2022-11-20
«Sul caso Davigo ho detto la verità. Aspetto ancora la querela di Ermini»
Matteo Renzi rivendica quanto affermato circa la distruzione delle carte della Procura di Milano sulla loggia Ungheria da parte del vicepresidente del Csm. Il quale, malgrado le minacce, non l’ha denunciato.Quando il vicepresidente del Csm, cioè il capo dell’organo di autogoverno dei giudici, decide di rivolgersi alla magistratura non è come quando lo fa un cittadino qualsiasi. Ciò che avevo scritto su David Ermini lo trovate a pagina 94. Non ho cambiato una virgola. Non c’è nulla di diffamatorio, di falso, di tendenzioso: c’è scritta solo la verità. E la verità non si querela. E infatti la querela è stata annunciata via agenzia ma non è arrivata. Ovviamente. Aggiungo che al momento non solo non abbiamo ricevuto la querela di Ermini, ma nemmeno quella di nessun altro. Perché puoi non accettare la verità. Ma non la puoi smentire. Ciò che c’è scritto qui è vero. Punto.Quella domenica, alle 18.43 mando un messaggio al cellulare di David Ermini, sempre lo stesso che avevo fin dai lontani anni della sua sconfitta elettorale a Figline e che ricordo a memoria. E gli scrivo: «Ci vediamo in tribunale, ti aspetto». Nient’altro. Non risponderà mai, ovviamente. Aggiungo per sicurezza la nota che ho inviato ai giornali. «Leggo che il vicepresidente del Csm intende denunciarmi per ciò che ho scritto ne Il Mostro. Non vedo l’ora di ricevere l’atto di citazione. Potrò dunque raccontare - libero da ogni forma di prudenza istituzionale - tutto ciò che in questi lunghi anni l’avvocato David Ermini ha detto, scritto e fatto. Egli è diventato vicepresidente del Csm grazie al metodo Palamara e io sono uno di quelli che può testimoniarlo. Le cene romane di Ermini - fin dalla scorsa legislatura - sono numerose e tutte verificabili e riscontrabili. La sua storia da candidato sindaco bocciato a Figline Valdarno, aspirante consigliere provinciale, poi da parlamentare e da candidato vicepresidente del Csm è ricca di aneddoti che sarà piacevole raccontare in sede civile. Quanto ai verbali ricevuti da Davigo e inspiegabilmente distrutti Ermini avrà modo di chiarire in sede giudiziaria il suo operato».Non a caso quando il 7 luglio 2022 Ermini è interrogato come testimone nel processo Davigo i fatti vengono confermati: il vicepresidente del Csm ha ricevuto del materiale da Davigo. Si tratta di copie di atti processuali che Davigo presenta come riservati e che ha ricevuto da un collega. Davigo consegna a Ermini quei documenti ma il vicepresidente del Csm afferma che - una volta uscito Davigo dalla stanza - egli decide di distruggerli.È penalmente rilevante questa condotta? Per quello che vale la mia opinione, penso di no.È corretta? Secondo me no, avrebbe dovuto verbalizzare la consegna del materiale o non toccarlo proprio. Prenderlo e distruggerlo è una procedura inusuale. Ma al di là del processo Davigo, che non mi interessa perché per noi garantisti le sentenze vengono scritte dai giudici non dai media, dai social, dai pm o dagli ex pm diventati commentatori televisivi, quello che è chiaro è che i fatti da me riportati nel libro sono confermati, per filo e per segno.Il 15 maggio Ermini dice alle agenzie che vuole querelarmi. Il 7 luglio in aula di tribunale, a Brescia, Ermini conferma al giudice il mio racconto. Perché qui ha il dovere di dire la verità.Ermini non risponde al mio sms, non querela ma parla con i giornalisti amici. Solito stile di chi non ci mette la faccia ma affida il suo pensiero a ricostruzioni rigorosamente anonime.La cronista giudiziaria di Repubblica supera se stessa e addirittura lo dipinge come una vittima del renzismo.Sempre la stessa storia. Prima passano le giornate ad adularti, poi quando perdi potere fanno il salto in lungo per vedere chi prende le distanze più di tutti.Quanti ne ho visti, fare ore di attesa fuori dalla mia stanza e ora sgolarsi per dire: «Renzi? E chi lo ha mai appoggiato?». Non è un tradimento, come sostiene qualcuno. Non esageriamo. Non è tradimento, ma un concetto più semplice: si definisce mediocrità.Nella Divina Commedia la genialità di Dante si esercita anche attraverso il modo con il quale descrive gli ignavi. Io ho mille difetti ma le cose le dico in faccia, sempre. Anche a costo di farmi qualche nemico di troppo. Chi mi ha contestato quando ero potente ha tutto il mio rispetto. Chi mi ha adulato quando ero potente e ha preso le distanze quando sono tornato normale mi è semplicemente indifferente. Vergo una nota di replica per il pezzo di Repubblica: è un pezzo troppo sopra le righe per lasciargliela passare.«Nell’articolo di Liana Milella riferito alla querela del vicepresidente Ermini nei confronti del senatore Renzi compaiono diverse imprecisioni. Non è vero che Ermini cadde in disgrazia agli occhi di Renzi, come dimostra il fatto che Ermini fu ricandidato alle politiche del 2018 in posizione super sicura. Se Ermini fosse caduto in disgrazia come avrebbero potuto i renziani candidarlo come vicepresidente del Csm? E la ricostruzione per la quale Ermini si era avvicinato alla corrente di Andrea Orlando è falsa, tanto è vero che lo stesso Orlando sosteneva un altro candidato di area Pd per il Csm come ben ricorda l’allora segretario reggente, Maurizio Martina. È vero invece che l’onorevole Ferranti, rientrata oggi in magistratura, sosteneva con forza la candidatura Ermini, suo frequente commensale in numerose cene romane.»Potremmo aggiungere oggi, col senno del poi, che il salvataggio disciplinare della dottoressa Ferranti operato nel mese di giugno 2022 dal Csm guidato dal vicepresidente Ermini rappresenta una delle pagine più incredibili e contraddittorie di questo Csm. Ma de minimis non curat praetor e dunque torniamo alla nota predisposta per Repubblica.«La ricostruzione di un Ermini scaricato dai renziani cozza contro la logica e la realtà. E la giornalista ignora che fino alla fine della leadership renziana nel Pd l’onorevole Ermini ha avuto incarichi diretti dal segretario come commissario straordinario del partito in alcune delicate zone del Paese. Sul fatto che Ermini abbia distrutto i documenti consegnatigli da Davigo si tratta di evidenza fattuale che nessuno può contestare. Il fatto che adesso Ermini definisca il materiale di Davigo irricevibile non giustifica il fatto che egli stesso abbia ammesso di averlo fisicamente ricevuto brevi manu e poi distrutto. Se davvero era irricevibile perché lo ha ricevuto anziché rifiutarsi di farlo?»Poi ci penso. E mi dico che di Ermini e delle sue querele-non querele, come quella fatta a un giornalista de La Verità e poi ritirata durante il procedimento per le possibili implicazioni delle testimonianze processuali della difesa, abbiamo già discusso anche troppo.