia attualmente si contano 7.493 case di cura, l’83% delle quali in mano a società private. La maggioranza di queste strutture (46%) è dedicata all’assistenza agli anziani, con un numero di ospiti che è aumentato del 35% negli ultimi dieci anni ed è costituito per il 79% da persone non autosufficienti. Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna ospitano attualmente più della metà dei posti letto disponibili nelle strutture private, con la sola Lombardia che registra il 18% del totale. Secondo la ricerca di Jll, le regioni che necessiteranno maggiormente dell’incremento di strutture dedicate saranno Lombardia, Campania, Sicilia, Emilia Romagna e Puglia.È chiaro che per i soggetti privati e per i capitali italiani o stranieri (in questo caso francesi) si tratta di un’ottima occasione di business. Ma serve anche a colmare quel vuoto lasciato libero dal pubblico. E qui emerge una sorta di paradosso ideologico, considerando l’idiosincrasia per il privato e la tendenza ultrastatalista di chi oggi gestisce il sistema sanitario nazionale, ovvero il ministro Roberto Speranza. «Questi anni così difficili ci consegnano una lezione, ovvero che le risorse messe sulla salute non sono semplice spesa pubblica ma sono il più grande investimento sulla qualità della vita delle persone», aveva dichiarato lo scorso 21 maggio Speranza nel suo videomessaggio al congresso nazionale della Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri. Che però fotografava una situazione desolante: dopo l’emergenza Covid, il 91,7% dei nosocomi sconta una carenza di personale, il 70,8% di posti letto, il 75% difficoltà organizzative. Non a caso, Raffaele Donini, l’assessore emiliano romagnolo che coordina la commissione Salute della Conferenza delle Regioni, in una lettera indirizzata al presidente Massimiliano Fedriga, ha chiesto «un finanziamento aggiuntivo di 4 miliardi di euro a incremento delle disponibilità finanziarie». Certo, anche il Pnrr ha individuato l’emergenza. Tanto che alle Rsa sono stati stanziati 2 miliardi. Denaro che il ministero avrebbe potuto decidere di investire direttamente, invece di drenare risorse al settore e lasciare aperto quel gap di offerta che ora viene - giustamente, dal punto di vista della strategia finanziaria, e fortunatamente da quello della domanda - colmato dai privati. Nel caso delle residenze per anziani, Speranza si ritrova così costretto a fare la guardia al barile, come conseguenza di carenze provocato dalla sua stessa gestione. Un capolavoro.
Jose Mourinho (Getty Images)